Certo che per lui è stato
sicuramente un grande sollievo riavere improvvisamente in tasca tutti quei
soldi che qualche mese addietro aveva prestato a Corrado, quando già cominciava
quasi a disperare di poterli riprendere, perlomeno in tempi celeri. Però al Torrini
gli ha anche dato una certa soddisfazione in tutto quel periodo di tempo,
tenere il suo collega d’ufficio proprio per la cravatta, poterlo osservare
attentamente ogni giorno lasciando che lui abbassasse per primo lo sguardo,
sorridere tra sé pensando a tutte quelle difficoltà che sicuramente stava
affrontando nel tentativo di rendergli quei suoi quattrini, con l’aggiunta di
tutti gli interessi richiesti, e poi poterlo trattare da pezzente, minacciarlo
quasi ogni giorno, fargli sentire il fiato sul collo, con la minaccia di
metterlo persino nelle mani di qualcun altro. Chissà poi come avrà fatto a
rimediarli quei benedetti soldi, si chiede ancora adesso, considerato che
nessuno nel giro poteva essere disposto a fargli dei prestiti, questo è forse
l’aspetto che ripensandoci a mente fredda lo incuriosisce di più in questo
momento. Ma se proprio così come un pollo il Renai è riuscito già una volta a
cadere nella rete del gioco d’azzardo, sicuramente prima o dopo finirà per ritrovarsi
di nuovo nel mezzo a qualche debito serio, una roba magari che la prossima
volta potrebbe veder strangolate tutte le sue aspettative, forse anche di più,
e anche più a fondo, questo è quello che pensa il Torrini in questo momento.
Forse in tutto ciò c'è anche una
qualche relazione col fatto che il Renai si sia improvvisamente messo in cassa
malattia, e che da qualche giorno non si sia più fatto vedere sul posto di
lavoro, proprio come se fosse stremato da alcune gravi inquietudini, o magari
preoccupato da qualcosa che lo opprime forse ancora più di quel debito ormai
praticamente sanato, oppure ammalato davvero, magari davvero impossibilitato a
muoversi da casa. Il Torrini gira nel corridoio tra gli uffici e si sente quasi
leggero mentre prende da solo un caffè alla macchinetta, forse anche troppo da
solo considerato che là in mezzo non ha neanche da incontrare Corrado, neppure
per chiedergli qualcosa con la sua solita perfida ironia, come ultimamente si è
trovato a mostrargli, come se la sua posizione di privilegio gli permettesse
nei suoi confronti qualsiasi cattiveria.
Non è un bell’ambiente la vita in
ufficio, lui se ne rende ben conto, almeno tra quei corridoi dove si tratta
soltanto di polizze assicurative e quindi dei soldi degli altri; però nessuno
di quegli impiegati che lavorano là dentro ha mai chiesto ai suoi colleghi di
mettersi in mostra, di far vedere di che pasta si sentono costituiti, come se
trascorrere assieme molte ore del giorno fosse sufficiente a sentirsi degli
avversari, quasi che colui che bada soltanto al proprio lavoro e a nient’altro
non dovesse essere soltanto uno sciocco, un semplice schiavo di un sistema di
cui non è riuscito a comprendere appieno neppure il funzionamento, ma anche un
nemico, uno che inquina anche la semplice aria con il suo metodo semplice ed
estremamente ordinario. Ci vuole furbizia per galleggiare oggigiorno, pensa il
Torrini; non sono più i tempi in cui dedicarsi a qualcosa e magari dimenticarsi
del resto: bisogna saper interpretare i momenti, essere rapidi a coglierli, e
non farsi troppi problemi se si tratta semplicemente di approfittarne.
Bruno Magnolfi
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