Va bene, ho
sbagliato, lo confermo. Risulta però altrettanto chiaro come la maggior parte
dei miei giorni io li passi in casa senza vedere quasi nessuno, almeno da
parecchio tempo a questa parte. Così come è evidente che quando io mi trovo a
camminare per la strada, mi volga indietro ogni pochi metri per rendermi conto
se per caso qualcuno stia volontariamente seguendo i miei passi. Non sono più
tranquillo come lo ero una volta, provo apprensione per chiunque mi capiti di
incontrare, perché mi sento perennemente spiato, osservato, controllato.
Con uno stato d'animo del genere ci vuole niente a
prendere un abbaglio. Così quando ho avvistato quell'uomo che mi stava
osservando in maniera insistente, ne ho subito avuto paura, e quindi mi è tornato
naturale dopo poco mettermi a correre disperatamente lungo la strada, anche se
l’ho fatto soltanto per sfuggire alla sua vista. Mi ha detto il barista del
locale che era invece un vecchio amico che io non ero stato capace di riconoscere,
e che si è sentito ovviamente umiliato e dispiaciuto per avermi spaventato in
quella maniera. Aveva chiesto di me dentro al locale, ed io non lo sapevo; poi
forse voleva farmi una sorpresa, oppure rendersi conto se lo riconoscevo, tutto
qua.
Non devo più andare dentro quel bar, mi sono detto.
Devo restare in casa per tutto il tempo che riesco a resistere, e poi per le
necessità impellenti devo anche cambiare i miei itinerari: recarmi in altri
negozi, in botteghe distanti da casa mia, magari dove non sono mai stato fino
ad oggi, e cambiare barbiere quando mi serve farmi radere, perfino fare benzina
in un diverso distributore di carburante. Ne va della mia esistenza, devo
assolutamente dimenticare qualsiasi vecchia abitudine.
Dopo l'ultima partita di calcio in casa della
squadra cittadina, di tanti mezzi che stazionano a fianco dello stadio dove io
lavoro come sorvegliante, con sopra in evidenza le parabole e le altre
attrezzature per garantire la diretta televisiva sui vari canali, è rimasto
solitario un autocarro bianco, forse nell'attesa del prossimo incontro
sportivo. È ben chiuso, ed il rivestimento deve essere a prova di qualsiasi
rumore, visto che all'interno di questi mezzi spesso c’è un telecronista che
porta avanti la diretta. È da solo, ma non sembra dare alcun fastidio, visto
che sicuramente dall'abitacolo sono stati tolti i microfoni, i monitor, gli
elaboratori e quant'altro possa interessare qualche ladro.
In ogni caso io lo tengo d'occhio come tutto il
resto che sta qua attorno, visto che il mio mestiere di sorvegliante notturno
riguarda tutto il parcheggio, e quando l’ho visto, come d'accordo con i miei
capi, ho subito comunicato loro per messaggio sul mio cellulare la marca, il
modello ed il numero di targa di questo grosso furgone, anche se poi loro non
mi hanno fatto sapere niente di specifico al riguardo. Potrebbe addirittura
verificarsi il caso che dopo la prossima partita l'autocarro resti a stazionare
ancora lì, forse costituendo per l'emittente televisiva proprietaria, una
specie di studio fisso da utilizzare ogni settimana.
Potrebbe essere, a me non cambia niente, anche se
rimane nella parte più vicina alle tribune, la zona meno illuminata di tutto il
perimetro. In fondo a me non interessa niente di tutto questo, mi piacerebbe
soltanto starmene un po’ più tranquillo, e da quando mi sono reso conto che con
ogni probabilità dietro ai miei capi si nasconde semplicemente una grossa
organizzazione dedicata al traffico degli stupefacenti, non posso certo dire di
aver trovato la serenità. In ogni caso vado avanti a sorvegliare quanto mi è
stato richiesto, a fare il mio lavoro insomma, anche se tengo gli occhi sempre
bene aperti, e proseguo a guardarmi attorno il più possibile, nel dubbio che
qualcosa possa degenerare. Prima o dopo.
Bruno Magnolfi
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