domenica 17 luglio 2011

Al cospetto di un pensiero diverso.

            
            Corrado entra in casa, si siede, aspira la tranquillità che emana dalle sue cose, da quegli oggetti comuni da cui è circondato. Immagina qualcuno, là dentro, accanto a lui, un personaggio qualsiasi, inventato, che si muova lentamente lungo la parete, e che semplicemente osservandolo sia in grado di ricavare un giudizio su quella sua solitudine, quelle abitudini, quel continuo cercare la protezione delle mura di casa. Lo vede, sta fermo, lo guarda. Lui si volta, sa perfettamente che se riesce a distrarsi il suo personaggio svanisce, riappare soltanto nei casi in cui resta immobile e non ha niente di cui occuparsi. Allora si siede, il suo personaggio è lì, accanto a lui, sembra che dica tra sé: il vento muove le foglie degli alberi, sulle strade la gente s’incontra, dentro ai locali alcuni si sentono bene a scambiare opinioni tra loro. 
            Silenzio, l’orologio sul muro ticchetta le ore per proprio conto, Corrado si alza, la serata fuori dalla finestra appare bella, non c’è alcuna ragione per trattenersi ancora tra le mura domestiche: il suo personaggio è presente, adesso è seduto con le braccia rilasciate sopra le gambe, sembra aver assunto un atteggiamento diverso, come se non trovasse più necessario rompere l’intimità della casa per lasciare entrare quel tanto di fresco, di inesplicato, di novità che le strade della città sembrano offrire.
            Corrado si sente preoccupato: qualche volta la sua solitudine è superiore a qualsiasi altra realtà, e anche uscendo, andandosene in giro in mezzo alla gente, le cose non sembrano cambiare, anzi, certe volte quella sensazione angosciosa sembra acuirsi. Si muove per casa indeciso su tutto, poi capisce, dallo scatto della serratura nel portoncino, che la sua vicina del piano di sopra è rientrata. Resta attento a qualsiasi rumore, la sente muoversi lungo le tre stanze dell’appartamento identico al suo, la segue da un vano a quell’altro, gli riesce persino di vederla tanto è concentrato intorno a tutti quei suoi comportamenti.
            Infine cala il silenzio, Corrado disperato guarda il suo personaggio che lo osserva a sua volta, sembra quasi che uno di loro non riesca a rendersi conto di quel vuoto improvviso, come se il tempo, invece di prendersi una semplice pausa, si fosse interrotto del tutto. Corrado si alza, adesso sente il bisogno di fare qualcosa, allora indossa la giacca, il peso rassicurante delle chiavi dentro una tasca, la voglia improvvisa di lasciare là dentro tutto quanto: esce chiudendo con cura il portoncino del suo appartamento, senza avvertire dentro la testa neppure un pensiero su ciò che sta componendosi.
Poi si immobilizza sul pianerottolo, osserva le scale che scendono e salgono, quasi smette di respirare tanto la spinta che prova è ormai determinata: in un attimo, senza neppure riuscire a rendersi conto davvero di ciò che lo spinge, è davanti alla porta della sua vicina, al piano di sopra. Appoggia con accortezza l’orecchio sul legno, analizza ogni rumore che percepisce, resta lì a lungo come incapace di qualsiasi altra cosa, fino a quando il suo personaggio, con modi lenti e rassicuranti, gli si para davanti, lo prende per mano, lo riporta nel suo appartamento. Corrado adesso si sente più tranquillo, ma quella solitudine sa che lo sta frastornando, si convince in un attimo che deve finire, che deve smetterla di starsene lì, lo ha promesso a qualcuno, a quel personaggio che non lo abbandona, che è sempre con lui e non lo tradirà mai, probabilmente, per nessuna buona ragione.


Bruno Magnolfi  

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