sabato 24 settembre 2011

Pensieri immutabili.

            
            Alex era sicuro di aver agito d’istinto quando aveva colpito con quel forte pugno il volto del suo amico, dentro al locale dove andavano spesso a parlare e a bere una birra in pace dopo il lavoro. Non c’era stato neppure un vero motivo per quella insolita reazione che lui aveva avuto a certe parole, soltanto il bisogno di rendere chiaro quanto per lui fosse importante manifestare tutto il suo forte dissenso rispetto alle idee dichiarate dall’altro. Se ci pensava non ci trovava davvero alcuna razionalità in quello che era accaduto, eppure lui si sentiva ancora convinto che il motivo importante che l’aveva portato ad agire in quel modo, era qualcosa che sul momento si era dimostrato impossibile da accantonare.
            Alex non era un risoluto, neppure un violento, non lo era mai stato, normalmente sentiva il bisogno di chiarire le cose con le parole, ma spesso gli succedeva di chiudere ogni pensiero in se stesso, come ignorando tutti coloro che gli stavano attorno, quasi come se le sue riflessioni fossero inesplicabili. Ripensandoci, non ricordava neanche il vero motivo che aveva fatto scattare quella sua reazione dentro a quel bar, eppure non si era dispiaciuto di quanto era accaduto, come se dentro di sé giudicasse impossibile un diverso comportamento. E in fondo tutto questo adesso non aveva alcuna importanza: lui era una persona, e in base a questo i sentimenti che provava erano tutti commisurati alla sua vita, le sue esigenze, le sensazioni.
            Le giornate trascorrevano quasi tutte nella stessa maniera, il lavoro riempiva la maggior parte del tempo, i pensieri, gli scambi di idee, erano tutti elementi lasciati in disparte, relegati ad uno spazio mentale costituito da qualche risata, e dall’aspetto consolatorio e scontato di essere tutti all’interno dello stesso sistema. Anche bere una birra dopo il lavoro era quasi soltanto una maniera per digerire qualcosa che non si sapeva neppure fosse indigesta.
            C’era stato un brevissimo battibecco subito dopo il suo pugno, e il suo amico se n’era subito andato tenendosi la mascella con una mano; anche il barista aveva detto qualcosa, ma Alex era rimasto impassibile, seduto esattamente dove si trovava, riprendendo a bere la sua birra in silenzio. Infine aveva pagato ed era uscito da quel locale, camminando lentamente lungo la strada per tornarsene a casa, ripensando vagamente a quanto era accaduto: avrebbe telefonato al suo amico nella serata, gli avrebbe detto qualcosa, forse non ci sarebbe stato neanche bisogno di trovare delle scuse per far passare via quello che ormai aveva combinato; avrebbe forse detto, modulando la voce su un registro più grave e sottotono, che oggi si vive tutti in un mondo difficile, dove ognuno si sente schiacciato da un’omologazione continua che non guarda in faccia nessuno. Si, adesso era convinto, gli avrebbe parlato di cose del genere, restando su argomenti generici, senza entrare in alcun dettaglio, evitando di confessare di sentirsi dispiaciuto, perché questa non era neppure la verità. Il suo amico lo avrebbe capito, Alex ne era proprio sicuro.


            Bruno Magnolfi

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