Franko
a fine giornata sta sistemando le ultime cose prima di chiudere la sua officina
e andarsene a casa come già hanno fatto i suoi ragazzi da poco più di mezz’ora.
Due tizi che non ha mai visto si fermano davanti ai suoi piedi in silenzio,
dopo aver abbassato la testa sotto alla serranda mezza calata ed essere
entrati, le mani dentro le tasche, le facce serie, senza espressione. Dicono,
senza attendersi alcuna risposta, che hanno una macchina da riparare, e poi
basta.
Franko
capisce al volo che non è il caso di replicare, resta immobile ad osservare il
tizio che si è fatto più avanti, mentre l’altro tira su la serranda e va a
prendere l’auto di fronte, una grossa Ford con la parte anteriore sinistra completamente
sfasciata. Puoi smontare i pezzi ammaccati, dice il tizio; domani mattina la
prima cosa che fai prendi le parti da sostituire dal tuo rivenditore, le
vernici con attenzione e rimonti tutto quanto, come se niente fosse accaduto,
noi staremo con te. E’ semplice, adesso telefoni ai tuoi ragazzi e gli dici che
domani la carrozzeria sarà chiusa, inventati tu una scusa qualsiasi.
Franko
non dice niente, sa che non può fare altro che quello che gli è stato detto,
lui abita da solo, probabilmente lo sanno anche loro, nessuno lo aspetta, può
rimanere lì a lavorare per tutta la notte, e loro ci contano. Rimane in
silenzio, ripassa quelle istruzioni e si proietta con i pensieri al giorno
seguente, quando quei due saranno usciti da lì, con la macchina a posto.
Telefona, poi prende gli attrezzi e senza parlare inizia a smontare il faro e
il parafango.
Franko
con la coda dell’occhio vede i due tizi che si sono seduti sul fondo della sua
officina, su dei sedili smontati, e senza farsi notare raggiunge l’ufficio lì
accanto, in mente il numero di telefono della polizia. Gli tornano in mente gli
anni in cui andava a scuola, e si firmava con quella kappa per guadagnarsi
maggiore rispetto. Non è una telefonata ciò che davvero vuol fare, ma non
riesce ad avere un’idea, così esce da lì e riprende il lavoro.
Franko
si sente un po’ stanco, sa che dovrà dormire là dentro stanotte, e dopo due ore
la macchina ha la parte davanti completamente smontata. I tizi osservano tutto
quanto annuendo, gli dicono di far sparire da qualche parte i pezzi smontati,
uno va a prendere qualcosa da mangiare alla tavola calda: quando torna tutti si
sistemano sui sedili reclinati delle auto in riparazione. La notte trascorre in
maniera estenuante, al mattino presto niente è diverso, tutto è rimasto
com’era.
Franko
si sente uno stupido inetto, il nervosismo gli corre sotto alla pelle, ma
continua a cercare di starsene tranquillo e in silenzio, mandando avanti tutte
le cose. Forse potrebbe sollevare un po’ la serranda, uscire velocemente e
chiudere i tizi là dentro, ma la sua vita sarebbe segnata. Percorre diverse
volte tutta l’idea, come a cercare un sollievo, poi fa un cenno ad uno di loro.
Salgono ambedue sul suo furgone e si incamminano per andare a prendere i pezzi
che mancano. La giornata passerà, pensa più volte, in seguito non ci sarà
neppure bisogno di ricordarla.
Bruno
Magnolfi
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