<<Buongiorno>>,
aveva detto semplicemente lei, sedendosi con timidezza di fronte ad una donna
oltre la mezza età, con una ciocca di capelli scuri su un lato della fronte,
talmente sciolti che ad ogni sorriso, o quando diceva qualcosa anche a bassa
voce, quelli si muovevano leggermente, mostrando un’immagine del viso non del
tutto definita. <<Forse sono venuta nel luogo sbagliato>>, aveva
ripreso lei dopo che si era preparata a lungo quel piccolo discorso,
<<però vede, anche se sicuramente capisco bene che ho passato da un pezzo
l’età per scegliere una passione a cui dedicarmi, ugualmente sento la voglia di
provare>>. L’altra l’aveva osservata con sguardo serio adesso, mentre
sembrava riflettere su chissà che cosa, poi le aveva chiesto: <<E come si
chiama?>>, dispiegando sullo scrittoio un foglio che doveva rappresentare
un modulo, un semplice elenco dei dati necessari per dare seguito all’iscrizione.
Lei a quel punto aveva pensato che quella signora dovesse essere soltanto una
segretaria, oppure una figura amministrativa là dentro, e quindi si era
rilassata dettando in fretta data di nascita e recapiti. Ma la donna
d’improvviso aveva posto la domanda cruciale a bruciapelo, con espressione
quasi dura, e Laura lentamente aveva risposto: <<non ho mai provato a
recitare, però mi viene facile immedesimarmi in qualcuno quando voglio, fino a
provare così delle emozioni che non sono neanche le mie>>. La donna si
era irrigidita, si vedeva che non le interessava metterla a proprio agio come
aveva fatto inizialmente; poi si era alzata.
<<Laura
Saffi>>, aveva detto leggendo il suo modulo; <<e in chi riesce
meglio ad immedesimarsi?>>. Lei aveva guardato qualcosa sulla parete, dei
disegni e degli acquerelli non incorniciati, poi aveva spiegato: <<lavoro
al pubblico; e spesso mi devo frenare, altrimenti proverei continuamente le
emozioni presunte di chi mi trovo di fronte>>. L’altra a questo punto
aveva sorriso, come per dare anche una punta ironica alle proprie parole:
<<ma da qui ad incarnare un personaggio c’è ancora molta strada. Vede,
qua dentro si studiano generalmente delle tecniche di recitazione, e con quelle
si riesce anche a spersonalizzarsi, per affrontare qualche spettacolo. Occorre
sensibilità, naturalmente, ma forse non proprio del tipo di cui lei pare in
possesso>>. Poi qualcuno era entrato dalla porta alle spalle di Laura,
aveva chiesto qualcosa in fretta, e poi era sparito, tornando subito a chiudere
l’uscio dell’ufficio. <<Che cosa direbbe>>, aveva proseguito la
donna, <<se per caso fosse al mio posto, ad esempio>>. Lei si era
alzata lentamente, sorreggendo la sua borsetta con le due mani e senza staccare
lo sguardo da quel ciuffo che adesso le pareva il fulcro di tutto quanto. Poi,
dopo una impercettibile mossa repentina, aveva detto, con una voce ben
determinata: <<ci vuole impegno, dedizione, quasi una scelta di
vita>>, quindi si era girata, appoggiando la borsa sulla sedia, e aveva
continuato, con una voce differente dalla propria: <<recitare di fronte a
del pubblico, è come mettersi alla prova, per tutto ciò che siamo riusciti a
costruire di noi stessi, poco per volta. Conta l’esperienza, indubbiamente; ma
ancora più importante è possedere un cuore grande>>.
L’altra non
voleva mostrarsi sbalordita, però adesso restava in silenzio, senza riuscire a
staccare gli occhi dalla maschera che riconosceva di fronte a lei. Quindi era
tornata a sedersi, quasi commossa di qualcosa che non riusciva neanche a
spiegarsi. <<Molto bene, Laura Saffi>>, aveva detto, appuntando uno
strano segno sopra al suo modulo. <<Direi che possiamo provare,
indubbiamente>>, aveva proseguito, come parlando a sé stessa;
<<indubbiamente>>. Lei aveva sorriso leggermente allora, ed aveva
atteso che la donna le spiegasse in quali giorni e in quali orari avrebbe
dovuto presentarsi lì nel teatro, prima di consigliarle fortemente di acquistare
almeno un volume di una serie di metodi che aveva rapidamente elencato sopra un
foglio. Le aveva stretto la mano, alla fine, e siccome le era parso che
mancasse qualcosa, aveva detto a Laura: <<si eserciti, comunque, anche da
sola, davanti ad uno specchio; lei è portata, certo, è portata>>.
Uscendo,
Pisa appariva improvvisamente il raggiungimento di una città lontana, quasi
oltre un mare immenso, e le sue strade così piene di storia ed enormemente
interessanti, dove tutti i cittadini si muovevano sfoggiando grandi capacità
nei settori più svariati, fino a mostrarsi appagati delle loro vite, sicuri di
sé, forse felici. Lei adesso non poteva tornare subito a casa, dai suoi
genitori, come non fosse accaduto nulla di speciale; perciò, era risalita sulla
sua macchina ed aveva compiuto un largo giro, come per scorrere dai centri
abitati dei paesi che si incontrano lungo la cintura della provincia, e in uno
di questi si era fermata in un caffè, per sedersi ad un tavolino, e farsi
servire un aperitivo che sentiva in qualche modo meritato. Le pareva adesso un
passo importante quello che era appena riuscita a compiere, anche se sapeva
perfettamente come fosse stata semplicemente la sua stessa personalità che era
riuscita a reclamarlo per sé, soltanto quella; e non certo la propria
ambizione.
Bruno
Magnolfi
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