Corrado
entra in casa, si siede, aspira la tranquillità che emana dalle sue cose, da
quegli oggetti comuni da cui è circondato. Immagina qualcuno, là dentro,
accanto a lui, un personaggio qualsiasi, inventato, che si muova lentamente
lungo la parete, e che semplicemente osservandolo sia in grado di ricavare un
giudizio su quella sua solitudine, quelle abitudini, quel continuo cercare la
protezione delle mura di casa. Lo vede, sta fermo, lo guarda. Lui si volta, sa
perfettamente che se riesce a distrarsi il suo personaggio svanisce, riappare
soltanto nei casi in cui resta immobile e non ha niente di cui occuparsi.
Allora si siede, il suo personaggio è lì, accanto a lui, sembra che dica tra
sé: il vento muove le foglie degli alberi, sulle strade la gente s’incontra,
dentro ai locali alcuni si sentono bene a scambiare opinioni tra loro.
Silenzio,
l’orologio sul muro ticchetta le ore per proprio conto, Corrado si alza, la
serata fuori dalla finestra appare bella, non c’è alcuna ragione per
trattenersi ancora tra le mura domestiche: il suo personaggio è presente,
adesso è seduto con le braccia rilasciate sopra le gambe, sembra aver assunto
un atteggiamento diverso, come se non trovasse più necessario rompere
l’intimità della casa per lasciare entrare quel tanto di fresco, di inesplicato,
di novità che le strade della città sembrano offrire.
Corrado
si sente preoccupato: qualche volta la sua solitudine è superiore a qualsiasi
altra realtà, e anche uscendo, andandosene in giro in mezzo alla gente, le cose
non sembrano cambiare, anzi, certe volte quella sensazione angosciosa sembra
acuirsi. Si muove per casa indeciso su tutto, poi capisce, dallo scatto della
serratura nel portoncino, che la sua vicina del piano di sopra è rientrata.
Resta attento a qualsiasi rumore, la sente muoversi lungo le tre stanze
dell’appartamento identico al suo, la segue da un vano a quell’altro, gli
riesce persino di vederla tanto è concentrato intorno a tutti quei suoi comportamenti.
Infine
cala il silenzio, Corrado disperato guarda il suo personaggio che lo osserva a
sua volta, sembra quasi che uno di loro non riesca a rendersi conto di quel
vuoto improvviso, come se il tempo, invece di prendersi una semplice pausa, si
fosse interrotto del tutto. Corrado si alza, adesso sente il bisogno di fare
qualcosa, allora indossa la giacca, il peso rassicurante delle chiavi dentro
una tasca, la voglia improvvisa di lasciare là dentro tutto quanto: esce
chiudendo con cura il portoncino del suo appartamento, senza avvertire dentro
la testa neppure un pensiero su ciò che sta componendosi.
Poi si
immobilizza sul pianerottolo, osserva le scale che scendono e salgono, quasi
smette di respirare tanto la spinta che prova è ormai determinata: in un attimo,
senza neppure riuscire a rendersi conto davvero di ciò che lo spinge, è davanti
alla porta della sua vicina, al piano di sopra. Appoggia con accortezza l’orecchio
sul legno, analizza ogni rumore che percepisce, resta lì a lungo come incapace
di qualsiasi altra cosa, fino a quando il suo personaggio, con modi lenti e
rassicuranti, gli si para davanti, lo prende per mano, lo riporta nel suo
appartamento. Corrado adesso si sente più tranquillo, ma quella solitudine sa
che lo sta frastornando, si convince in un attimo che deve finire, che deve
smetterla di starsene lì, lo ha promesso a qualcuno, a quel personaggio che non
lo abbandona, che è sempre con lui e non lo tradirà mai, probabilmente, per
nessuna buona ragione.
Bruno Magnolfi
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