Il mio
capo è in gamba, non ci stanno dubbi. Certe volte, mentre mi è passato accanto,
abbassando un po’ la voce, mi sono arrischiato a chiedergli come stia andando
con il mio lavoro, e lui mi ha sempre sorriso proprio mentre sembrava
interessarsi d’altro, e poi senza guardarmi ha fatto un cenno di assenso con la
testa: non preoccuparti, va tutto bene, significa quel gesto, e ciò vuole
dimostrare che sto riuscendo a mandare avanti opportunamente tutti i compiti
che mi sono stati assegnati. Sono contento di questo, mi sento appagato, magari
qualche volta vorrei addirittura fare qualcosa di più per la mia azienda, ma in
fondo questo pensiero che mi prende non ha poi alcuna importanza, rifletto,
perché la cosa fondamentale credo sia quella per cui sono sicuro che lo
stipendio che percepisco a fine mese sia sempre meritato, ed è per questo che
in ogni ora lavorativa di tutta la giornata mi impegno sempre al massimo.
Produciamo
su larga scala dei piccoli mobili, qua dentro, ed anche se i moderni macchinari
oramai fanno quasi tutto per conto proprio, va controllata però ogni fase della
produzione, e certe volte non si può proprio guardare l’orologio o distrarsi
anche solo per un attimo. Gli altri del turno spesso mi scansano, ma lo fanno
per scherzare, dicono che un giorno qualcuno mi darà una medaglia al valore,
oppure una bella lezione, ma io lascio correre per conto loro certi discorsi,
sto alla mia macchina ben attento ad ogni fase e visiono che tutto quanto
funzioni proprio a dovere. Il mio capo certe volte esce dal suo ufficio, gira
in mezzo a noi, ci scruta, anche se lo fa senza guardarci mai direttamente. So
che fa questo per la sicurezza di tutti, e quegli appunti che scrive
continuamente sopra il suo schermo, sono sempre e soltanto volti a migliorare
tutte le cose. Vorrei andare da lui, qualche volta, dirgli che sono contento
della mia attività, e anche che ci sia lui, perché io in questa azienda mi
sento come in una grande famiglia, e che quando non sono qui dentro a lavorare,
mi sembra che la vita manchi addirittura di un suo senso.
Poi
ieri, nel tardo pomeriggio, sto girando per la strada, ed entro dentro una
rivendita per comperare qualcosa che mi manca, una volta terminato il mio turno
nella fabbrica; e lui eccolo lì, con la sua cravatta, mentre sta parlando con
qualcuno dei negozianti. E' girato di spalle, io mi piazzo dietro a lui e con
pazienza attendo che si volti, però dentro di me sorrido, perché sono sicuro di
fargli una sorpresa nel lasciarmi scoprire in questo modo. Sta parlando di
qualcosa, il mio capo, è concentrato mi pare nella spiegazione di un oggetto al
negoziante, e quando infine si scosta da quel banco mi guarda per un attimo
senza riuscire però neppure a riconoscermi. Allora lo seguo mentre lui sta per
uscire, gli vado quasi dietro, poi gli tocco un braccio, così per forza deve
girarsi nuovamente, e lo fa in modo repentino, e subito mi chiede cosa mai
desideri, come fossi soltanto un qualsiasi scocciatore, e poi subito altri gli
chiedono qualcosa, e in più gli squilla anche il telefono portatile, per cui
infine se ne va, forse senza avermi neppure riconosciuto. Resto male, certo,
però capisco che sono cose che probabilmente possono succedere.
Vado a
casa, un passo dietro l’altro, però continuo a pensarci, perché secondo me non
va molto bene quanto è accaduto, e queste cose a mio parere vanno sistemate al
più presto possibile. Continuo a pensarci per tutta la serata, metto a punto un
piano secondo il quale, fermando la macchina presso la quale opero, posso
velocemente precipitarmi nel suo ufficio, guardarlo in fondo agli occhi e
chiedergli qualche spiegazione. Quando vado a letto sono ancora lì che penso
come fare, cosa dire, e tutto quanto mi passa vorticosamente per la testa, ma
poi infine mi addormento, pur trascorrendo una nottata colma di grande
agitazione. Quando infine rientro nella fabbrica, per tutto il giorno non parlo
con nessuno, tengo gli occhi bassi, anche se vedo il mio capo mentre passa con
calma per un paio di volte tra i nastri della produzione. Non fa niente, penso,
siamo i medesimi di sempre, non è successo nulla di particolare; e poi nel
futuro ci sarà sempre del tempo sufficiente per riuscire a cambiare ogni opinione.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento