Nella
piazza dell’ateneo, proprio adiacente al polo universitario cittadino, i
ragazzi stamani si sono già riuniti in almeno un migliaio, e la manifestazione
indetta dalla Sinistra Studentesca che tra poco inizierà a snodarsi lungo le
più larghe strade di tutto questo quartiere, alla fine è stata concessa anche
dal questore della città, e nei propositi il corteo dovrebbe svolgersi in
maniera vistosa e colorata ma del tutto pacifica. Naturalmente le camionette
delle forze dell’ordine si sono comunque già schierate su un lato, e gli
agenti, in tenuta antisommossa, presidiano la zona più delicata, quella da dove
potrebbero inserirsi i provocatori di Destra. Io mi tengo su un margine, anche
perché fino adesso non ho incontrato nessuno tra chi eventualmente potrei
conoscere, e tutto sommato cerco di tenermi al di fuori del gruppo di testa dei
più agitati. <<Marco>>, dice all’improvviso una voce femminile
dietro di me, ed io non faccio quasi a tempo a voltarmi e a riconoscere
Tiziana, che lei sta già chiedendo: <<anche tu sei qui per curiosità, mi
immagino, proprio come me>>. Attendo un secondo, poi rispondo: <<Si,
più o meno>>, cercando in questo modo di non smentire la sua impressione,
e soprattutto di non mostrarmi troppo coinvolto dalle idee di questa piazza.
Poi ci scambiamo qualche
convenevole, ed infine, anche sospinti dalla calca verso il marciapiede dove comunque
stiamo un po' ristretti, e in considerazione proprio della confusione creata da
tutti quanti che continuano a chiamarsi e a girare da una parte all’altra,
decidiamo di infilarci in un piccolo caffè poco distante, dove molti ragazzi si
sono affollati attorno al bancone, ma in una saletta minuscola sul retro c’è ancora
un tavolino libero. Ci sediamo, ed io dopo un attimo mi faccio passare, dal
tizio che cerca di tenere a bada i clienti, due succhi di frutta e due
bicchieri di carta. Adesso io e Tiziana ci guardiamo con una certa calma mentre
sorseggiamo le nostre bibite, e mentre sono mentalmente alla ricerca di un
argomento che ci accomuni, le chiedo scontatamente che esame stia preparando in
questo periodo. Lei mi guarda, sorride, poi inizia subito a parlarmi di Svevo e
della sua “coscienza”, e di come il suo modo di affrontare la scrittura in
quegli anni fosse già molto avanti rispetto ai Tozzi e ai Pirandello
dell’epoca. Annuisco, ma lei sembra proprio aver trovato il filone giusto, e
così prosegue spiegando in fretta: <<La psicoanalisi non era stata ancora
sdoganata in quegli anni, ma lui per propria intuizione aveva già operato un grande
lavoro su di sé, e con i suoi personaggi giungeva poi a rinnovare una volta per
tutte il vecchio romanzo ottocentesco>>.
Mi viene quasi da sorridere,
sembra proprio che questa ragazza che ho di fronte stia sfoderando gli
argomenti preparati per l’esame, ma poi annuisco ancora, e di colpo le chiedo
dove abiti. Così parliamo anche dei locali e degli spettacoli a cui lei ha
assistito ultimamente, e tutta questa conversazione però viene interrotta all’improvviso
da un’esplosione di cori urlati e di forti fischi provenienti dalla piazza dove
intanto sono sopraggiunti altri ragazzi e in cui si sta formando il corteo vero
e proprio che, da un attimo all’altro, sembra proprio pronto a partire. Così
paghiamo rapidamente e usciamo per vedere che cosa realmente stia accadendo, e soprattutto
verso dove si stia dirigendo la fiumana di persone che ha affollato oramai ogni
spazio libero. Ed è esattamente in questo momento che intravedo, tra le
innumerevoli teste che formano quasi un muro compatto davanti a me, mio
fratello Federico, mentre si guarda attorno forse un po’ stralunato, ma senza
notarmi. È insieme a una ragazza, riesco a vedere, e stanno parlando tra loro
rimanendo molto vicini, ed immagino probabilmente sia proprio quella Cristina
di cui sembra si sia invaghito negli ultimi tempi, e che velocemente lo sta
portando lontano da quelle idee malsane della gioventù di Destra che sembrava
lo avessero tanto affascinato. Poi lo perdo, mescolato tra i gruppi di studenti
del Liceo e degli Istituti Tecnici, ma infine lo rivedo poco dopo mentre
insieme alla ragazza escono subito dal corteo che intanto ha iniziato a
confluire lungo via del Corso. Mi ritiro schiacciandomi contro un portone, e
Tiziana mi osserva per comprendere che cosa stia facendo. <<C’è mio
fratello>>, le dico allora tanto per giustificare quel mio gesto,
<<e non voglio proprio che mi veda>>.
<<Va bene, ma io adesso
torno a casa>>, dice Tiziana; <<devo ancora studiare molte pagine,
ed ho l’appello solo tra due settimane>>. <<Ti accompagno>>, mi
offro, anche per trovare una scusa per non infilarmi tra le maglie della
manifestazione, ma lei dice in fretta che non ce n’è bisogno, e così in un
attimo la perdo, confusa in mezzo a molti altri che adesso sembrano disperdersi
nelle piccole strade del quartiere. Quando torno a casa mia madre mi spiega con
agitazione che le ha telefonato Federico, e sembra abbia avuto un piccolo
incidente, niente di grave per fortuna, ma sembra si sia dovuto fermare ad un
Pronto Soccorso del Centro per farsi medicare.
Bruno Magnolfi
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