Mi
piacerebbe molto essere capace certe volte di dimostrare una completa
indifferenza nei confronti di ciò che l’attualità sembra esprimere ogni giorno.
Di fatto però non mi risulta proprio possibile, e i sentimenti che provo
costantemente nei confronti dei piccoli e grandi fatti di cui sono pieni i
rotocalchi su carta e i notiziari della televisione, spesso mi riempiono la
gola di disdegno, fino al punto che mi trovo impossibilitato a restarmene
sempre in silenzio, senza esprimere un parere personale, un’opinione propria, o
un grido di dolore, rovesciando così, anche sulle prime persone che conosco e
con cui mi trovo ad interloquire, la mia semplice amarezza per ciò di cui sono
costantemente costretto a rendermi conto. Credo di non essere mai stato un
cattivo cittadino in tutti questi anni, almeno fino adesso, e se guardo alle
mie spalle non trovo dei momenti in cui non mi sono attenuto scrupolosamente
alle regole che vengono imposte dallo Stato. Eppure, all’improvviso, quello che
con chiarezza spesso mi ruota attorno, credo faccia di me soltanto uno sciocco.
Un individuo che non è stato capace di approfittare delle occasioni migliori,
che forse non si è messo in luce con le persone giuste, che non ha avuto il
coraggio di evidenziare certi aspetti di sé perfettamente in linea con ciò che magari
al momento opportuno era richiesto. Credo di essere stato, ed essere ancora, un
tipo coerente però, immaginando che questo fosse per tutti un grande valore,
piuttosto che un peso ingombrante di cui nessuno attorno a me sentiva e sente
alcuna necessità.
Con questi
pensieri affronto ormai ogni giornata, e quando qualcuno mi saluta, o mi ferma
per strada per chiedermi come mi vadano le cose, sono pronto a dire in fretta parole
piene di ironia, frutto delle riflessioni che mi giungono alla mente in modo
costante. <<Non è possibile guardarsi attorno e non scoprire come ognuno
di noi mandi avanti la propria esistenza quasi sempre per conto proprio,
credendo regolarmente soltanto a chi riesce a parlare con più forza, e andando
dietro esclusivamente alle nuove e roboanti promesse che gli vengono fatte,
come non esistesse già un passato colmo di bugie>>, dico subito. Così mi
prendono sempre per un isolato, uno che non è capace di stare al passo coi
tempi, e non è capace di schierarsi con semplicità al fianco di chi è più
convincente. <<Non devi preoccuparti così>>, mi dicono spesso.
<<C’è bisogno di ottimismo, di positività, di leggerezza, senza
immaginare ogni volta che tutti siano degli affaristi subito pronti a fregare
il prossimo>>. Io annuisco, non posso ribattere, non ci riesco, e perciò
torno a chiudermi ovviamente nelle mie convinzioni, nell’attesa che il tempo
nuovamente mi dia ragione. E poi mi chiedo ancora, quando resto da solo coi
miei pensieri, che motivo abbia io per soffrire più degli altri nei confronti
di questa realtà che a me pare persino assurda, e che tutti invece si ostinano
a chiamare la normalità.
Vorrei
tanto coltivare la stessa indifferenza con la quale la maggioranza dei
cittadini riesce a coprire alla vista qualsiasi scandalo, ogni malefatta che si
scopre, tutte le prove indelebili con cui si potrebbe dimostrare l’egoismo e
l’interesse privato che tracima da ogni parte. Poi mi convinco che non è
possibile continuare in questo modo, ed io stesso non posso essere colui che
più di altri si preoccupa per come le cose stiano andando. Perciò in certe
serate cerco di tranquillizzarmi, entro in una caffetteria e poi mi siedo a un
tavolo, prendendomi cura solamente di qualcosa da sorseggiare in tutta calma,
lasciando alle spalle, almeno per mezz’ora, ciò che in genere mi angustia.
<<Come sta, signor Landi>>, mi chiede qualcuno che mi riconosce; ed
io sorrido, annuisco, saluto, anche se comprendo che forse mi si vuole prendere
un po’ in giro. <<Avete ragione voi>>, rispondo qualche volta.
<<Non si può far diversamente che abbassare la testa con ossequio, e dopo
allinearsi esattamente a tutti gli altri, se non si vuol rischiare di perdere
poco per volta la ragione>>. Mi stringono la mano allora, come si stesse
tenendo un patto tra individui, disponendo così un terreno comune, una zona
franca insomma, su cui non è possibile far sorgere polemiche, ed in cui tutti
ci troviamo pienamente in accordo, schierandosi improvvisamente dalla medesima
parte.
Ma a quel
punto a me basta ben poco per sentirsi riacuire il rovello che sempre mi
tormenta, e già uscendo dal locale mi guardo attorno per un attimo, e vedo che
non c’è niente di buono in tutto quanto, se non il fatto che, se non ci si riflette,
si riesce a far digerire al proprio corpo persino dei bocconi amari che mai in
precedenza avremmo voluto buttar giù. Tanta gente soffre di questa situazione,
riprendo a pensare, ma è il sistema stesso che ha inventato gli anticorpi per
combattere e vincere su qualsiasi critica; ed oggi è il consenso ciò che conta,
e le ragioni semplici e spicciole delle persone come me, non hanno oramai
neppure un vero senso.
Bruno
Magnolfi
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