Il piccolo mazzo delle chiavi gli
tintinna già tra le mani, mentre Achille giunge di fronte alla facciata della
palazzina dove abita con la sua famiglia. Dopo un attimo, rallentando il suo
passo, sceglie quella giusta, la inserisce nella serratura e quindi con una
piccola spinta apre il portone, intanto che il suo umore si fa leggermente più
scuro. Sale con calma i gradini di pietra, si rammenta vagamente dei periodi in
cui, per non tornare a casa troppo velocemente dopo il lavoro, si fermava in un
locale poco lontano a bere qualcosa, a parlare con qualcuno e a perdere del
tempo. Adesso però non ne ha più tanta voglia, quindi sale lentamente le scale,
osserva con calma la ringhiera, i gradini, il corrimano, poi apre la porta
dell’appartamento, ed infine registra dal corridoio l’insolito e completo
silenzio delle mura domestiche. Infine, entra lentamente nella cucina, e trova
sua moglie lì, con la testa appoggiata sul tavolo e le braccia attorno,
decisamente addormentata. Le scuote leggermente una spalla, e lei dopo un
attimo si desta, lo guarda, poi si tira subito in piedi, probabilmente
vergognandosi di essersi fatta trovare così, ma intanto che sta finalmente
diritta pare quasi barcollare, sembra perfino non essere in sé mentre cerca di
giustificare il suo comportamento, usando delle parole poco precise e
inconcludenti. <<Celeste, sei ubriaca>>, dice il marito quasi
incredulo, assumendo un’espressione di forte stupore, e lei ride, si muove
nervosamente, si ravvia i capelli con le mani, cerca quasi un angolo dove
nascondersi, poi scoppia a piangere, dimostrando all’improvviso forse una
realtà tenuta nascosta da chissà quanto tempo.
Nei minuti seguenti lei si chiude in
bagno, e suo marito si siede, quasi privo di forze, si guarda attorno, si
interroga su quello che possa essere accaduto, non trovando però alcun
appiglio. Aspetta a lungo, e poco dopo rientra in casa anche Marco, il figlio
maggiore, lasciando in aria dal corridoio un saluto sbrigativo e privo di
conseguenze, prima di entrare nella propria stanza. <<Marco>>, dice
allora suo padre alzandosi in piedi e andando verso di lui; <<la mamma
sembra non si senta molto bene, ed io non so proprio che cosa pensare>>.
Poco dopo Celeste esce dal bagno, e come avesse avuto un semplice capogiro,
dice soltanto: <<tutto a posto, adesso è passato, mi sento bene>>.
Sembra, in questo momento, che nessuno abbia più voglia di parlare, ed anche se
restano in aria diversi interrogativi, Achille accende la televisione, forse
cercando di rendere l’atmosfera meno pesante. Celeste, poco dopo, si avvicina a
lui, e con voce sommessa gli spiega come si sia recata dalla signora Marcella,
la loro vicina di pianerottolo, durante il pomeriggio, solo per renderle
qualcosa che le aveva prestato giorni fa, e di come poco dopo si siano sedute a
parlare davanti ad un bicchierino di liquore. <<Forse me ne ha versato un
po' troppo>>, dice adesso Celeste, <<ma quando sono rincasata mi
girava la testa come mai mi era accaduto>>. Achille annuisce, sembra
quasi disposto a crederle, ed anche se gli restano molti dubbi su questa
spiegazione, non avanza alcuna domanda. In fondo non prova un grande interesse
a contestare una cosa del genere, anche se resta convinto che a nessuno un
semplice bicchierino, oppure anche due, abbia mai fatto un effetto del genere.
Anche Celeste comprende di non
essere riuscita a convincere del tutto suo marito, ma adesso proprio la
questione di essere stata costretta dai fatti ad inventargli una cosa di quel
tipo, forse per la prima volta da quando si sono sposati, la fa sentire
fortemente a disagio, anche peggio di ciò che credeva possibile. In cuor suo si
sentirebbe persino portata a dirgli di colpo tutta la verità sui propri disagi,
ma sa bene che ciò aprirebbe un baratro nella loro esistenza, e lei non si
sente pronta per affrontare delle cose del genere. <<Magari tra qualche
tempo potrò essere più sincera con lui>>, pensa mentre riprende ad
occuparsi delle faccende di casa. Oppure spiegargli che qualcosa non sta certo
più andando come lei reputava possibile, e non soltanto per colpa della leggera
depressione manifestata ultimamente da suo marito, ma per quella sorta di
incapacità di dialogo che sembra si sia instaurata da qualche tempo in quella
casa. <<Forse, dobbiamo accettarci semplicemente per quello che
siamo>>, potrebbe dirgli in quel caso. <<E lasciare che tutto
proceda per proprio conto, anche se la strada di ognuno dei componenti della
nostra famiglia sembra che vada verso mete differenti>>. Certo, potrebbe
affrontare proprio in questo modo, Celeste, l’argomento più spinoso di tutti, e
magari gettare in questa maniera le basi per una ripartenza migliore e
maggiormente accettabile. Ma sarebbe facile essere mal compresa, ed inserire
nell’animo di tutti qualcosa ancora più difficile da spiegare e risolvere.
<<Forse è meglio fare finta di niente>>, pensa ancora mentre prova
la voglia insana di un altro goccetto. <<Lasciare che il tempo cicatrizzi
ogni ferita, e che la memoria si perda dietro all’incalzare del quotidiano, e
delle tante piccole variazioni dell'attualità>>.
Bruno Magnolfi
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