Con il responsabile tecnico dell'impresa ci siamo incontrati dentro al suo
ufficio, come pattuito per telefono; poche parole di circostanza e siamo subito
andati ad effettuare il sopralluogo per mettere a fuoco qualche dettaglio sulle
operazioni che servono alla sua azienda. Più tardi, come proforma, abbiamo
firmato un preliminare scarsamente impegnativo per ambedue, ma domani torneremo
ad incontrarci in presenza del suo diretto superiore, di fatto per definire gli
strumenti in base ai quali avrò il mandato nei prossimi giorni per redigere in
esclusiva il preventivo di spesa riguardo ai lavori richiesti alla mia azienda.
La mia camera d'albergo, in questa zona quasi interamente industriale, è
talmente anonima che mi sento fortemente a disagio, e vorrei subito scappare da
questa periferia, almeno per farmene un giro per la città, anche se purtroppo
questa sera devo sistemare i miei appunti frettolosi, e almeno definire un
piano ed una relazione sul mio pc portatile, a cui probabilmente allegherò
tutte le fotografie scattate durante il pomeriggio.
Dovrei telefonare a mia moglie, prima di cena, rassicurarla, magari scambiare
con lei qualche frase usuale, ma all'improvviso, mentre ci penso, mi sembra
tutto falso, e non sono più neppure sicuro di riuscire a tirar fuori le parole
giuste. Domani mattina riceverò una chiamata dal mio capotecnico, mi chiederà
qualche dettaglio sui preparativi, dovrò utilizzare tutta la mia arte
diplomatica per fargli capire che me la sto cavando bene, che tutto è sotto
controllo, e che la nostra impresa è in buone mani. Più tardi cenerò
tristemente da solo nel ristorante dell'albergo, cercherò di convincermi ancora
di più che in fondo tutto sta andando perfettamente bene, e che questo è il mio
lavoro, che porto avanti la mia vita come sempre, e soprattutto non c'è proprio
motivo per doversi preoccupare.
Forse però qualcosa non sta andando nella maniera che vorrei, penso con
maggiore profondità; magari ho bisogno di svagarmi, di pensare ad altro che non
siano queste solite cose usuali per risolvere i miei piccoli problemi. La
verità è che ho voglia di fuggire, anche se ho paura persino di pensarlo, anche
se so benissimo non farò mai una cosa così sciocca. Sto dentro al sistema, devo
andare avanti senza scoraggiarmi, mi ripeto, essere contento di ciò che riesco
a fare, trovare le ragioni migliori per proseguire ad essere me stesso.
Già, me stesso; chissà cosa potrei mai fare per tirare fuori veramente
qualcosa di me: inventarmi una pazzia, far perdere a tutti le mie tracce, dare
in escandescenze in un locale pubblico, oppure ridere in faccia al titolare
dell'azienda. Mi convinco che le cose sono quelle che volevo, ciò che forse ho
sempre sognato: faccio una doccia, mi cambio per la cena, controllo le
annotazioni stese. La mia auto aziendale nel parcheggio dell'albergo aspetta
solo me, ceno velocemente, poi scendo e ne avvio il motore. Andarmene, ecco
quanto dovrei fare, continuo a ripetermi. Accendo la radio, ascolto una
canzone, penso a quando ero bambino e all'improvviso non mi sembra più di
provare alcun malessere. Spengo il motore, torno in camera: devo andarmene a
dormire, penso, domani sarà una giornata lunga, tra un attimo sarà il fine
settimana, dovrò essere contento di tutto ciò che son riuscito a fare. Spengo
la luce: non ho telefonato a mia moglie; accidenti, penso, domani mattina sarà
la prima cosa di cui dovrò occuparmi.
Bruno Magnolfi