martedì 6 marzo 2018

Strada di casa.




Smettila, adesso fermati, dice lei al bambino che continua a correre intorno al tavolo della cucina e lungo il corridoio dell’appartamento, ridendo e facendo ogni poco degli urletti insensati, forse per tenere lontano qualcosa dalla sua mente. Fuori pioviscola, la giornata appare lunga e anche vuota, e l’andamento malinconico del tempo non sembra però essere così negativo come dicono alcuni. Il bambino poi si ferma, si siede, dice che è stanco in questo momento. Apre un libretto di figure che da un po’ di tempo porta sempre con sé, ed inizia a seguire per l’ennesima volta la storia di due orsetti che se ne vanno a spasso per vari luoghi.
La vicina di casa gli dice con tono calmo e pacato che tra non molto tornerà la sua mamma per riportarlo nel suo appartamento al piano inferiore, e che sarà meglio per lui non farsi trovare affaticato, altrimenti potrebbe anche arrabbiarsi. Il bambino fa cenno di si con la testa, poi chiede un bicchiere con l’acqua, e alla fine domanda dove sia andata sua mamma e per quale motivo lo abbia lasciato da lei che è soltanto una vicina di casa. Lei lo guarda, gli spiega con modi tranquilli che la mamma aveva da fare diverse commissioni, e in ogni caso lui non deve assolutamente pensare che se avesse potuto portarlo con sé non lo avrebbe fatto senz’altro.
Il bambino non sembra molto convinto, comunque prosegue a guardare il suo libro in silenzio, stringendosi sempre più sulla sedia e disinteressandosi completamente di ogni altra faccenda. Poi inizia a piangere quasi in silenziio, non lo sa neppure lui per quale motivo, e forse neppure vorrebbe saperlo, ma all’improvviso gli sembra che tutto stia prendendo una bruttissima piega, e che anche gli orsetti sul suo librino non trovino più la loro strada di casa. Lei allora si siede al suo fianco, gli mette una mano intorno alle spalle e gli dice che tutte le cose stanno andando benissimo, e che non c’è assolutamente bisogno di lasciarsi intristire solo perché fuori piove e non è possibile fare magari una bellissima passeggiata.
Suona il telefono, la donna risponde subito mentre il bambino si volta verso di lei incuriosito, dando seguito al suo intuito che gli suggerisce ci sia qualcosa che lo riguardi. È la mamma, dice lei guardandolo con un piccolo sorriso mentre tiene una mano sulla cornetta. Lui resta paralizzato. Va bene, dice ancora lei parlando nell’apparecchio; per me non ci sono grossi problemi, però non so come potremmo affrontare le cose, se tu vuoi comprendermi. D’accordo, dice ancora alla fine, naturalmente cercherò di fare del mio meglio. Poi abbassa il ricevitore.
Tutto bene, dice al bambino adesso con un largo sorriso: tra poco possiamo uscire  a comprare qualcosa, così quando siamo dal droghiere si può decidere che cosa mangiare stasera. Dov’è la mia mamma, chiede il bambino. Ha ancora qualcosa da fare, risponde lei; ma forse si può fare finta che lei sia già qui, in questo momento, e che ci lasci decidere proprio a noi due che cosa le piacerebbe mangiare. Possiamo proprio preparare qualcosa anche per lei, e apparecchiarle la tavola, così quando alla fine ci raggiungerà staremo tutti insieme seduti a guardarci contenti, a ridere, a mangiare, a dirci le cose, e a parlare perfino dei due orsi inizialmente sperduti tra le pagine di quel tuo bel libro, ma che adesso hanno sicuramente già ritrovato la strada.

Bruno Magnolfi

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