Ci sono due grandi ascensori affiancati che servono i due
piani interrati dei parcheggi auto del supermercato, e generalmente adopro
quello di destra, anche se è naturale come tutto dipenda dalla posizione delle
cabine quando giungo a premere il pulsante; che poi uno almeno dei due si trovi
al mio stesso piano devo dire sinceramente che non succede mai. Nell'attesa mi
posiziono comunque sulla sinistra delle porte scorrevoli, in modo da favorire
la fuoriuscita dal vano delle persone munite di carrello, e nella fascia oraria
in cui mi reco a far spese sono quasi sempre sicura di trovare un grande
afflusso di clienti, che naturalmente fa variare di molto il mio comportamento
finale. In via generale prendo il carrello vuoto direttamente dalla
rastrelliera del parcheggio, anche se questo crea un ingombro non da poco per
salire sull'ascensore, in speciale modo se si forma, come spesso capita, un
piccolo assembramento di persone, anch'esse munite di carrello, che fanno la
fila come me per usare gli ascensori alternativamente alle scale mobili e ai
piani mobili inclinati, cosicché cerco di posizionarmi in quel caso sul lato
dove c’è l’ascensore che appare meno congestionato.
Capita quindi molto raramente che mi ritrovi da sola nel
vano della cabina, questo va detto subito, ma in quel caso mi dispongo a
leggere la pubblicità delle offerte, in genere disposte sulla parete di fondo,
o ad esaminare uno dei volantini come sempre consegnati all’entrata del grande
edificio dagli operatori di qualche associazione. Per questo stamani, dopo aver
premuto il pulsante ed essendomi concentrata sui vari prezzi e sulle relative
percentuali di sconto, non mi sono accorta immediatamente che l'ascensore pur
avendo chiuso le porte non era partito, o che forse si era addirittura
spostato, ma in questo caso solo di qualche centimetro. Il pulsante che avevo
premuto inizialmente, come mi ero subito premurata di controllare, continuava
ad essere acceso, così mi sono appoggiata al mio carrello e con semplicità ho
atteso gli eventi.
Per un bel pezzo niente è successo, ed io ho immaginato
la fila dei carrelli in fondo al corridoio di fronte, e separato da me dallo
spessore dell’acciaio, con le persone immediatamente spazientite per quel
disservizio di cui però dovevo essere senz’altro la vittima maggiore. Infine ho
sentito perfino delle voci concitate che giungevano da fuori, quasi a voler
entrare per forza, ma non mi sono preoccupata per nulla ed ho proseguito nella
mia immobilità, rifiutandomi addirittura di premere il pulsante di allarme o di
fare e dire qualsiasi altra cosa.
È trascorsa così quasi un'ora, quando poi finalmente ho
iniziato ad avvertire rumori di
ingranaggi e di utensili, segno evidente che i tecnici si stavano
svegliando. A dire la verità mi è parso
che tutti quanti se la fossero presa più che comoda, considerato che due ore
dopo ancora non era accaduto un granché, ma in ogni caso ho perseverato nella
mia posizione neutrale nei confronti di quanto stava, o non stava, accadendo. E
alla fine, con grande lentezza, come se stessero usando una semplice manovella
per l'operazione, le porte scorrevoli
hanno iniziato ad aprirsi. Grande è stata la sorpresa dei due meccanici che mi
hanno trovata là dentro, ma io non ho avuto niente da dire: in fondo il fatto
che fossi rimasta senza fare alcunché là dentro nascosta, significava che avevo
piena fiducia negli addetti del mio supermercato, e questo mi pareva
l’attestato migliore che una semplice cliente come me avrebbe potuto consegnare
agli intervenuti. Bravi, avrei probabilmente potuto dire, ma forse sarebbe
parsa solamente un'ironia, e così non ho
detto niente.
Bruno Magnolfi
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