Diverse volte, durante gli ultimi
sette o otto anni, mi è presa l'idea impulsiva di tenere un diario. Un diario
fatto di piccole cose, così almeno mi sono sempre immaginato: il breve viaggio
dalla dimora della mia famiglia fino alla facoltà universitaria, ad esempio, e
precedentemente la strada percorsa da me ogni giorno fino al liceo, con i
possibili incontri casuali sui mezzi pubblici utilizzati; poi la frequentazione
quotidiana delle lezioni, lo scambio di opinioni con i miei coetanei, con gli
insegnanti, con i ragazzi più grandi o più piccoli lungo i corridoi; e quindi
il ritorno all'indietro, verso la mia casa, e il ritrovare lì la mia mamma, gli
oggetti familiari, con l'odore delle mura e della loro sicurezza, e infine lo
studio per il resto del giorno sui miei tanti libri, con i gomiti appoggiati
sopra la scrivania della solita camera, la stanza che da sempre condivido con
mio fratello. Praticamente un minimalismo quotidiano che, messo sotto una lente
di ingrandimento, potrebbe magari anche rivelare degli aspetti nascosti. Ma non
ho mai avuto il coraggio di iniziare, anche perché in un diario del genere si
deve sempre dire la verità, e perciò chiarire bene i rapporti con le persone
che ti stanno attorno, e quindi anche i motivi che mi hanno portato a certi
comportamenti invece che ad altri. Il problema, insomma, nel tenere un vero
diario, è che non puoi mai barare, devi essere sempre onesto con la pagina
scritta, ed anche se certe cose potresti tendere molto volentieri a farle
passare sotto silenzio, non è detto che in tutto il resto su cui ti dilunghi
non venga tradita in qualche modo la nuda verità. Dico così, come se a qualcuno
prima o dopo interessasse leggere le mie cose, però è anche vero che non si può
mai sapere. In ogni caso non ho mai iniziato, e non inizierò certo adesso,
anche se i miei pensieri hanno sempre mostrato il desiderio di entrare in un
computo generale delle piccole attività reali o immaginarie svolte da me
durante la giornata.
Ritengo di non essere una persona di
molte parole, difficilmente mi soffermo con qualcuno a conversare, piuttosto
ascolto gli altri quando hanno qualcosa da dire, ma senza mai mostrare troppa
curiosità. Spesso mi formo delle opinioni spiccatamente personali su ciò che
sento in giro, ma qualche volta ritengo siano talmente strampalate che penso
sia molto meglio se le tengo per me. Persino mio fratello, le poche volte in
cui gli spiego qualcosa, assume subito l'espressione di chi non ritiene troppo
giustificate le conclusioni a cui giungo, dubitando con una certa evidenza
della mia capacità di dare un senso razionale alle cose. A me diverte essere
così, evidenziare, anche se piuttosto di rado, una mia maniera diversa da
quella degli altri di interpretare ciò che mi può ruotare attorno, e se con
Federico non ho mai avuto un buon rapporto, tutto probabilmente deriva da una
differente logica che ci passa dentro la nostra mente. Lui sa essere
estroverso, capace di stringere conoscenze all'impronta, in grado di farsi
facilmente accettare in qualsiasi ambiente, anche se i suoi discorsi forse
peccano di scarsa sincerità. Per me è tutta un'altra cosa, e preferisco
starmene da solo piuttosto che giungere a dei compromessi oppure accettare
attorno a me delle persone con cui non ho niente da spartire.
Poi ci sono i miei genitori, che
credo non abbiano mai compreso niente o quasi della mia personalità, ma che
comunque mi accettano così come sono, con il mio carattere e i miei modi di
essere, oramai senza porsi più neppure troppi interrogativi su di me. Mio padre
è sempre un po' distante da tutto, e di lui è veramente difficile comprenderne
le idee o i reali interessi. Però il suo costante tentativo di starsene per i
fatti propri, certe volte mi trova assolutamente d'accordo, e comprendo
perfettamente il suo essere riservato, specialmente quando si trova in mezzo a
persone con cui non ha molti rapporti. La mia mamma, al contrario, anche se non
è mai stata troppo appiccicosa, però ha sempre mostrato la necessità di
schierarsi dalla parte della sua famiglia, in qualsiasi caso e per ogni
occasione, e quindi se qualche volta mi sono trovato ad avere dei piccoli guai,
ad esempio, lei mi ha sempre difeso, indipendentemente da tutto e da tutti. E
quando mi trovo ad uscire di casa insieme a mia madre, resto sempre
meravigliato della sua capacità di intessere facilmente delle nuove relazioni,
anche se d'ordine estremamente superficiale. Per questo motivo, alla fine, se
devo proprio chiedere un'opinione o un parere su qualcosa che mi cruccia o su
cui sono indeciso, è senz'altro a lei che mi rivolgo, naturalmente senza
entrare mai troppo nei dettagli, ed anche se non mi ritengo per nulla succube
della sua personalità o dei suoi modi, ugualmente mi sento sempre vicino, più
che ad ogni altra persona, a lei, alla mia mamma.
Bruno Magnolfi
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