Smettila, adesso fermati, dice lei
al bambino che continua a correre intorno al tavolo della cucina e lungo il
corridoio dell’appartamento, ridendo e facendo ogni poco degli urletti
insensati, forse per tenere lontano qualcosa dalla sua mente. Fuori pioviscola,
la giornata appare lunga e anche vuota, e l’andamento malinconico del tempo non
sembra però essere così negativo come dicono alcuni. Il bambino poi si ferma,
si siede, dice che è stanco in questo momento. Apre un libretto di figure che
da un po’ di tempo porta sempre con sé, ed inizia a seguire per l’ennesima
volta la storia di due orsetti che se ne vanno a spasso per vari luoghi.
La vicina di casa gli dice con tono
calmo e pacato che tra non molto tornerà la sua mamma per riportarlo nel suo
appartamento al piano inferiore, e che sarà meglio per lui non farsi trovare
affaticato, altrimenti potrebbe anche arrabbiarsi. Il bambino fa cenno di si
con la testa, poi chiede un bicchiere con l’acqua, e alla fine domanda dove sia
andata sua mamma e per quale motivo lo abbia lasciato da lei che è soltanto una
vicina di casa. Lei lo guarda, gli spiega con modi tranquilli che la mamma
aveva da fare diverse commissioni, e in ogni caso lui non deve assolutamente
pensare che se avesse potuto portarlo con sé non lo avrebbe fatto senz’altro.
Il bambino non sembra molto
convinto, comunque prosegue a guardare il suo libro in silenzio, stringendosi
sempre più sulla sedia e disinteressandosi completamente di ogni altra
faccenda. Poi inizia a piangere quasi in silenziio, non lo sa neppure lui per
quale motivo, e forse neppure vorrebbe saperlo, ma all’improvviso gli sembra
che tutto stia prendendo una bruttissima piega, e che anche gli orsetti sul suo
librino non trovino più la loro strada di casa. Lei allora si siede al suo
fianco, gli mette una mano intorno alle spalle e gli dice che tutte le cose
stanno andando benissimo, e che non c’è assolutamente bisogno di lasciarsi
intristire solo perché fuori piove e non è possibile fare magari una bellissima
passeggiata.
Suona il telefono, la donna risponde
subito mentre il bambino si volta verso di lei incuriosito, dando seguito al
suo intuito che gli suggerisce ci sia qualcosa che lo riguardi. È la mamma,
dice lei guardandolo con un piccolo sorriso mentre tiene una mano sulla
cornetta. Lui resta paralizzato. Va bene, dice ancora lei parlando
nell’apparecchio; per me non ci sono grossi problemi, però non so come potremmo
affrontare le cose, se tu vuoi comprendermi. D’accordo, dice ancora alla fine,
naturalmente cercherò di fare del mio meglio. Poi abbassa il ricevitore.
Tutto bene, dice al bambino adesso
con un largo sorriso: tra poco possiamo uscire
a comprare qualcosa, così quando siamo dal droghiere si può decidere che
cosa mangiare stasera. Dov’è la mia mamma, chiede il bambino. Ha ancora
qualcosa da fare, risponde lei; ma forse si può fare finta che lei sia già qui,
in questo momento, e che ci lasci decidere proprio a noi due che cosa le
piacerebbe mangiare. Possiamo proprio preparare qualcosa anche per lei, e
apparecchiarle la tavola, così quando alla fine ci raggiungerà staremo tutti
insieme seduti a guardarci contenti, a ridere, a mangiare, a dirci le cose, e a
parlare perfino dei due orsi inizialmente sperduti tra le pagine di quel tuo bel
libro, ma che adesso hanno sicuramente già ritrovato la strada.
Bruno Magnolfi
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