martedì 28 novembre 2017

Adolescenza variabile.

            

Quando Anna in fondo era ancora una piccola ragazza proprio come tutte le altre, studentessa non troppo brillante dell’istituto commerciale della sua città, durante gli anni in cui quasi ogni giorno passava un sacco di tempo davanti allo specchio per pettinare i suoi capelli anche se erano già abbastanza belli e curati, qualcuno le aveva già detto in privato che era piuttosto carina, anche se a lei quando tornava a casa per specchiarsi di nuovo, non risultava scoprirsi esattamente così, limitandosi comunque timidamente a sorridere a tutti quanti nello stesso momento in cui riusciva soltanto a schernirsi magari di fronte ai suoi compagni di classe che le stavano maggiormente vicino. Spesso si divertiva addirittura, non prendendolo nemmeno sul serio, quando qualcuno le diceva di volerla conoscere meglio, e il suo momento migliore in ogni caso era dato semplicemente da quegli attimi in cui ragazze e ragazzi le si mettevano intorno, come a farne il polo d’attrazione di quei suoi amici più stretti.
Le piaceva essere al centro in quelle occasioni, magari senza troppo esagerare, anche se in genere provava un certo disagio quando qualcuno la guardava in quel certo modo, perché lei nel profondo si sentiva ancora infantile, sempre pronta magari a giocare e a farsi qualche timida risata, ma senza mai fare niente che fosse preso dagli altri troppo sul serio. Era il sorriso la sua vera arma, quella maniera particolare di sentirsi ottimista, e di trovare che tutto fosse quasi sempre plausibile, visto che nella realtà, almeno secondo il suo semplice parere, non si sarebbe davvero mai potuto manifestare qualcosa di brutto.
A quindici anni il primo bacio le era stato dato di fretta, sul retro del bar in quel momento deserto vicino alla scuola, e comunque aveva acceso in lei un gran desiderio, come qualcosa di cui non siamo per bene riusciti a provarne tutto il piacere presunto, lasciandole in questo modo dentro se stessa una notevole curiosità, regolarmente delusa durante una seconda prova effettuata qualche mese più tardi con un altro ragazzo, una persona più calma, forse un tipo più adatto, ma probabilmente un po’ troppo serio per mettersi davvero con lei. Di sicuro proprio per questo era seguito un lungo periodo in cui quasi esclusivamente le amicizie femminili per Anna sembrava avessero preso un’importanza maggiore, in quanto i ragazzi le parevano in genere troppo distanti, persi spesso dietro cose per lei incomprensibili.
Quando smise di guardarsi allo specchio lo fece per una specie di strana ripulsa: in fondo decise soltanto che non c’era poi niente di veramente importante in quell’immagine sempre un po’ statica. Aveva bisogno di scavare dentro se stessa, questo era il suo proposito da ora in avanti, e comprendere appieno che cosa desiderasse davvero, così come iniziare a studiare i gesti e le espressioni degli altri piuttosto che i propri capelli o il suo viso. Poi arrivò Corrado, inaspettatamente, e niente in sostanza fu più come prima; neppure per lui.


Bruno Magnolfi

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