Fuori
da questa finestra tutto il mondo mi è ostile, pensava l’anziano pensionato
mentre osservava qualcosa lungo la strada, scansando appena la tendina dentro
la stessa stanza dove passava la maggior parte del tempo. Qualche automobile si
rincorreva con i fanali già accesi, alcuni pedoni camminavano in fretta lungo
il muro di fronte, quasi impauriti dai motori e dai rumori del traffico, anche
se la giornata scorreva come sempre aveva fatto a quell’ora. C’erano delle
volte in cui l’uomo doveva addirittura sforzarsi per non ridurre ad una serie
di impressioni del tutto individuali la realtà che osservava attorno a sé, cercando
un punto di vista maggiormente obiettivo, una logica che potesse dargli il senso
di quanto era percepito da tutti, anche se in altri casi gli pareva impossibile
che le persone non si accorgessero di quanto lui registrava nella sua mente.
Devo
cercare gli aspetti importanti che colpiscono gli altri, e tentare di reagire
nella stessa maniera, si diceva a volte nei momenti in cui restava seduto sulla
sua poltroncina a ripensare qualcosa di cui tentava di trovare un giudizio
maggiormente distaccato di quanto generalmente gli tornava naturale. Poi usciva
di casa, anche se fuori non era a suo agio, e si inoltrava lungo le strade per
cercare di capire da che cosa erano attratti i cittadini che vivevano in quel suo
stesso quartiere. Infine tornava a rimettersi dietro quella tendina, o seduto sulla
poltrona, e spesso riprendeva ad immergersi nei suoi pensieri di sempre, senza
trovare la maniera per sentirsi veramente sereno.
La
sua dottoressa gli aveva detto tante volte che abitare da solo alla sua età era
quasi un elemento di rischio per la sua salute mentale, e che doveva cercare di
uscire da quell’isolamento in cui inesorabilmente cadeva. Così gli aveva
spiegato come dovesse sforzarsi, ed evitare di lasciarsi andare a pensieri ed
idee troppo individuali, che riguardavano soltanto lui, e riflettere meno sulla
sua persona e sulle sue cose, impegnandosi al contrario ad immaginare quello
che era importante per gli altri, assumendo un atteggiamento maggiormente
collettivo, qualcosa che lo riportasse a confrontarsi con le persone, a cercare
un dialogo, un rapporto con tutti.
In
questo processo però si era messa di mezzo anche una maledetta paura: di cadere
lungo le scale, per esempio; di restare vittima del traffico lungo le strade;
di essere additato da quel vicinato che neanche gli rivolgeva un saluto quando
lo incontrava sul marciapiede. Per questo l’anziano pensionato aveva deciso di
uscire di casa il meno possibile, anche se tutto, tra le sue mura, gli pareva
peggiorare progressivamente. Ma dietro a quella finestra ritrovava il punto di
osservazione tramite il quale comprendere tutte le cose: la realtà complotta
contro di me, pensava; la nevrosi della gente, la tecnologia incomprensibile,
la fretta, l’isolamento di tutti. Sono sempre più solo, si diceva, e mi risulta
impossibile interrompere questo processo.
Poi,
un pomeriggio, aveva preso il suo bastone da passeggio, si era avvicinato con
calma alla solita finestra, e con decisione ne aveva rotto il vetro, lasciando
che si sbriciolasse in mille piccoli pezzi: un po’ di vento era entrato, aveva
smosso quella tendina, e lui si era sentito più vivo, come se quel gesto fosse
l’inizio di qualcosa di veramente diverso. Infine era uscito da casa indossando
la sua giacca migliore, aveva incontrato una donna appena fuori dal suo portone
e l’aveva guardata negli occhi: buongiorno, le aveva detto con un sorriso; oggi
può essere sicuramente una bella giornata per tutti; è sufficiente avere la
volontà per viverla in questa esatta maniera, non trova?
Bruno
Magnolfi