Anna, le aveva detto Corrado la
mattina stessa della cerimonia, parlando a voce bassa e continuando a sorridere
a tutti: mi sembra di essere immerso dentro un film girato dentro una casa di
produzioni cinematografiche; come se tutto quanto intorno a noi si mostrasse falso,
irreale. Sono contento, certo, e poi ci sei tu che mi appari meravigliosa come
sempre, ma è tutto così strano che in certi momenti non mi sento proprio sicuro
di niente. Non preoccuparti troppo, aveva risposto lei: anche a me sembra tutto
un po’ anomalo, però mi è sufficiente concentrarmi su due o tre cose
importanti, quelle che contano davvero, ed il resto poi mi sembra vada avanti
anche da solo; prova anche tu a fare il medesimo piccolo sforzo mentale.
Erano usciti dalla chiesetta di quel
quartiere in mezzo ad una ventina di parenti ed anche qualche amico, e a
Corrado tutta quella accelerazione che avevano preso all’improvviso le cose,
una volta liberatosi il vecchio appartamento di famiglia dove loro due
sarebbero subito andati ad abitare preparandosi alla impellente nascita del
loro figlio, gli era parso persino eccessivo, come se dovesse mancare
forzatamente in quel disegno già addirittura troppo completo e forse
impermeabile a qualsiasi variazione, persino il tempo di riflettere su quanto
stava accadendo.
Più tardi loro due si erano seduti
per quel pranzo di nozze forse cercando in mezzo a quegli invitati che avevano
di fronte qualcosa che desse in qualche modo il senso della normalità, ma
Corrado, anche quando le cose si erano portate più avanti, aveva continuato a
sentirsi un estraneo in mezzo a quel tavolo, provando ogni poco la voglia
profonda e insinuante di fuggirsene via. Aveva bevuto, certo, aveva brindato, e
aveva lasciato naturalmente che tutti continuassero a congratularsi con lui, ma
fin da subito si era sentito sbagliato, senza neppure il coraggio di dirlo
davvero, quasi perfino a se stesso.
Quando alla fine della giornata
erano rimasti da soli, lui ed Anna, Corrado avrebbe voluto quasi chiudere gli
occhi per sperare che tutto si rivelasse soltanto un sogno, un’invenzione della
fantasia, qualcosa di cui dimenticarsi, prima o dopo. Ma c’era da guardare
avanti, c’era da affrontare ogni passaggio, perché soprattutto c’era quel figlio che stava
maturando dentro al corpo di Anna, e non era possibile fare nient’altro se non
spianare la strada alla sua nascita, e mettere tutte le cose in maniera che
quella in formazione fosse davvero la sua famiglia.
Tutta una serie di passaggi
obbligati, una catena di cose che avrebbero marcato, una per volta, la strada
precisa verso qualcosa di diverso da ciò che erano state le giornate ordinarie
fino a quel momento. Corrado ad un tratto si era chiuso nel bagno, si era guardato
a lungo dentro lo specchio, forse si era posto delle domande, e alla fine
probabilmente aveva preso coscienza di quanto stava davvero accadendo fuori e
dentro di sé. Poi era uscito, aveva abbracciato Anna di getto, si era inebriato
del profumo di quei suoi capelli, l’aveva stretta con grande dolcezza, e alla
fine aveva detto soltanto: sono felice.
Bruno Magnolfi
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