<<Pronto
Monica?>>, dice la zia di Monica ogni volta che le telefona. Da quando
non c’è più sua sorella, cioè la madre di Monica, lei si è legata molto a sua
nipote, fino al punto di telefonarle anche due o tre volte a settimana, tanto
per sentire la sua voce, per sapere come le vanno le cose, ma anche solamente
per scambiare con lei qualche chiacchiera o chiederle di qualche eventuale
novità pur senza grande importanza. Monica di controparte passa dalla casa degli
zii abbastanza spesso a fare una visita, e qualche volta si ferma a pranzo da
loro, da quando il loro unico figlio, ormai da diversi anni, se n’è andato
definitivamente ad abitare in Australia, a Sidney, città in cui ha trovato un
buon lavoro e dove si è ormai formato una famiglia propria. Parlano appunto del
cugino di Monica, certe volte, ma sempre meno spesso giungono delle notizie
fresche da quella parte di mondo, così con più frequenza le due donne rivangano
i bei momenti passati in cui erano ancora in vita i genitori della nipote, e
tutti erano più giovani e più spensierati, tanto che capitava alle due famiglie
di trascorrere assieme sia i fine settimana che i periodi di vacanza. Va da sé
che per tutti questi motivi la zia di Monica si sente affettivamente un po’
anche sua madre, e in effetti, anche se durante il pur breve periodo in cui lei
è stata sposata si erano immancabilmente un po’ allontanate, dopo la sua
separazione e poi con la morte dei suoi genitori loro due hanno preso a
frequentarsi regolarmente e a tentare di colmare quei vuoti che con evidenza si
sono sfortunatamente venuti a formare nella loro famiglia.
<<Oggi
ho preparato delle polpette buonissime>>, le dice qualche volta ad
esempio; <<Se ti trovi a passare da noi te le farei assaggiare
volentieri>>. A Monica non sembra vero ogni tanto trascorrere qualche
serata con gli zii, piuttosto che in solitudine nel proprio appartamento, anche
se continua sempre a confermare positivamente ai propri parenti il grande
equilibrio che ha trovato nella libertà della sua apparente solitudine.
<<È una brava ragazza>>, dice di lei sua zia a suo marito e a
chiunque l’abbia conosciuta nel quartiere anche soltanto per averla vista una
volta o due. <<Mi pare quasi impossibile che abbia potuto accettare così
facilmente di abitare in perfetta solitudine e di non cercare più alcuna
relazione con qualche bell’uomo che possa riempire la sua vita. Il fatto è che
lei con tutti è sempre stata socievole, aperta, solare, e adesso si fa fatica
ad immaginarla da sola nel grande appartamento che mia sorella le ha lasciato
in eredità. Con tutte le proprietà poi che le hanno fatto avere mia sorella e
suo marito dopo la loro morte, probabilmente non avrebbe neppure la necessità
di lavorare, anche se è evidente come lei vada volentieri in ufficio anche
soltanto per riempire la propria giornata con una attività normale >>.
Monica parla con lei al telefono dei suoi colleghi, del mestiere che svolge,
delle sciocchezze che certe volte avvengono in ufficio, e con i suoi modi
riesce ad essere sempre piacevole, estroversa, esauriente nei suoi argomenti, e
mai scostante.
Naturalmente,
con sua zia, Monica non parlerà mai dell’amicizia che sta coltivando negli
ultimi tempi con Renato, e neppure dei suoi concreti propositi per il futuro,
anche se avrebbe già deciso, con grande determinazione e a giochi fatti, di
mettere al corrente tutti quanti, ma solo nel momento più opportuno, e senza
alcuna titubanza. Anzi, non vede l’ora di poter spiegare a tutti, magari
sfoderando il suo miglior sorriso, che finalmente è in attesa di un figlio, e
che la sua decisione ferrea è quella di tirarlo su da sola, senza alcun
ingombro maschile, avvalendosi soltanto di un inevitabile aiuto da parte di
qualche balia e anche di una capace bambinaia. Se sua zia vorrà essere dalla
sua parte ed aiutarla a fare crescere suo figlio, come spera in cuor suo, lei
ovviamente ne sarà felice, ma non si aspetta certo l’appoggio incondizionato dei
parenti e degli amici. Non ha importanza, la sua vita non può essere destinata
a svolgersi senza un vero futuro, qualcosa di importante a cui valga la pena
dedicare tutta sé stessa e tutte le sue energie, senza limitarsi.
Certe volte immagina già, Monica,
si poter alzare il telefono e dire a sua zia con semplicità: <<Aspetto un
figlio, e oramai non manca neanche molto alla sua nascita. Ho avuto una
relazione senza grande importanza con un uomo, ed adesso lui è sparito dalle
mie giornate. Ma non ha alcuna importanza: questo figlio è mio, e non intendo
dividerlo assolutamente con nessuno, tantomeno con un ragazzone senza cervello
che probabilmente non potrebbe mai essere un vero padre>>. Silenzio,
all’apparecchio. Poi sua zia potrebbe riprendersi, e dire soltanto: <<È
una notizia bellissima>>, e commuoversi magari, come si conviene in dei momenti
di quel genere.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento