sabato 8 agosto 2009

All'alba, una ragazza.

            

            Dietro, dentro al furgone attrezzato da camper, dormivano tutti. Eravamo partiti di sera, subito dopo una cena veloce, e a mezzanotte erano tutti crollati, meno che io che continuavo a guidare. Era una strana sensazione quella di avere la responsabilità del viaggio, ma anche se qualche sbadiglio mi era stato inevitabile, per il resto sentivo la forza e la prontezza per continuare a guidare per tutta la notte.
Verso le tre, seguendo il percorso che avevamo segnato sulla cartina stradale, avevo lasciato l’autostrada costiera per prendere una strada statale che ci avrebbe fatto risparmiare parecchi chilometri, ma fu solo quando iniziò ad albeggiare che mi resi conto di avere completamente sbagliato. Andai ancora avanti con la lancetta del carburante che indicava una esigua riserva, poi mi fermai dentro a un paese dove tutto era immobile, compreso il distributore della benzina ancora serrato. Spensi il motore parcheggiando direttamente davanti alla pompa, pronto a gustarmi quel riposino fuori programma, ma solo dopo pochi minuti qualcuno bussò al finestrino.
Era una ragazza tedesca, che in un inglese un po’ approssimato mi spiegò che era fuggita da un posto vicino perché qualcuno che era con lei aveva cercato di infastidirla. Intanto ero sceso dal camper per evitare di svegliare quegli altri, e assieme a quella ragazza ero andato a sedermi su una panchina di fronte alla strada. Era una bella ragazza, capelli lunghi e sciolti, un vestito colorato e carino, così cercai con lei di vedere cosa era possibile fare, e lei mi parlò di questo suo amico che si era ubriacato e lei non sapeva se adesso era il caso di tornare indietro da sola. Mancavano ancora un paio d’ore all’apertura del distributore della benzina, potevo accompagnarla senza problemi, se gli altri si fossero svegliati avrebbero velocemente capito e non si sarebbero mossi da lì.
Prendemmo a piedi per una strada sterrata in discesa fiocamente illuminata da qualche lampione, anche se il cielo cominciava a schiarirsi, e dopo un buon quarto d’ora arrivammo a un segnale di legno che indicava il nome dell’agriturismo a cui eravamo diretti. Per tutto quel tratto di strada eravamo rimasti in silenzio, e quando si era giunti in prossimità della casa, ci accorgemmo che la porta era chiusa e nonostante il nostro bussare nessuno era disposto ad aprirci. Ci sedemmo sotto a una pergola per cercare un’idea, ma poco dopo quello che doveva essere il suo amico venne ad aprirci e intavolò con la ragazza una discussione in tedesco, per me incomprensibile.
La faccenda pareva protrarsi, e lei non sembrava aver voglia di spiegarmi qualcosa, così in una pausa io dissi che forse era il caso per me di tornarmene indietro. Poi tutto sembrò prendere una piega per me inaspettata: il ragazzo venne verso di me, mi disse qualcosa puntandomi un dito quasi nel naso, io cercai di scansargli la mano, e lui tirò un pugno che mi face rovinare per terra. Perdevo sangue ad uno zigomo, e all’improvviso un sonno incredibile mi colse senza preavviso, lasciandomi a terra per svariati minuti. Quando riuscii a riprendermi e a rialzarmi da lì, i due erano rientrati nell’agriturismo, lasciandomi solo come un cretino. Mi bagnai la faccia alla fontanella davanti alla casa, mormorai qualche imprecazione tra me, poi ripresi la strada sterrata da cui ero arrivato.
La salita si fece sentire, e dovetti fermarmi più di una volta mentre il sole già caldo mi faceva sudare. Quando arrivai nel paese mi accorsi immediatamente che il distributore di benzina era già aperto, ma il camper assieme ai miei amici non c’era. Mi sedetti sulla panchina poco distante e immaginai la mia vacanza finita, i miei amici distanti, ed io senza soldi a cercare una maniera per andarmene da quello stupidissimo posto. Chiusi gli occhi e forse dormii per diversi minuti, in preda ad un profondo sconforto. Quando ripresi coscienza i miei amici erano lì, e tutto come d’incanto adesso poteva riprendere,come nulla fosse accaduto.


            Bruno Magnolfi

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