<<Per
prima cosa dobbiamo far scaldare i piccoli muscoli della nostra maschera
facciale; poi muovere la lingua, il collo, le spalle, le braccia, ed infine
iniziare a far vibrare il torace e la gola con le cinque vocali, a lungo, una
per volta>>. Laura, insieme agli altri, sopra al palco in legno del
teatro, segue con attenzione quanto le viene suggerito, muovendosi e cercando
di interpretare al meglio le istruzioni dell’insegnante di recitazione. Si
ripassano le timbriche di ogni fonema, si lavora con il diaframma, cercando
anche un gesto per ogni attività della voce. Infine, ci si esercita a lungo su delle
piccole frasi da leggere con voce alta, cercando ogni volta dei significati
diversi, nel tentativo di dare anche il massimo di espressività alle parole.
Inizialmente torna buffo comportarsi così, ma in seguito ogni cosa assume un
suo senso. Quando poi si passa a leggere una pagina intera di qualche libro,
per Laura le cose si fanno più semplici: immedesimarsi in un personaggio per
lei non è affatto un problema, e provare le stesse sensazioni che cerca di
descrivere l’autore in quelle righe, a lei torna piuttosto naturale. Si
ripetono quindi tutte le attività, si insiste cercando sempre di migliorare
ogni frase, accompagnando le parole con gesti e espressioni, e ci si dilunga
nel correggere ogni difetto.
Poi
l’insegnante saluta gli allievi e rimanda la lezione alla settimana seguente, e
d’improvviso tutti scendono di malavoglia i gradini del palco, per andare ad attraversare
la piccola sala di quel semplice teatro, completamente vuota per il momento, e
quindi andarsene, anche se alcuni si trattengono ancora nel corridoio tra le file
di poltrone, magari per chiarire qualcosa tra loro. A Laura le piace
l’atmosfera che si respira là su quel palcoscenico, e comprende benissimo
quanto sia assolutamente importante muoversi e parlare cercando di attrarre al
massimo l’attenzione di ogni singolo spettatore, anche se adesso il pubblico è
assente. <<Si crea un legame>>, dice spesso ad ognuno del corso il
loro insegnante, <<che deve essere mantenuto, magari variando il ritmo
delle parole ogni tanto, oppure modificando il registro vocale in funzione naturalmente
di ciò che si dice o si cerca di esprimere. In ogni caso il nostro spettatore è
lì, proprio davanti a noi, e noi dobbiamo guardarlo negli occhi, senza mai lasciarlo
distrarre>>. Ognuno degli allievi ha un proprio motivo per essersi iscritto
a quel corso; in qualsiasi caso però alcune sensazioni sono comuni a tutti
quanti, e poi l’emozione di recitare di fronte anche soltanto a poche persone,
è sempre notevole.
Laura adesso
si sente già più sicura di sé, capisce che con l’esercizio può padroneggiare almeno
i testi più semplici, e prova la voglia di spingersi avanti, di non smettere
mai, come se l’attività teatrale di questo tipo, una volta provata, fosse quasi
un’ebbrezza della quale non si può più fare a meno, sollecitando chi la prova ad
andare sempre più oltre. Adesso naturalmente sente pure la necessità di leggere
molto, e qualsiasi libro si trovi anche soltanto a sfogliare, le pare come uno
scrigno colmo di nuove emozioni, tanto da non riuscire più a far scorrere le
frasi e le parole in modo un po’ monotono come una volta, ma soprattutto senza
sentire subito dentro di sé quella voce nascosta ed ora quasi autosufficiente che
interpreta, che esprime, che indaga con curiosità su ciascun suono che può essere
capace di indurre, pur restando nel silenzio nascosto della propria mente. Le
viene persino spontaneo rispondere certe volte a sua madre in maniera vagamente
espressiva, esercitando i piccoli accorgimenti che impara dall’insegnante o sul
suo manuale di recitazione, e poi si sente tranquilla, convinta, assolutamente in
stato di grazia. La mamma sorride, le pare impossibile che adesso si sia
scatenata nella sua Laura questa passione che fino ad ora era rimasta così inascoltata,
però ne è contenta, anche se non sa verso dove porterà tutto l’impegno che vede
in sua figlia.
All’ufficio
Postale, quando giunge allo sportello qualche utente che Laura conosce, dice subito:
<<buongiorno>>, accogliendo ciascuno con il suo modo affabile, la
voce calda, i modi di chi svolge volentieri la propria attività. Si vede subito
che lei ci sa stare in mezzo alla gente, che persino le cose complesse
diventano semplici con quel suo sorriso, e certe volte anche con un piccolo
gesto adeguato. Alberto, sul retro dell’Ufficio Postale, riflette: sta
succedendo qualcosa, sembra dire a sé stesso, qualcosa che non potrà rimanere
confinato a lungo tra queste mura. Lui ha guardato il programma della stagione
teatrale del Verdi di Pisa, ed ha già deciso: accompagnerà Laura tutte le volte
che vuole, si farà spiegare ogni volta che cosa di preciso stanno andando ad
assistere, ed è disposto a diventare un abitudinario di quei palchi o di quel
loggione, se solo questo servirà a rendere complici loro due. Adesso a lui pare
di essere sempre più una persona semplice, però senza alcun pregiudizio: quasi
un foglio bianco qualsiasi di un taccuino per degli appunti, dove si può
scrivere ciò che si vuole. D’altronde tutto il resto, se si osservano bene le
cose, non ha molto senso.
Bruno
Magnolfi