<<Tu,
che idea ti sei fatta?>>, chiede Alberto parlando con voce bassa e
lentamente. Laura gli passa rapidamente un’occhiata sul piccolo ciuffo di
capelli scuri che gli coprono parzialmente la fronte, poi si sofferma senza
interesse su qualcuno che è appena entrato dentro al locale.
<<Dai>>, gli fa subito dopo, ancora senza guardarlo; <<non
parliamo di questo>>, e lui sorride rendendosi conto di aver appena
cercato di infrangere una specie di regola non detta che si sono dati tra loro,
gli impiegati dell’Ufficio Postale. Lui le ha proposto di andare a mangiare in
questa grande pizzeria di Pisa che lei non conosceva, dove in realtà, oltre le
pizze, cucinano molte altre cose, finendo difatti per incoraggiarla ad ordinare
del pesce, dopo un leggero antipasto di mare. Forse lui, come spesso gli
capita, prova anche stasera la piccola preoccupazione di rimanere di colpo
senza argomenti, anche se con Laura è sempre piuttosto difficile, e per
carattere riuscirebbe ad apprezzare tranquillamente persino delle lunghe pause
riflessive di assoluto silenzio. Le osserva le mani, quasi mai ferme, lunghe,
sottili, da pianista, si direbbe con superficialità. Alle Poste negli ultimi
tempi si sono raggrumate tante di quelle preoccupazioni che è difficile non
sfiorarne qualcuna anche cercando di parlare d’altro. Lei, tra un piccolo
boccone e l’altro, prova a sorridere, non per timidezza, ma per incoraggiare
Alberto a mostrarsi il più naturale possibile, senza provare la necessità di
essere solidale con lei soltanto perché lavora nello stesso suo ambiente,
purtroppo ultimamente così ricco di grandi e gravi problemi.
<<Che
progetti hai per l’estate?>>, chiede lui rendendosi immediatamente conto
di essere scivolato su un altro argomento che forse era meglio evitare.
<<Non so>>, fa lei con indifferenza. <<Tutto dipende dal
corso di dizione e recitazione che inizierò a frequentare tra breve, e del
quale non intendo perdere neppure una lezione. <<Insomma un intenso
periodo di studio, quello prossimo>>, dice lui sorridendo senza
minimamente soffermarsi, non essendone a conoscenza, sul fatto che Laura stia
parlando per la prima volta con anima viva dell’argomento principale che da parecchio
tempo le gira dentro la testa. Non le chiede niente, neppure qualcosa sulla
scelta di quella particolare materia, trattando quel suo prossimo impegno come
un qualsiasi corso di inglese, o di disegno a mano libera, ad esempio. Per
Laura invece, tutto questo che sta improvvisamente dicendo, è come la
rivelazione di un grande segreto, ma con i suoi modi di fare, sempre molto
fuorvianti, riesce appena a sfiorare quell’importanza che assumono per lei le
proprie parole. Alberto riflette, mentre versa nei calici appena un dito
ciascuno di vino bianco, poi infine giunge al punto, come lei aveva già
immaginato. <<E come mai questa scelta di campo?>>, le fa,
lasciandole in ogni caso ogni possibile risposta anche evasiva. <<Non
so>>, fa lei quasi con indolenza, sminuendo d’importanza quanto spiega.
<<Mi hanno detto che forse potrei riuscire a fare qualcosa in quello strano
mondo teatrale>>. Lui sorride, comprende che forse lei non vuole parlarne
troppo, così lascia in aria una pausa.
<<Però
tu fai molte domande>>, dice lei d’improvviso, come per volerlo sgridare.
Lui abbassa gli occhi, scuote la testa come per vergognarsi di quella
elementare verità, ma poi fa: <<questo però è soltanto il mio difetto
principale>>, sottolineando per scherzo che presumibilmente non avrebbe
altre pecche importanti. <<Va bene>>, aggiunge poi dopo un minuto.
<<Adesso tocca a te. Prometto che risponderò con il massimo della
sincerità>>. Lei si ferma, assume un’espressione particolare della
faccia, infine dice soltanto: <<Mi piacerebbe sapere perché continui ad
invitarmi per uscire fuori con te. Non sono neppure di grande compagnia, e poi con
questi assurdi sotterfugi a cui dobbiamo ricorrere in ufficio per non farci
scoprire, alla lunga sembriamo quasi dei ragazzini>>. Alberto a quel
punto guarda i bicchieri, i piatti, le bottiglie, qualsiasi cosa sopra al
tavolo per non incontrare lo sguardo di Laura, ma infine dice soltanto, con
imbarazzo: <<C’è qualcosa di te che mi piace. Che mi piace molto. Ed
adesso, in questo esatto momento che ci penso meglio, forse è anche in
relazione con il tuo bisogno di recitare>>. Laura si sente subito
lusingata da quella risposta, le pare quasi che il locale intorno a lei si
apra, che l’aria fresca della sera inizi a circolare tra tutti i tavoli del
ristorante, e che le persone sedute vicine apprezzino insieme a lei quelle
parole, così che tutto si mostri più semplice e a portata di mano di quello che
è per davvero. <<Mi fa piacere>>, dice alla fine sottovoce, quasi
commossa. <<Mi pareva che chiunque potesse prendermi in giro per una cosa
del genere. Sei la prima persona a cui confesso che mi sento portata verso la
recitazione, con i miei ventinove anni compiuti. Però credo che ognuno abbia
dentro di sé una propria personalità, e non è giusto cercare costantemente di
nasconderla>>. Poi ambedue alzano appena i bicchieri, come per fare un
brindisi alle parole importanti che certe volte escono dalla bocca, quasi senza
volerlo, e si sorridono.
Bruno
Magnolfi
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