Su
quello spiazzo costituito da rocce grigie irregolari, come una specie di
piccola altura, l’uomo primitivo osserva la fitta vegetazione del bosco poco
sotto di lui. Sa che da li a poco deve affrontare il suo nemico temibile che
adesso forse si nasconde là dentro, ciò nonostante sembra essere preso da una
strana e insolita calma, come se tutto questo lo riguardasse soltanto in minima
parte. Ha già provato altre volte a restare da solo, unico dominatore del
luogo, e nella proiezione che in quei casi se ne è dato, ha assaporato il gusto
profondo di quella dimostrazione di forza, come di qualcosa di meraviglioso. Ma
adesso, chissà perché, tutto questo non gli pare più tanto importante, o
meglio, pensa alla sfida nei confronti dell’altro, e prova soltanto il timore
che una volta abbattuto il suo simile, molto nei suoi giorni quasi si privi di qualsiasi
significato.
Gli
sembra forse inutile adesso seguire i suoi istinti profondi, come sempre peraltro
ha fatto nella sua vita: sente che i suoi pensieri di oggi lo trascinano da
tutt’altra parte, anzi, gli pare urgente e importante che lui assuma come
fondamentale quel diverso punto di vista, quasi che le sue idee, la sua maniera
di essere, il suo comportarsi, abbiano improvvisamente necessità di un
confronto più costruttivo, di una diversa opinione con cui misurarsi, magari
addirittura di un aspetto critico differente da quello che ha sempre avuto.
Questo,
riflette l’uomo primitivo sopra l’altura, mentre continua a starsene eretto su
quel luogo così giusto per tenere sotto controllo la zona, anche se in fondo a
lui non interessa quasi più rimanersene lì, come se la sua mente in quegli
ultimi giorni avesse maturato un diverso convincimento su tutto, un modo di
vedere le cose distante da quella che è stata la sua opinione di sempre. Sa che
il nemico è là attorno, rintanato nel fitto della vegetazione, da qualche
parte, eppure gli pare quasi di non temerlo neanche: gli sembra sciocco il loro
contrapporsi come animali, quel farsi guerra per una sciocca supremazia, tanto
da immaginare al contrario un possibile sodalizio e un’alleanza fruttuosa fra
loro, un patto da stringere, forse, qualcosa di diverso da sempre, ma che possa
servire maggiormente ai loro simili scopi.
Poi
accade qualcosa, un ramo d’albero cade a terra spezzato, una pietra vortica
dentro l’aria, lui si china timoroso ad osservare quanto sta per succedere. Quasi
non importa chi sarà tra di noi a cadere a terra ammazzato, pensa; in quel caso
avremo perso ambedue, non avremo maturato nessuna possibilità di tentare
un’esistenza diversa, una differente maniera di vedere le cose. Infine si alza,
tiene tra le mani una pietra di discrete dimensioni, sa che ha un vantaggio
notevole sull’altro restando sopra l’altura, e infine lo vede, è lì, poco sotto
di lui, sta brandendo qualcosa, lo minaccia, così, quasi d’istinto, scaglia la
sua arma dall’alto colpendolo in pieno, proprio sopra la testa.
L’uomo
primitivo scende velocemente ad osservare da vicino quel corpo, l’altro a terra
esala oramai gli ultimi suoi respiri, lui lo guarda, forse prova un senso di
dispiacere dentro di sé. Infine torna ad osservare la vegetazione indifferente
attorno alle rocce: adesso lui è più solo, ne ha quasi certezza, sente che il
suo punto di vista egoistico forse è profondamente sbagliato, ne è quasi
cosciente, eppure non rinuncia a quell’ultimo sprezzo, e sputa, come ha fatto
altre volte in casi del genere, sopra a quel cadavere immobile.
Bruno
Magnolfi
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