Si era appoggiato leggermente alla
porta, Giuseppe, naturalmente cercando di non produrre alcun rumore, e soltanto
per una specie di curiosità, ma senza neppure sapere con maggiore esattezza che
cosa avrebbe voluto veramente capire restando là dietro. Si avvertivano dei
rumori all’interno, si capiva che qualcuno parlava a voce non troppo alta, e quasi
nient’altro, ma quel senso di immediatezza che si poteva immaginare restando al
di fuori dell’uscio, era già sufficiente per tenere lui in quella posizione,
immobile, inchiodato sopra la soglia. Giuseppe conosceva l’interno di quella
stanza, ed osservando adesso a distanza ravvicinata la porta massiccia di legno
ben chiusa, riusciva a raffigurarsene mentalmente anche il perimetro interno,
ricostruendola quasi perfettamente, con i suoi mobili, le sedie, e tutto ciò
che in quelle rare volte, quando era potuto entrare là dentro, aveva notato.
Adesso tutto gli pareva caratterizzato da larghi spazi, una scrivania imponente
e una grande finestra, luminosa, importante, che ricordava si aprisse sulla
parete di destra.
Si sarebbe deciso senz’altro qualcosa
di sostanziale là in quell’ufficio, Giuseppe ne era più che sicuro, ma non c’era
bisogno di grande fantasia per capire che le cose avevano ultimamente raggiunto
un punto tale da non poter essere lasciate senza una direzione precisa di
cambiamento. C’era da prendere delle decisioni concrete, questo era il punto,
ed anche se in molti probabilmente non ne sarebbero rimasti contenti, una volta
approntate le cose, non c’era proprio altro da fare, si doveva senz’altro procedere,
lui ne era convinto: ogni cambiamento sarebbe dovuto seguire senza neppure
indugiare ulteriormente, per lui adesso era la cosa migliore da fare, gli
pareva addirittura che quella riunione che stava avvenendo dentro la stanza
fosse stata rinviata anche di troppo.
Giuseppe soprattutto si sentiva
curioso, non gli interessava neanche risultare
più o meno favorito dai risultati che si sarebbe raggiunto dopo le
disposizioni che avrebbero preso: si sentiva anzi sereno, avrebbe accettato
qualsiasi decisione messa a punto dietro o davanti a quella scrivania, a patto
naturalmente che nessuno avesse posto in discussione il suo ruolo. Del resto,
grandi problemi non gli sembrava si ponessero, se non quello scarso scambio di
informazioni che ultimamente c’era stato in quel loro ambiente, tra tutti i
colleghi, quasi la ricerca per ognuno di tenersi sulle posizioni ormai
maturate, come non si fosse favorito uno scambio aperto e fruttuoso, non si
fosse messo in pratica nessun tentativo di far elaborare idee più avanzate, lasciando
in pratica tutto quanto com’era, insomma, senza incoraggiare alcun cambiamento.
In ogni caso, anche se ormai era del
tempo che si bisbigliava di tutto quanto lungo quei corridoi, alla fine anche a
Giuseppe, come anche ai suoi colleghi, non gli era parso che quegli argomenti fossero
così importanti, così fondamentali, come all’improvviso sembrava, e tutti
quanti insieme, come per una sorta di forma solidale, erano rimasti praticamente
a guardare, in modo neutrale, a svolgere come sempre i loro ruoli e
nient’altro. Lui invece, adesso, dietro alla porta, si sentiva improvvisamente,
chissà perché, quasi un inetto, uno che non aveva compiuto completamente il
proprio dovere: gli pareva addirittura che qualcuno, uscendo da quell’ufficio,
si sarebbe potuto prendere il lusso di rimproverarlo, di farlo sentire privo di
un vero attaccamento ai suoi compiti, cosa questa che lo avrebbe lasciato
addirittura senza parole.
Così rimaneva là dietro, Giuseppe,
praticamente soltanto per la voglia di ascoltare in anticipo la parola fondamentale
che gli avrebbe potuto render chiaro tutto il quadro della faccenda, ma per
quanto continuasse a sforzarsi, non era ancora riuscito a comprendere niente. Poi
qualcosa si mosse, si sentirono dei passi di qualcuno che dall’interno si stava
avvicinando alla porta, si avvertiva una mano già sulla maniglia mentre premeva
per riuscire ad aprirla, i cardini scricchiolarono mentre lasciavano girare
sopra di sé il legno vecchio e pesante dell’uscio, qualcuno con espressione
seriosa si era quasi affacciato sul corridoio, aveva visto probabilmente una
persona che restava vicina, ma Giuseppe si era già scostato di un passo,
inchinandosi a chiunque fosse stato là dentro: non ci fu alcun bisogno di dire
qualcosa, lui era d’accordo, senza alcun dubbio.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento