I miei
pensieri più intensi mi lasciano molto spesso una sensazione di solitudine, ed
allora ne ho quasi paura. È vero che non voglio mai parlare con nessuno di
alcuni desideri che tengo rigorosamente nascosti dentro di me, come dei segreti;
però mi rendo anche conto che adesso non posso più tacere, non posso più essere
come sono sempre stata, perché in questi pochi ultimi giorni qualcosa sta
cambiando in modo estremamente rapido. Mi guardo in uno specchio appeso dentro
la mia camera, arrotondo le labbra per dare carattere ad una parola, poi
sollevo lo sguardo per mostrare un’espressione più spiccata; devo avere
decisione con me stessa, indifferenza invece verso chi potrà ridere di me,
oppure criticarmi. Ognuno ha il diritto di provare le sensazioni che desidera,
ed io in questo momento so che sto dando una spallata a tutto ciò che sono
stata fino ad ora, e sento già dentro di me le variazioni che per questo sono
sicura arriveranno. Non tanto per ciò che sono o ciò che faccio, quanto per la
mia personalità, che è rimasta ormai sopita per un tempo troppo lungo, ed
adesso capisco che è praticamente pronta per lanciarsi verso qualcosa di cui
non conosco quasi niente, però so che sta qui, di fronte a me, mi osserva, e
quasi mi attende. <<Laura>>, dice mia madre oltre la porta chiusa,
<<non hai voglia di uscire un po’ da questa stanza?>>. Osservo
l’uscio, fingo di vedere la mia mamma attraverso il legno, ed anche lei così è
qui, proprio davanti a me, con il suo profilo noto da donna semplice di casa, tanto
che cerco di risponderle in una maniera per lei insolita, come se la mia
persona all’improvviso fosse un’altra, ed io stessi incarnando un personaggio
che adesso mi sento quasi capace di inventare. <<Adesso, arrivo>>,
le dico alla fine, allungando sillabe e parole più del solito, quasi per dare a
questa mia semplice risposta un carattere diverso.
Infine, esco furtiva dalla mia solita
stanza, ma lo faccio lentamente, e poi mi vado ad appoggiare allo schienale di
una sedia di cucina per fissare dritta mia madre, come se fosse improvvisamente
una persona estranea. <<Che c'è>>, fa lei, subodorando subito che nella
mia mente gira qualcosa che devo rivelarle. <<Mi vedi diversa>>,
dico io. <<Lo so. Perché anche se devo molto esercitarmi, ed anche immaginare
di stare continuamente sopra ad una specie di continuo palcoscenico, quindi
recitare, ed assumere espressioni differenti, indossando delle maschere, abbandonando
le mie fattezze, resto comunque quella che sono sempre stata. Insomma, mi sono
iscritta ad un corso di recitazione, ed assolutamente non posso sfigurare, ma
soprattutto sento dentro di me di essere già una persona differente, la stessa
di sempre cioè, solo con una maggiore consapevolezza>>. La mamma allarga
la bocca come per esprimere una vocale di sorpresa, ma senza darle fiato, restando
così, immobile a guardarmi per almeno qualche istante, forse incapace di esternare
anche una semplice opinione. <<Ma da quando meditavi questa
cosa?>>, mi chiede alla fine, ovviamente per cercare di comprendere qualcosa
di più, oltre la sorpresa che le ho fatto.
Sorrido, non ho alcuna certezza, ne
sono consapevole, ma se voglio evitare che chiunque altro metta in dubbio il
percorso che d’ora in avanti ho intenzione di intraprendere, forzatamente fin
da adesso devo mostrare decisione, sicurezza di me, delle mie doti, se ci sono,
anche se sono la prima a dubitarne. Mia madre però starà sempre dalla parte di
sua figlia, e mi sosterrà, anche se non dovesse essere proprio convinta di ogni
scelta che farò. <<E da quando coltivi certe aspirazioni?>>, mi
chiede, occupandosi subito di qualcosa d’altro. <<Non lo so>>,
faccio io; <<soltanto, è maturata dentro di me, poco per volta, la voglia
di provare qualcosa di cui non ho alcuna esperienza; e poi terminerà,
naturalmente, al momento in cui dovrò rendermi conto che è soltanto tempo
perso>>. Lei oggi deve stirare i panni che ha ritirato dopo averli
lasciati ad asciugare, e per la sua mentalità niente è più importante di qualcosa
così pratico, così concreto, così giusto, come quello a cui deve dedicarsi. Non
desidero cambiare niente di lei e delle sue idee, penso mentre cerco di aiutarla,
ma io adesso devo essere me stessa, e correre dietro a tutto ciò che sta
passando dentro alla mia testa.
Torna anche mio padre, e lei non
sa neanche di che cosa parlare, tanta è la confusione di cui si sente preda.
Non importa, penso; non è niente di grave quello che sto facendo: si
abitueranno, tra non molto, li obbligherò ad ascoltarmi, forse, mentre interpreterò
davanti a loro qualche lettura di teatro. E poi saranno contenti, prima o dopo,
penso. Perché non ci può essere quasi altro di importante, per dei genitori
come loro, che assecondare in qualche modo le passioni forti e decise della
propria figlia, che in fondo fino ad oggi non ha reclamato per sé quasi
nient’altro.
Bruno Magnolfi
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