Probabilmente
non aveva pensato proprio a niente iniziando a colpire, si era semplicemente
sentito attraversare da una fenomenale scarica elettrica, che aveva subito
generato un impulso del tutto irresistibile, la furia cieca e inumana. Era
rimasto immobile e in silenzio per quasi tutta la sera, chiuso nella sua camera
da letto con una bottiglia di birra e la televisione, nell’attesa che quelle
donne con poco cervello, rimaste in cucina per una delle riunioni settimanali
che tenevano regolarmente, la finissero con quei loro discorsi monotoni e
insopportabili.
A
un certo punto, sentendo forse dire il suo nome nella stanza dove stavano
tutte, gli era venuta addirittura voglia di uscire, andarsene a respirare un
po’ d’aria fresca fuori da lì, ma non aveva avuto il coraggio di farsi vedere,
di mostrare a quelle donne che lui si era chiuso dentro una stanza, che stava
lì come uno scemo, e non aveva niente di meglio da fare. Così, con il volume
audio al minimo, era tornato a cercare qualche programma alla televisione,
senza trovare niente di niente, niente che gli potesse togliere il disagio che
continuava a provare.
Poi
aveva appoggiato l’orecchio alla porta, come per cercare di comprendere il
motivo di tanto parlare, ma aveva capito ben poco, se non che sua moglie
interveniva soltanto ogni tanto per confermare qualcosa che dicevano le altre,
giusto per dire, e con voce più bassa di tutte, spiegando che lei era
d’accordo, che si ritrovava in tutto ciò che le altre dicevano. A lui montavano
i nervi a sentir dire cose del genere, e così era tornato a sdraiarsi sopra il
suo letto, e a starsene lì, senza pensieri, senza nulla da fare.
Tutto quel ritrovarsi nei
ragionamenti degli altri era assurdo, pensava. Impossibile credere che le
proprie opinioni fossero così condivisibili, ognuno aveva la propria storia,
idee differenti dagli altri, un proprio diverso punto di vista. C’era qualcosa
di sbagliato in tutta quella faccenda, più ci rifletteva e più ne era sicuro,
ma la cosa più importante di tutto era adesso smettere completamente di
pensare, lasciare che quelle faccende proseguissero per proprio conto, svaporassero
nella bocca di quelle povere deficienti, almeno fino a quando non fossero
davvero diventate un problema anche per lui.
Era difficile persino dire agli
amici che a casa sua accadevano cose del genere: anzi, se ne era sempre
guardato bene dallo spiegare ai ragazzi del bar che sua moglie faceva parte di
un gruppo dove si affrontavano quelle scemenze, e si perdevano dei pomeriggi
interi a parlare di fatti e circostanze che parevano inventati apposta per
rovinare l’equilibrio della famiglia. Se ne sarebbe addirittura vergognato se
qualcuno avesse sospettato una cosa del genere, e per questo fino ad allora aveva
sempre preferito far finta di niente, come se quelle riunioni non riguardassero
minimamente anche sua moglie. Così, quando lei aprì uno spiraglio della porta
di camera per chiedergli di andare di là, a parlare un momento con quelle sue
amiche, lui rimase di sasso.
Ascoltò quasi in silenzio quello
che avevano da dirgli quelle galline, non si preoccupò neppure di rispondere
alle cose che gli venivano chieste, e poi lasciò che gli si stampasse sul viso
il sorrisetto di chi sa benissimo a quale gioco stessero giocando tutte quante,
ed attendesse soltanto che lo lasciassero in pace, perché lui non ci cascava in
certi tranelli, non era assolutamente il tipo che si faceva mettere sotto da
tre o quattro femmine, con tutti i loro discorsi. Fu poco dopo, quando tutte se
n’erano ormai andate, che gli parve di non poter sopportare più quella storia.
Aveva preso un’altra birra dal frigo, l’aveva aperta in silenzio, ne aveva
bevuto già qualche sorso, e quando sua moglie fece per passargli vicino, lui
seppe d’improvviso che era lei il centro di tutti i suoi affanni, di tutti i
malesseri che spesso provava. Col primo schiaffo la gettò a terra, ma solo
quando la prese a pedate, con tutta la forza che aveva, sentì la forza di chi
ha tutte le ragioni del mondo: non c’era neppure bisogno di dire qualcosa, era
evidente che lui aveva ragione.
Bruno Magnolfi
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