Dopo averle suonato il campanello e
fattasi quindi aprire il portone condominiale, lei affronta piuttosto
velocemente i gradini che la separano da quell’appartamento del terzo piano,
come non ci fosse proprio alcun tempo da perdere, mentre intanto riflette che
senz’altro non si tratterrà a casa della sua amica molto più a lungo del
necessario, giusto il tempo di sedersi e prendere un caffè insieme ad Anna,
fare due chiacchiere con lei per capire come le vanno le cose ultimamente, e
poi mettersi d’accordo per andare al cinema domani o magari il giorno dopo
ancora. Chiara è il tipo di persona sempre di fretta, a volte sembra persino
difficile parlare con lei in modo disteso, però le sue maniere di andare subito
al punto anche se non lasciano scampo, mettono sempre tutti però in condizioni
di rivelarle quello che pensano veramente, senza alcun giro di parole. Loro due
si conoscono da molto, dai tempi della scuola, ed anche se ci sono stati dei
periodi in cui non si sono affatto frequentate, adesso non passa settimana
senza che non cerchino di fare qualcosa insieme, fosse anche scambiarsi un
semplice saluto veloce.
Va tutto bene, o almeno come al
solito, dice Anna, anche se Corrado in questo periodo mi sembra un po’ assente,
con la testa dentro le nuvole, e spesso mi risponde soltanto a monosillabi,
salvo raccontare ogni tanto le solite storie sui colleghi di lavoro, degli
attriti che si scatenano nei corridoi tra gli uffici, e altre cose del genere
per niente nuove. Mentre conversano rimangono sedute vicino ad una finestra, e
parlando Chiara guarda continuamente fuori, verso la strada, come ci fosse
qualcosa di interessante. Lei insieme a suo fratello gestiscono una cartoleria,
un vecchio negozio di famiglia apprezzato e frequentato da molta gente del
quartiere, e così Chiara conosce molte persone, anche se quasi tutte soltanto
superficialmente; ma spesso in questa maniera, anche senza andarselo a cercare,
viene a sapere di qualche pettegolezzo che in certi periodi circola su qualcuno
o su qualcun altro tra i suoi conoscenti.
Sembra ci siano in giro dei padri di
famiglia indebitati fino agli occhi per il gioco d’azzardo, dice ad Anna, e
forse ho dei sospetti su un tizio sempre nervoso che a volte vedo attorno al
mio negozio, e che in questo momento è proprio qui davanti, laggiù, lungo la
strada. Va bene, dice Anna sorridendo, visto che adesso ti sei messa a studiare
i problemi economici delle persone, questo tizio per te è senz’altro qualcosa
di estremamente interessante. Tu non sai fino a che punto si può spingere una
persona assillata dai debiti, fa l’altra, e dietro a questa gente quanti
strozzini ci siano sempre pronti ad approfittarsi della situazione. Poi resta
in aria un attimo di silenzio, Chiara termina il suo caffè, guarda l’amica,
quindi si alza: devo andare, dice mentre già si infila il soprabito. Allora ci
vediamo domani. D’accordo, fa Anna, passo da te, ma cerchiamo di essere
puntuali: non mi piace sedermi al cinema quando già hanno spento le luci della
sala, e soprattutto al momento che la pellicola
è oramai iniziata da un pezzo.
Bruno Magnolfi