I
Dirigenti delle Poste della Provincia di Pisa erano in tre, ed avevano avvertito
telefonicamente con scrupolo della loro visita alla sede di Calci, ma appena
una mezz’ora prima del loro arrivo effettivo, dicendo in modo generico alla
signora Vanni che sarebbero passati in giornata per rendersi conto
personalmente della situazione creatasi in quella struttura. Lei naturalmente aveva
subito avvertito gli altri quattro impiegati, pur con una voce un po’ stridula,
e tutti così si erano disposti a svolgere il proprio lavoro in sostanza come
sempre facevano, però con un’apprensione ed un’incertezza al proprio interno che
neppure sapevano bene come spiegarsi. Gli ospiti erano passati dalla porta sul
retro, uno dei tre impegnato costantemente in gravi conversazioni al proprio
telefono cellulare, gli altri due con dei modi di fare quasi da svagati, come
fossero lì per dovere e senza averne minimamente la voglia; poi si erano seduti
in una stanza con la Direttrice di Calci e le avevano chiesto quello che tutti
quanti in paese sapevano già. Uno di loro aveva scritto qualcosa su una propria
enorme agenda foderata di pelle, e tutto si era svolto di fretta, tanto che almeno
apparentemente non aveva lasciato alcuna conseguenza. Sulla porta, al momento
di andarsene, avevano chiesto di nuovo alla signora Vanni qualcosa che peraltro
era appena stato detto, come fossero distratti da altro, e poi uno di loro,
quello con l’abito più elegante ed i modi maggiormente decisi, aveva usato la
solita frase adeguata ad occasioni del genere: <<le faremo
sapere>>, eclissandosi quindi rapidamente verso cose senz’altro molto più
importanti di cui occuparsi.
Quei
pochi minuti avevano assunto per gli impiegati un valore pressoché decisivo, e
quando erano rimasti finalmente da soli, la sensazione preponderante nei loro
animi aveva subito lasciato il posto ad una assurda voglia di festeggiare,
quasi avessero superato una prova il cui risultato sarebbe stato sicuramente
migliore, in qualsiasi caso, di quell’incertezza. <<Non è successo
niente>>, aveva detto la signora Vanni per tranquillizzare gli altri quattro
che adesso le ponevano qualche domanda insistente; <<le cose rimangono
esattamente com’erano, ed il nostro lavoro non subisce alcuna
variazione>>. Anche in paese qualcuno aveva notato un’auto scura e costosa,
con quelle tre figure incravattate che erano entrate alla svelta nel loro Ufficio
Postale, e qualche domanda verso Laura, come sempre in attività allo sportello
del pubblico, era stata subito formulata, pur senza ricevere da lei, come da
accordi, alcuna risposta. Alberto, durante quella visita, avrebbe avuto voglia
in qualche maniera di intervenire, ovviamente presentandosi ai dirigenti come tesserato
sindacale, ma all’inizio era rimasto un po’ incerto, e poi le cose si erano
svolte talmente di fretta che non aveva saputo neanche formulare al momento una
propria presentazione adeguata. I Dirigenti comunque erano in contatto continuo
con i Carabinieri, che stavano svolgendo in qualche maniera alcune indagini
atte a scoprire l’identità di colui che aveva effettuato la telefonata minatoria
alla sede postale di Calci, soprattutto per evitare che cose del genere si
ripetessero, addirittura con una maggiore gravità di risultati.
In
paese tutti si erano guardati attorno, dando fiato al buon senso che spingeva
chiunque a mostrarsi sospettoso di qualsiasi propria conoscenza, ma nulla era
venuto fuori, a parte alcune discussioni scoppiate per strada da parte di
qualcuno che si era sentito addosso con troppa insistenza gli strani sguardi di
più di un proprio paesano, quasi come avessero emesso già una sentenza. Nella
sostanza, nessuno aveva la più pallida idea su chi fosse il telefonista, ma
soprattutto non si capiva per nulla il motivo che aveva spinto quell’uomo dalla
voce roca e biascicata a compiere un gesto del genere. Qualcuno, proprio per
esagerare, aveva addirittura sbottato con ironia che forse era meglio chiudere
una volta per tutte l’Agenzia Postale di Calci, in maniera da lasciar vivere il
paese nella profonda tranquillità di cui aveva potuto vantarsi per un tempo
notevole, ma altri pretendevano e ricercavano costantemente la verità, stabilendo,
assieme anche al sindaco e agli assessori comunali, che la sede Postale di
Calci era necessaria alla cittadinanza, e per nessuna ragione ne avrebbero
accettato l’assurda chiusura. A questo proposito era stato anche steso,
probabilmente di notte, sopra alla recinzione di un giardino poco distante, un
telo bianco, forse un vecchio lenzuolo, con su scritto malamente a vernice: “No
alla chiusura”, ed il proprietario di quel piccolo giardino, per paura di eventuali
rappresaglie, aveva deciso di lasciarlo sventolare ogni qual volta una macchina
passando muoveva un po’ l’aria, piuttosto che rimuoverlo da dove era stato
fissato.
Davanti
alla Casa del Popolo già si sapeva come sarebbe andata a finire la faccenda, e
tutti mentre bevevano un bicchiere di vino erano pronti a giurare che la
soluzione peggiore possibile per Calci sarebbe giunta in paese all’improvviso,
come se non ne esistesse nessun’altra possibile. Ridevano comunque, naturalmente
anche per un senso ironico innato, le persone che parlavano così, disposte e
rassegnate oramai ad accettare anche il peggio possibile, pur di togliere di
mezzo una volta per tutte quell’incertezza che sembrava catalizzare qualsiasi
conversazione.
Bruno
Magnolfi
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