Oltre
lo stradone polveroso che costeggiava un fosso d’acqua nera e piena di
immondizia, non c’era niente, solo terreni abbandonati su cui spuntavano
erbacce e ciuffi di canne mezze marce. L’accampamento dei nomadi si trovava
poco più avanti, e non si capiva come facesse quella gente a vivere lì, in una
zona così insana, maleodorante, anche se nessuno in fondo se ne preoccupava
veramente.
I
ragazzetti che abitavano negli ultimi palazzoni popolari della periferia, certe
volte si spingevano tutti insieme fino da quelle parti, forse per semplice
curiosità, oppure per andare a vedere le persone più disgraziate di loro, o
soltanto per gioire nel rendersi conto delle miserie che vedevano. Insieme agli
altri andava anche lui, ma in genere restava indietro di un passo o due mentre tutti
camminavano, e la maggior parte delle volte non diceva niente, a meno che uno degli
altri ragazzi non gli chiedesse qualche cosa.
Lui
era sempre stato così, si era sempre comportato in quel modo, non gli
interessava raccontare le proprie cose a tutti come facevano loro, piuttosto
preferiva rimanersene in silenzio, osservarsi attorno, ogni tanto, guardare le
scarpe degli altri che gli camminavano davanti, e fantasticare su qualcosa,
qualcosa che spesso non sapeva neppure lui che cosa fosse.
Un
giorno gli altri si erano nascosti là vicino per tirare sassi contro le
baracche dei nomadi, ma lui no, a lui non interessavano cose di quel genere,
lui non aveva mai sentito dentro di sé la necessità dell’azione, fare a botte,
misurarsi nella corsa e cose di quel genere; gli era sufficiente starsene
vicino agli altri e perdersi per tutto il tempo nei suoi pensieri strampalati.
Così,
in un giorno in cui era uscito di casa da solo e camminava lentamente senza
meta, quando qualcuno incontrandolo gli aveva chiesto dove fossero i suoi
amici, lui aveva risposto con semplicità che non ne aveva di amici, che non ne
aveva mai avuti, e che forse il suo modo di essere non gli avrebbe mai permesso
neppure di averne.
Questa
cosa si seppe, e allora i ragazzi iniziarono a portarlo in giro con loro anche
più spesso, cercarono di farlo sorridere, di fargli vedere le cose più
divertenti di cui erano a conoscenza, ma lui, per quel periodo, si limitò a seguirli
in silenzio come aveva sempre fatto, fino a quando un giorno si fermò sullo
stradone polveroso, vicino al campo nomadi, e rimase lì immobile, soltanto per
dire: anch’io, quando sarò più grande, voglio costruirmi una baracca, e venire
a vivere qui, insieme a questa gente.
Bruno
Magnolfi
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