La
ruota davanti della bicicletta, manovrata come ogni giorno da Gino, forse anche
per il peso della sua capiente borsa carica di buste e di pieghevoli
pubblicitari da consegnare, era assurdamente andata a strofinare, per puro
sbaglio, proprio contro il cemento di un cordolo del marciapiede, lungo un
tratto di strada che costeggia alcuni giardinetti privati di Calci, provocando
la conseguente perdita di stabilità del mezzo a pedali, che in un attimo aveva
trascinato in una caduta rovinosa a terra il portalettere regolarmente in
divisa, conosciuto in paese praticamente da tutti. Lui era rimasto lì
sull'asfalto, a lamentarsi e a chiedere aiuto per diversi minuti, prima che
qualcuno, passando fortunatamente da quelle parti, lo avesse notato,
soccorrendolo prontamente, almeno per quanto era possibile, ma soprattutto
richiedendo al più presto con il telefono portatile l’intervento urgente di
un’autoambulanza. Non c’era voluto neppure molto tempo, e a Gino era stata
subito immobilizzata la gamba ferita, e poi, con tutte le accortezze del caso,
lui stesso era stato trasportato al più vicino Pronto Soccorso. Poco dopo, con
l’auto di servizio, era intervenuto sul luogo dell'incidente il collega
Alberto, dopo che l’Ufficio Postale era stato avvertito di quanto successo, ed
aveva recuperato sia la borsa che la bicicletta rimaste a terra. La Direttrice
aveva intanto cercato di risolvere anche il problema della consegna della posta
del giorno, incaricando subito Alberto di prendere il posto di Gino, e
completare così la sua abituale gita, ma subito dopo aveva anche chiamato la
Direzione Provinciale delle Poste per avvertire i suoi superiori della
situazione creatasi, sollecitando l’invio di personale in sostituzione di
quello infortunato.
La carenza di personale era un problema
che già in altre occasioni la signora Vanni aveva sollevato, e in questo caso
però, dopo l'infortunio di Gino, sembrava così venissero proprio a mancare le
unità minime per portare avanti il lavoro, tanto più che ancora non si sapeva della
gravità di quanto era accaduto al portalettere, e di conseguenza per quanto
tempo quest'incidente lo avrebbe tenuto lontano dall'Ufficio Postale. Insomma,
mancava perciò proprio lui, l'elemento cardine delle consegne, lui che mai
negli ultimi anni aveva saltato neppure un giorno di lavoro. La Direzione di
Pisa parve però estremamente comprensiva, forse anche per farsi perdonare le diverse
ambiguità di quell'ultimo periodo, e aveva inviato già dal giorno successivo
ben due elementi giovani e prestanti, spostandoli da altre sedi vicine, a
rinforzo proprio del personale di Calci, e così le cose erano subito apparse in
un'ottica del tutto diversa. Fu anche consegnato, da lì a poco, un nuovo
ciclomotore attrezzato per le consegne postali, ed anche se i nuovi arrivati
sicuramente avrebbero saputo manovrarlo in modo adeguato, la Direttrice decise
di lasciare ad Alberto il compito di consegnare le lettere a domicilio, cosa
che a lui piacque subito, apprezzando il nuovo incarico quasi fosse una vera e
propria promozione.
E già nei primi giorni in cui
svolgeva la nuova mansione, diversi cittadini di Calci avevano iniziato a
riconoscerlo e a salutarlo, fino ad essere fermato per strada allo scopo di
avere notizie sulle condizioni di Gino, a cui i sanitari avevano semplicemente
ingessato una gamba. Parlando con diverse persone, ad Alberto fu chiesto se non
gli pesasse percorrere ogni giorno la strada che lo separava da casa sua, ed un
paesano, quasi con indifferenza, gli fece presente che c'era un'abitazione
libera che era stata messa da poco a disposizione con un modico affitto da
certi suoi conoscenti. Lui si era così informato meglio, e poi aveva chiesto con
una certa sollecitudine di poter visitare quell'appartamento, proprio per farsi
un'idea più chiara della situazione a cui si mostrava indubbiamente
interessato. Nel tardo pomeriggio poi, fu messo in condizione di visitarla,
riflettendo che facilmente avrebbe coperto la spesa della pigione, piuttosto
basse, già con il risparmio di tempo e di benzina come pendolare di Bientina.
Prese rapidamente gli accordi che servivano, fece stilare il contratto, e poi
si informò sul trasloco che avrebbe dovuto affrontare.
Quando poi ne parlò con Laura, lei inizialmente
rimase in silenzio, sul momento piuttosto pensierosa. Naturalmente le pareva
una bella cosa per Alberto avvicinarsi così al proprio posto di lavoro, però
era altrettanto chiaro che nel giro di poco tempo la loro storia, iniziata da
poco tempo, sarebbe diventata rapidamente di pubblico dominio, e che loro due
sicuramente avrebbero avuto molte possibilità in più di incontrarsi e di stare
assieme. In ogni caso a lei parve comunque alla fine una buona notizia, tanto
da accettare l'invito di Alberto per festeggiare con lui la novità. Sarebbe
stato persino possibile, in considerazione delle ampie dimensioni della nuova
casa di Alberto, restare a dormire, almeno qualche volta, in questa sua nuova
abitazione, e forse tutto quanto avrebbe potuto spianare la strada per l'inizio
di una loro possibile convivenza. Questo però Laura non lo disse, ed Alberto
non trovò il coraggio per chiederlo, anche se ad ognuno dei due appariva chiaro
improvvisamente quanto le cose avessero preso a muoversi piuttosto di fretta.
Bruno Magnolfi
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