Non so, non
riesco proprio a capire cosa stia succedendo in questa casa. Sembra che ogni
equilibrio improvvisamente si sia perduto, e che i rapporti tra di noi della
famiglia, che andavano così bene fino a ieri, abbiano deciso di sgretolarsi, e
di non riconoscere più l’affetto che da sempre ci ha tenuti insieme e spinto in
avanti. Mentre come sempre eravamo a tavola per cenare, mio figlio Marco ha
iniziato a criticare, commentando una notizia qualunque riportata dalla
televisione, la politica inefficace praticata dal governo in ambito lavorativo;
un buon argomento, visto che tra poco sia lui che suo fratello dovranno
decidere quale mestiere scegliere una volta terminati i loro studi, ho pensato,
e subito Federico ha iniziato col dire che non è vero, che non c’è nessuna
crisi, e che se i cittadini continueranno a desiderare unicamente il posto
comodo e pagato pure bene, nessuno d’ora in avanti vorrà più accettare i posti
di lavoro che oggi vengono offerti. Non c’è voluto molto, e subito hanno
iniziato tutt’e due ad alzare la voce, come se dalla loro discussione ne
seguissero delle decisioni fondamentali. Naturalmente ho cercato di calmarli,
ma immediatamente loro mi hanno detto: <<mamma, tu non sai assolutamente
niente di queste cose, perciò lasciaci perdere>>, ed io mi sono sentita
all’improvviso piccola, inutile, senza alcun valore. È stata la prima volta che
mi sono sentita in questo modo, perciò non ho insistito, ed ho cercato anzi di
mostrare indifferenza a quel loro battibecco, anche se dentro di me stavo già
male. Mio marito come al solito se ne rimaneva in silenzio, come fosse
all’interno di un mondo separato, e i miei figlioli hanno proseguito a
discutere ad alta voce, fino a quando Federico si è alzato da tavola ed è
andato nella sua camera.
Naturalmente,
con voce bassa e con molta calma, ho chiesto a Marco che senso avesse tutto
questo, ma lui ha fatto spallucce limitandosi a riprendere a mangiare come se nulla
fosse successo. Allora con una scusa mi sono alzata dalla tavola ed ho
raggiunto Federico, che intanto si stava già preparando per uscire, ma almeno
mi ha abbracciato sorridendo, e poi ha detto soltanto: <<è tutto a posto,
mamma; non preoccuparti: purtroppo ci sono delle cose su cui io e Marco non
abbiamo proprio la medesima opinione>>. Non ho saputo proprio cosa
dirgli, e allora ho chiesto soltanto: <<ma adesso te ne vai?>>, e
lui con una smorfia ancora simile a un sorriso, ha detto semplicemente:
<<mi aspettano gli amici, ma resto fuori poco>>, e così è uscito.
Marco mi ha spiegato in seguito che lavorando al fine settimana per la consegna
delle pizze a domicilio, Federico si sta trovando ogni volta a contatto con un
mondo un po’ particolare, in genere costituito da molti stranieri che non
riescono ad inserirsi in altre attività; e poi evidentemente quello è senz’altro
un mestiere duro e faticoso, e da un’esperienza di quel genere è facile
formarsi delle idee tutte personali. <<Sicuramente è affaticato, in
questo periodo, e gli pare comunque che questa sia l’unica maniera per
ritrovarsi qualche soldo in tasca. E poi c’è da dire che nel campo dei diritti coloro
che fanno quello che fa lui, sono abbandonati quasi da tutti, ed è facile così
nutrire l’orgoglio di sentirsi liberi e pieni di volontà>>.
<<Va
bene>>, ho detto io; <<ma farà queste consegne soltanto per qualche
tempo, Federico, e dopo basta>>. Marco mi ha sorriso, poi ha cambiato
argomento ed alla fine se n’è andato in un’altra stanza ad occuparsi delle
proprie cose. Achille in tutta questa faccenda non è minimamente entrato, ed è
rimasto ad ascoltare la televisione come se fosse l’unica verità possibile,
senza neanche volgere lo sguardo. Io, dopo tutto ciò, ho avuto subito bisogno
di farmi un goccetto, e vista la serata storta, ho forse approfittato un po’,
tanto che mi girava forte la testa quando sono tornata nella sala da pranzo.
Però la sensazione forte che oramai nessuno di noi si interessi agli altri, mi
è rimasta conficcata nella mente, ed ho cercato di pensare a quello che forse
si sarebbe potuto fare per migliorare le cose della nostra famiglia. Ma non ho
trovato alcuna soluzione. Certo, se mio marito stesse bene, potrebbe
interessarsi maggiormente di quello che avviene in questa casa, per cui la
speranza più forte adesso è rivolta a questi psicofarmaci che dovrebbero lenire
la sua forte depressione, anche se inizio a pensare che dipenda tutto dalla sua
volontà. Perciò cerco di spronarlo, gli dico che in ufficio probabilmente hanno
già avvertito la sua mancanza, che i suoi colleghi si mostreranno contenti di
riaverlo tra di loro. Perché sono convinta che riprendendo il suo lavoro lui
potrebbe ritrovare gli stimoli giusti per rimettersi completamente in
carreggiata.
Poi ho
sparecchiato la tavola ed ho rimesso a posto le stoviglie. Nessuno ha detto
niente, e dopo un’oretta è rientrato in casa anche Federico. Di nascosto ho bevuto
ancora, e ho riguardato le fotografie dei miei figli quando erano ancora molto piccoli,
ma non lo devo fare più: troppa sofferenza mi provocano le immagini di una
famiglia così felice e spensierata.
Bruno
Magnolfi