Non mi sembra una brutta cosa, penso
io, tirare fuori almeno in certi casi la propria personalità e mostrare a tutti
a cosa si aspira, ed anche ciò che magari ci disturba, proprio così come sta
facendo Federico. Lui in questo momento la sta aspettando in un caffè di una
strada piuttosto frequentata, dopo che si sono dati quell’appuntamento già stamani
all’uscita dal liceo; perciò, si è seduto ad un tavolino, ed ora sta
semplicemente giocando con il posacenere, quando Cristina improvvisamente
arriva, bella e radiosa, accesa nello sguardo e sorridente come sempre.
<<Ti ho preceduta>>, fa lui, <<perché volevo vedere
esattamente la tua espressione mentre varcavi la soglia del locale>>. Lei
sorride, dice ciao, poi si siede. Tra poco andremo insieme a vedere questa casa
di studenti, quella dove lui si è trasferito, penso io, e forse ne trarrò con
facilità una brutta opinione, o magari no, visto che mi sembra improvvisamente
tutto così diverso da quando Federico mi ha confidato molte cose su di sé e
sulla sua famiglia. <<Sono curiosa>>, dice lei adesso sorridendo;
<<vorrei però che tutto fosse esattamente come me lo immagino, e quindi è
certo che proverò quasi senz’altro qualche piccola delusione>>. Lui
ordina al cameriere due bibite, poi dice: <<non ne vedo il motivo,
considerato che in questa nuova casa non intendo stare molto, mi tratterrò
soltanto per il tempo che mi serve>>. Ma certo, penso io, è proprio
questa la parte che mi piace di più della faccenda: mostrare alla sua famiglia
il proprio carattere, la sua personalità, e l’essere capace anche di prendere
decisioni controcorrente. <<Pensi proprio che in questo modo tuo fratello
capisca la lezione?>>, dice lei in fretta, ma Federico la guarda, e qualche
dubbio probabilmente ce l'ha dentro la testa, e in ogni caso lascia comprendere
che per lui è lecito tentare. <<Penso di sì>>, dice alla fine.
<<In fondo gli mostro un coraggio che lui non ha mai avuto, neppure con
le parole>>. Poi si alzano ed escono svelti da là dentro.
Io e Federico non stiamo propriamente
insieme, penso io, anche se ormai ci confidiamo tutto come fidanzati, l’uno
all’altra. Sono sicura che questa decisione di andarsene da casa lui l'avrebbe
compiuta anche senza il mio sostegno, così come è stato capace di trovarsi un
lavoro almeno per le serate dei fine settimana; in ogni caso non mi dispiace
dirgli di continuo quello che effettivamente penso, senza mai tirarmi indietro:
è la mia maniera per stargli vicino in un momento sicuramente non troppo
facile, e Federico sono sicura che lo sa apprezzare. Non ci vuole molto, e dopo
una breve passeggiata sono lì, davanti ad uno scalcinato e brutto portone
condominiale, pronti a salire fino su, a quell’ultimo piano. <<L’ingresso
e le rampe della scala non danno proprio una buona impressione>>, fa
Federico intimidito, ed io penso intanto come in effetti abbia proprio ragione.
Poi entriamo nell’appartamento, e in questo momento c’è soltanto un ragazzo tra
coloro che abitano qui. Poi Federico mi fa vedere la sua stanza, che comunque
divide con un altro, ed è un po' da riordinare, penso subito io, però è anche
accogliente, piena di oggetti quasi in ogni angolo. Così dico ad alta voce
esattamente ciò che ho pensato d’impatto, e Federico sorride, sicuramente è
d’accordo, penso io; perciò, facciamo brevemente il giro dell’appartamento e
poi si decide subito di andarcene, considerato che questo non è certo il luogo
giusto dove stare adesso.
Usciamo, in silenzio, e fuori è
quasi buio, così cerco qualche parola da dire a Federico sotto ai lampioni
della strada, ma non ne trovo, così penso, anche se la casa non mi è piaciuta
troppo, che resta però l’importanza del passo che ha fatto lui rompendo le
abitudini della sua famiglia. Credo comunque che Federico abbia compreso
perfettamente quello che penso, e credo anche che in qualche maniera sia
rimasto perfino lusingato dai miei comportamenti. Se Federico mi chiedesse di
metter su con lui un rapporto un po’ più stretto, credo gli direi di no, penso
adesso io, ma sono convinta che neanche a lui andrebbe bene qualcosa di diverso
dalla maniera come ci stiamo comportando. Loro due fanno un giro in centro
senza meta, e tanto per alleggerire la giornata si scambiano delle battute
spiritose, senza impegno; eppure, penso io, non ci sarebbe neanche bisogno di
parlare in certi momenti, visto che le nostre riflessioni silenziose sembrano
quasi comunicanti per conto proprio. Incontrano qualche ragazzo della scuola,
si fermano, dicono anche a loro qualche sciocchezza, si salutano, riprendono
semplicemente ognuno per la propria strada, e Cristina si sente bene,
tranquilla, perfettamente a posto. Non so, forse vorrei conoscere Marco, il
fratello di Federico, soltanto per comprendere un po' meglio i comportamenti
tra di loro, io che sono figlia unica. Però non devo assolutamente chiedere
niente, penso ancora io: non voglio in nessun modo essere entrante, curiosa,
ficcanaso; devo rimanere sempre ad una certa distanza dai problemi di Federico,
penso alla fine; anche se qualche volta le provo persino dentro di me le sue
preoccupazioni.
Bruno Magnolfi
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