<<Mi sembri una sciocca a dire
cose del genere>>, fa lei quasi per scherzo. Cristina riflette un
momento, poi risponde sorridendo ma con una certa fermezza, così come è stata sempre
abituata ad essere: <<nessun fascistello, pur gentile e carino, potrà mai
girarmi attorno impunemente>>. L'altra fa una breve risata, poi annuisce.
Lei si riprende: <<Forse però hai ragione>>, risponde; <<il
fatto è che non dava assolutamente l'impressione di essere un simpatizzante di
Destra. Magari non lo sa neanche lui che cosa sia che gli interessi davvero. A
volte dà persino l'idea di essere solamente un ragazzino a cui si debba
semplicemente insegnare a svegliarsi. Però ho intenzione di far passare
soltanto qualche giorno, forse una settimana, e poi affrontarlo direttamente chiedendogli
senza mezze misure se è ben consapevole delle cose in cui si sta
mescolando>>. L'amica di Cristina resta in silenzio, forse comprendendo
pienamente che dietro a questa ultima possibilità che lei vuole permettergli
c'è tutto l'interesse che lei comunque nutre verso un ragazzo dai tanti lati
positivi, ad esclusione di quelle simpatie per i reazionari. Federico è
estroverso, gentile, sorridente, pieno di curiosità, non si capisce proprio
cosa vada cercando nella politica dell’estrema Destra.
Poi le due ragazze scambiano un
saluto e si separano, ed ognuna se ne va verso casa propria, anche se
l'appuntamento fisso è al solito chiosco all'aperto nel tardo pomeriggio.
Strano anzi che Federico non si sia più fatto vedere da quelle parti, magari
soltanto per tentare di dimostrare qualche cosa, oppure per cercare di parlare
con lei, che sarebbe sicuramente stata pronta a trattarlo con quella freddezza
che si merita. Cristina arriva sotto casa sua con il ciclomotore, lo parcheggia
accanto al marciapiede, e lui è lì, quasi a completare il percorso di tutti i
suoi pensieri. <<Ciao>>, dice a bassa voce accostandosi. <<Lo
so, ce l'hai con me perché sono stato in un Circolo di Destra>>, le spara
subito, tanto per affrontare l'argomento essenziale. <<Certo>>, fa
lei dopo un attimo di riflessione. <<Pensavi forse che sarei rimasta
indifferente ad una cosa del genere?>>. Poi apre il bauletto, ripone il
casco, e finge interesse soltanto per le operazioni che la impegnano
nell'azionare il bloccasterzo del mezzo ed un ulteriore apposito lucchetto
inserito nella ruota davanti, in attesa della reazione di Federico. <<Ma
vedi, quello è soltanto una specie di dispetto nei confronti di mio
fratello>>, confessa lui, cercando nelle proprie parole il candore che a
suo parere dovrebbe già instillare una cosa di quel tipo. <<E tu reputi
che sia talmente poco importante questa materia da ridurre tutto quanto ad un
dispetto?>>. Federico resta in silenzio, forse si rende conto che ha
fatto un nuovo grave errore nel dire così, ma a questo punto comprende subito
che può soltanto andare avanti nella stessa esatta maniera. <<Vedi, lui è
un tipo che parla poco, e forse per questo ritiene di avere sempre ragione.
Certe volte ho visto in casa le sue letture preferite, e si va da Gramsci a
Marx, come minimo. Chiunque al posto mio sarebbe pronto ad infuriarsi con lui
qualche volta, tutto qua>>.
Cristina lo osserva fisso per
qualche secondo, forse scegliendo dentro sé la maniera adeguata a dargli una
risposta esauriente, infine volge lo sguardo verso il portone condominiale che
ha di fronte, e poi dice soltanto: <<Va bene, allora quando avrai finito
di giocare con tuo fratello potrai tornare a farti vedere, ma certo non prima
di allora>>, ed intanto si avvia già con le chiavi in mano per rientrare.
<<Aspetta>>, dice lui colpito dalla capacità decisionale di
Cristina; <<io comunque non avevo idea che una cosa del genere potesse
scatenare un putiferio. In fondo sto solamente guardando cosa succede intorno a
me, non ho certo preso delle posizioni definite>>. Lei si ferma per un
attimo, guarda ai suoi piedi forse per distogliere lo sguardo dalla faccia,
quasi come per esprimere un giudizio su ciò che lui le ha confessato, poi,
mentre fa girare la chiave nella toppa, gli risponde: <<Lo spero per te;
io non leggo Gramsci e Marx, però di certo non vado a confondermi con qualche
fascio che vuole soltanto giocare all’estremista>>. Lui accusa il colpo;
dentro di sé non trova niente da ribattere, e neppure riesce a muoversi dal
punto dove si trova. Lei non lo saluta, gli lancia soltanto una fulminea
occhiata, qualcosa che comunque vale senz’altro più di molte parole.
Federico si allontana di malavoglia,
le mani sprofondate nelle tasche, lo sguardo a terra, immaginando che lei da
una finestra che si apre in quella facciata dello stabile lo stia seguendo da
dietro al vetro, magari masticando tra sé ancora
l’asprezza con cui è stata capace di rivolgersi nei suoi confronti. <<Non
so>>, vorrebbe aggiungere adesso se fosse possibile. <<Mi sento
confuso; forse nessuno mi ha mai spiegato bene cosa ci sia davvero dietro a
molte sigle della politica; e poi, non so che cosa significa tenere certi
comportamenti rispetto ad altri, quali siano
le reali differenze che sussistono tra lo
stare da una parte oppure dall'altra. Ma
forse, devo soltanto riflettere un po’ meglio.
Bruno Magnolfi
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