Da un po’ di tempo a questa
parte, tra gli amici e i conoscenti che
si ritrovano abitualmente al Caffè Centrale, si prosegue a sostenere senza
mezzi termini quanto quel certo Marco Lenzi, presente a tutti fino ad un po’ di
tempo addietro come una grande personalità brillante, si stia di fatto sempre
più dimostrando come un individuo sostanzialmente poco affidabile, tanto che
l’impressione generale che se ne ricava semplicemente ad incontrarlo lungo le
strette vie cittadine, cosa che avviene negli ultimi mesi anche piuttosto
raramente, è quella di una persona oramai persino poco interessata all'opinione
di tutti, e forse addirittura indifferente anche al doveroso difendersi da
questo genere di accuse. Per di più in un’altra epoca è stato anche un
consigliere eccelso nella giunta comunale del paese, sottolineano spesso quasi
tutti nel locale, quindi peraltro anche una illustre personalità pubblica, e
ben ci si ricorda che in quegli anni, fino a quando uscì volontariamente di
scena smettendo di occuparsi attivamente di politica, pareva proprio, almeno ai
suoi elettori, una tra le persone dimostratesi più oneste e disinteressate di
ogni altra nel paese, praticamente uno di quelli che le cose le fa solo per una
vera e sentita fede.
Adesso al contrario appare quasi
latitante, uno che non si fa quasi più vedere in giro, al punto che quando
qualcuno ha persino l’ardire di fermarlo per la strada con un saluto o anche
con un semplice sorriso di circostanza, ecco che lui sembra come sfuggire
subito a tutto, tanto più a qualsiasi pur semplice domanda gli venga posta,
sollevando le spalle, sviando lo sguardo, mandando avanti con indifferenza il
proprio passo, come se non avesse quasi più niente da spartire neppure con i
suoi concittadini. In una situazione del genere le voci incontrollate attorno a
Marco Lenzi sembrano quasi inseguirsi tra di loro, ed anche se spesso sembrano
soltanto supposizioni negative sul suo conto, in altri casi paiono invece delle
vere certezze che in qualche modo riescono a spiegare come lui sia ormai
sommerso di debiti, e proprio per questo quasi alla disperazione. Naturalmente
nelle ultime settimane nessuno lo ha più neppure visto, salvo il Marrini, che
lo ha incontrato al buio una sera qualsiasi lungo un marciapiede, mentre
quell’altro pareva quasi coprirsi la faccia con la sciarpa, forse però soltanto
per il vento gelido, chissà.
Per questo al Caffè Centrale si è
deciso d’improvviso che oramai è assolutamente il caso di vedere le cose con
chiarezza, e non a caso si è dato subito incarico proprio al Marrini, peraltro
suo grande amico anche se ormai di un’altra epoca, per indagare quanto più
possibile sul suo conto, fino a consigliarlo di recarsi addirittura a casa sua,
a fargli almeno una visita, tanto per comprendere le cose come stiano veramente.
Investito ufficialmente così di tutta l’importanza che gli serve, il Marrini va
direttamente un pomeriggio verso la sua residenza, provando contemporaneamente
timore e curiosità, e suona il campanello di casa Lenzi senza neppure prepararsi
troppo a quell’incontro, quasi come gli accadeva oramai tanto tempo prima,
quando erano anche colleghi di partito. Scatta dopo poco l'apriporta, nessuno
chiede niente, così lui sale, ed entra poi dall’uscio lasciato socchiuso,
restando infine fermo in piedi nell'ingresso.
Ti hanno mandato loro, dice subito
il Lenzi senza neppure salutarlo. Ho voluto uscire di scena, questo è il punto,
e tu lo puoi tranquillamente confermare a tutti, senza che ci sia niente da
nascondere. Ma no, dice il Marrini, vedrai che una soluzione si potrà trovare.
Sei uno sciocco, fa lui, nessuno cambierà le mie convinzioni, e peraltro non mi
interessa minimamente di cambiarle. Vai adesso, vai da loro, racconta a tutti
che sto bene, e che non c’è da preoccuparsi per me: tutto si sistemerà,
vedrete, e le chiacchiere al caffè troveranno alla fine un punto fermo. Tanto,
se pur ne avessi la necessità, non ci potranno mai essere in paese degli amici
che mi aiutano davvero, se non riusciranno a trovare nel farlo un vero e
proprio tornaconto.
Bruno Magnolfi