La voce di
Federico al telefono è apparsa subito debole, poco rassicurante, come se
coesistessero in lui due forze contrapposte o, meglio, due sentimenti: il
primo, la volontà di starsene quanto più possibile lontano dall’appartamento
della sua famiglia; ed il secondo, la preoccupazione di dare comunque un
dispiacere a sua madre, non rientrando a casa quella sera. <<Non
preoccuparti, mamma, vado da un amico che abita vicino alla pizzeria, perché
stasera sono proprio stanco, distrutto, e non ce la faccio più a pedalare
ancora dopo tutte le consegne che ho fatto oggi>>. L’amico è un ragazzo
con cui ha legato negli ultimi tempi, uno che porta come lui le pizze a
domicilio, e siccome abita in una casa in cui si sono divisi le stanze in
diversi tra studenti e lavoratori precari come lui, lo ha invitato a conoscere
gli altri, e visto che è tardi, per la notte gli ha detto che può anche
sistemarsi sopra il divano che sta nell’ingresso. Tenersi alla larga da Marco,
ha pensato subito Federico; evitare di vedere ancora la sua faccia inespressiva
che nasconde sempre e comunque un sacco di pensieri e di giudizi proprio su di
me, anche se non ne tira fuori mai neppure uno. Celeste, sua madre, non ha reso
neppure le cose troppo difficili, oramai ha compreso bene la scarsa solidarietà
che corre tra i suoi figli, e non desidera in questa fase rendere ogni
decisione ancora più complicata, magari mettendo addosso a Federico uno stato
d’animo poco tranquillo, in fondo per una semplice sciocchezza di quel genere.
<<Va bene>>, gli dice soltanto; <<però fai il bravo>>,
e poi riaggancia.
<<Mia
madre si preoccupa sempre>>, dice Federico all’amico mentre entrano nella
casa, come per giustificare il proprio comportamento. Nell’appartamento ci sono
gli altri ragazzi che lo salutano mentre stanno quasi per andarsene a dormire,
e Luciano, il suo collega delle consegne, dopo avergli presentato i suoi amici
e coinquilini, gli spiega che tra non molto uno dei ragazzi lascerà la propria
stanza, perché ha deciso di trasferirsi in un’altra città dove conosce delle
persone che possono aiutarlo col lavoro. <<Se vuoi prendere il suo
posto>>, dice Luciano con semplicità, <<per noi va bene>>.
Così gli spiega come funzionano le cose, quanto è previsto di affitto e come
vengono divise tutte le spese, e poi le pulizie dei sevizi in comune, la
gestione della dispensa e del frigorifero, e così via. Federico è preso subito
da un turbine di pensieri, ma quello che prevale è l’entusiasmo per la
possibilità di affrontare quasi una nuova esistenza, un’esperienza nei
confronti della quale per nessun motivo vorrebbe mai tirarsi indietro e
rinunciare. <<Ci devo pensare>>, dice comunque; <<potrei
darvi una risposta tra qualche giorno, se non avete troppa fretta>>. Uno
degli altri due ragazzi gli dice sbadigliando: <<allora,
benvenuto>>, quasi avesse già accettato, e Federico sorride, prendendo
quella combinazione come un vero colpo di fortuna che gli sta proprio
capitando.
La mattina,
quando poi si sveglia, si sente bene, tranquillo, in mezzo a quei ragazzi come
lui che gli offrono la colazione, e non in una famiglia dove non riesce più a
trovarsi bene. Marco invece non commenta: e quando sua madre gli spiega i
motivi per cui Federico non ha dormito a casa, mentre prepara le sue cose, si
limita ad appoggiare per comodità sopra al letto del fratello qualche libro che
gli serve e qualche cartellina con gli appunti universitari. Quindi esce per
andare in facoltà, mentre Federico inforca la sua bicicletta e se ne va al
liceo, con la promessa che ripasserà da casa di Luciano tra non più di due o
tre sere. La giornata per i due fratelli si svolge come sempre, senza che ci
sia qualcosa di particolare da registrare, ma quando Federico torna a casa e
trova il suo letto ingombro di libri e quaderni di Marco, va subito su tutte le
furie. Quando infine rientra suo fratello, lui ha già sgomberato in malo modo
il suo letto, ma ciò non toglie niente al fatto che la propria agitazione ha
raggiunto ormai livelli notevoli. <<Non ti pare il vero che io tolga il
disturbo, dico bene?>>, lo affronta a voce alta, e l’altro, che non trova
niente per rispondergli con il medesimo tono, si limita a sorridere per
mostrare come si possa fare una questione di una semplice sciocchezza.
<<Me
ne vado da qui>>, urla allora Federico senza mezze misure, poi prende una
vecchia valigia che tiene sopra l’armadio, e la riempie di vestiti senza
curarsi dell’ordine o di altro. Sua madre lo guarda sgomenta, anche suo padre
si fa avanti sulla porta della camera, ma lui ormai ha deciso: passerà un lungo
periodo in quella casa degli amici, cercando la maniera per dimenticarsi almeno
in parte di suo fratello e della sua famiglia. Celeste balbetta qualcosa con
modi addolorati, e nessun altro riesce ad opporre una ragione valida per farlo
desistere da quell’idea, tanto che trascorre solo un attimo, e lui è già lungo
le scale, senza neppure pensare di voltarsi indietro.
Bruno
Magnolfi
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