Era
stato parecchi anni prima che le cose si erano davvero complicate per la sua
famiglia. In un periodo già piuttosto poco felice per via di alcune malattie
virali che si erano trasmessi a vicenda i suoi due bambini, a loro volta
infettati dai compagni nelle diverse classi scolastiche, in un’epoca in cui
persino il maggiore aveva ancora un’età sotto ai dieci anni, la società in cui
Achille lavorava era entrata in un serio periodo di crisi economica.
Naturalmente c’erano stati degli scioperi dovuti ai ritardi con cui venivano
pagati gli stipendi, ma anche se lui non aveva mai partecipato a quelle
rimostranze, evidenziando così piena fiducia nei propri dirigenti, la propria
situazione non era certo migliore delle altre, e la minaccia di ricevere da un
attimo all'altro una lettera di licenziamento, sia per lui che per tutti gli
altri dipendenti, si era fatta sempre più concreta. C'erano stati dei giorni in
cui Achille si era seduto addirittura da solo nel suo ufficio, mentre gli altri
tre che lavoravano normalmente alle scrivanie nella sua stessa stanza, erano a
manifestare in strada il loro malessere. Qualcuno tra i dirigenti forse si era
accorto della sua fedeltà all'azienda, ma i suoi colleghi, come c'era da
aspettarsi, non l'avevano affatto presa bene. Lui pensava soltanto alla sua
famiglia, in quel periodo, e cercava di restare il più possibile attaccato al
proprio lavoro, come un naufrago aggrappato al relitto della propria
imbarcazione, sperando che i licenziamenti minacciati non lo riguardassero. Poi
le cose fortunatamente erano rientrate, e tutto era ripreso a scorrere nella
piena normalità, anche se tra i suoi colleghi nessuno si era più avvicinato a
lui dopo quel periodo.
Anzi, i primi
momenti dopo la crisi furono quasi terribili: non c'era collega che gli
rivolgesse la parola, ed anche le comunicazioni di servizio gli erano dette in
malo modo, e anche sinteticamente, senza aggiungere mai nulla. Fu proprio in
quei giorni che Achille pensò seriamente di farsi sospendere o di farsi
trasferire, fino a quando, tramite un sindacalista che aveva conosciuto per
caso una sera nel localetto dove si fermava a bere una volta uscito
dall'ufficio, riuscì a mostrare, prendendo la tessera sindacale
dell'organizzazione di sinistra di cui quello faceva parte, che aveva compreso appieno
il suo errore, e che adesso si sentiva del tutto cambiato. A casa non aveva
detto quasi niente a sua moglie di quei forti tormenti, ma le cose iniziarono
ad andare meglio per lui proprio quando anche i suoi figli iniziarono a guarire
dalle loro malattie, senza più avere ulteriori ricadute. Comunque, anche se in
parte la reputazione di Achille fu ripristinata dopo che si seppe che aveva
compreso la lezione, difficilmente qualcuno sul lavoro gli dette più troppa
confidenza. E in ogni caso a lui quella specie di isolamento in cui veniva
tenuto, quasi piaceva: non sentiva la necessità di parlare agli altri di sé
stesso, tanto più che non interessandosi di sport né di altre attività che lo
legassero ai suoi colleghi, i propri argomenti di conversazione erano sempre
ridotti a poca cosa. Fortunatamente nessuno aveva mai sospettato la storia
segreta che aveva avuto in precedenza con una collega, e forse anche nella
paura che qualcuno potesse fargli all'improvviso una domanda insidiosa proprio
su quell'aspetto, si sentiva più tranquillo nel non dare troppa confidenza a
nessuno.
In ogni caso per
Achille quello fu il momento in cui maggiormente esternò il suo interesse per
la politica, pur dimenticandosi già l'anno seguente di fare il rinnovo del
tesseramento al sindacato. Alle elezioni dei rappresentanti politici, comunque,
lui si era sempre attenuto a votare dei candidati con posizioni moderate, ed
anche se non aveva mai mancato di recarsi al seggio a svolgere il proprio
dovere di cittadino, però aveva sempre vissuto quell'attività quasi come una
semplice abitudine, o piuttosto una specie di usanza, insomma un rito atto a
conservare le cose esattamente come stavano. In casa, con sua moglie, non si
era mai parlato di politica, ed anche se a volte le notizie trasmesse dai
giornali televisivi quasi spingevano tutti a prendere una posizione più decisa,
lui aveva proseguito a rimanere perlopiù indifferente ad ogni situazione di cui
veniva passata notizia. Ed anche i suoi figli, una volta cresciuti ed iscritti
al liceo, con suo grande orgoglio di padre, non avevano mai manifestato delle
vere e proprie idee politiche, restando sempre entro la fascia degli studenti
tranquilli.
Spingere i propri
figli verso la comprensione degli altri, la tolleranza, la tranquillità
d'animo, questo era quanto per Achille era sempre contato più del resto, e poi
soprattutto pensare sempre agli affari propri, lasciando ad altri il bisogno di
impicciarsi di cose non strettamente personali. Questa era sempre stata la sua
logica, e questo desiderava trasmettere ai suoi figli più di tutto.
<<Ognuno ha il suo ruolo>>, diceva certe volte in quegli anni;
<<e deve portare avanti solo quello>>. Un giorno suo figlio
maggiore tornò a casa da scuola con un livido sulla faccia. Niente di serio,
Marco sembra si fosse litigato con un compagno per qualche sciocchezza, e
naturalmente aveva fatto a botte. Ma Achille aveva iniziato quasi a tremare in
silenzio quella sera, come se una paura ancestrale lo avesse preso, e non seppe
neppure dire niente di particolare a suo figlio, se non dimostrargli con il suo
silenzio che lui era prima di tutto un moderato, uno che non cercava mai lo
scontro.
Bruno Magnolfi
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