lunedì 24 ottobre 2011

Gli amanti della fine del Giorno (terza parte).

            
            Non mi interessa avere un motivo per restare fuori da tutto, mi è già sufficiente poter starmene qui, sdraiato su questa poltrona all’aperto, aspirare l’aria della sera che lentamente, tra qualche minuto, sfumerà nel buio della notte, soltanto per sapere che ogni cosa va bene, che non ho bisogno di altro, se non di questa sensazione di vita che oltre ad ogni apparenza continua a scorrere in modo deciso fuori e dentro di me. Osservo senza interesse qualcosa di cui non comprendo appieno neppure la natura, poi volgo lo sguardo verso un altro interesse, un elemento che mi sembra più vicino alle mie idee, ai miei liberi pensieri.
            La vita è fatta così, penso, poi riprendo a sorridere agli altri che stanno qui insieme a me, ad ammirare questo tramonto di sole che in apparenza ci accomuna in maniera insperata, e che in realtà ci rende isolati e distanti l’uno dall’altro. Mi è stato detto che è la morte che fa amare la vita, e la paura cosciente che non sorga più il sole, e che tutto si concluda qui, esattamente stasera, ci fa desiderare la sua rinascita in maniera spasmodica, anche se ognuno mette del proprio dentro a questi pensieri, e i paragoni tra noi, pur stando insieme, sembrano oltremodo difficili.
            Ma una scintilla  d’improvviso scatena la pianura e le colline, una vibrazione percorre la nostra parte sensibile, qualcosa come la paura di perdere ciò che apparentemente abbiamo acquisito: mi alzo dal posto dove mi trovo seduto, guardo gli altri quasi negli occhi, chiedo loro quanto davvero potremmo resistere ad immaginare la luce sopra di noi, le ombre che pian piano si allargano, quell’ultimo spicchio di sole che lentamente ci lascia orfani di qualcosa che non sappiamo neppure cosa sia veramente. Loro mi guardano soltanto un momento: c’è probabilmente qualcosa che non va nei miei pensieri, decidono senza parlare, però si alzano come ho fatto io, tolgono i loro occhiali, si rendono conto che questo confronto renderà tutti più poveri, privi anche di quell’entusiasmo assolutamente necessario, degno di cose importanti, ma poi lentamente tornano a risistemarsi seduti, stanchi di parole e di gratuito raziocinio, come se quel tramonto fosse più importante di ogni altro aspetto, necessario alla stessa esistenza.
            Anch’io torno a sedermi; forse è proprio questo il punto, immagino: non c’è una vera logica in molto di ciò che facciamo, si può essere d’accordo su tutto, oppure no, decidere una volta per sempre che la mancanza di senso non è cosa umana, o che dentro di noi sappiamo da tempo remoto ciò che va bene e quello che invece non va. Oppure si, possiamo decidere proprio al contrario che siamo alla ricerca di qualcosa che non riusciamo a trovare, e che alla fine è proprio questo l’elemento più umano di tutti. Proseguiamo a guardare; forse sarà una serata speciale.


            Bruno Magnolfi – A margine di “People in the Sun” di E. Hopper.

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