Probabilmente lui non ha neppure
bisogno di guardare il quadrante del suo orologio per rendersi conto di ciò che
già percepisce, ed in effetti adesso vedere che le due lancette maggiori sono
andate inesorabilmente a segnare l'orario che già immaginava ampiamente da
svariati minuti, non fa che confermare quanto precedentemente intuito. Dal suo
ufficio esce in quel momento il suo capo, un foglio ed una busta dentro una mano,
e col solito modo sgarbato di porsi, gli chiede a cosa mai si riferisca quella
fattura di cui in questo momento non ha alcuna memoria. Lui prende un faldone,
scorre delle carte, tira fuori degli inserti, poi senza neanche rispondere, mette
con garbo sopra quella carta un ordine firmato proprio dal titolare.
“Va bene, va bene”, dice il signor
Chelli mentre riprende la carta dal piano della scrivania, “in ogni caso
facciamo sempre attenzione a tutte le spese incontrollate, che si fa presto poi
a perdere il controllo anche del resto”. Maruzza a quel punto si alza dalla
scrivania, si abbottona rapidamente la giacca e mette in ordine, come fa sempre
prima di andarsene, allineando le matite e gli altri oggetti sopra al suo piano
di lavoro; poi, ancora leggermente titubante, prende con lentezza il suo
soprabito dall'attaccapanni vicino, quasi pronto per uscire, proprio mentre il
titolare rientra nella sua stanza parlando a voce alta nel cellulare. Gli fa
cenno di attendere, e lui si blocca, come quasi ogni sera succede.
Passeggia nel piccolo corridoio, il
signor Chelli, ridendo di qualcosa col suo interlocutore telefonico, poi, prima
ancora di tornare dentro al suo ufficio, dice a bassa voce che comunque là
dentro ci vorrebbe proprio un responsabile agli acquisti, per verificare sempre
i prezzi di tutti i fornitori, e soprattutto la qualità dei materiali. Lui fa
cenno di sì con la testa, - è un vecchio argomento quello, che ogni tanto
ritorna a galleggiare, - e resta ancora immobile come nell’attesa di ulteriori istruzioni,
ma il suo titolare rientra rapidamente nella sua stanza, lasciandolo in qualche
maniera nel dubbio.
“Vado, signor Chelli”, dice lui dopo
alcuni minuti, bussando lievemente alla porta semichiusa del suo capo, e
l’altro, immerso in chissà quali nuove preoccupazioni dietro allo schermo del
suo elaboratore, come altre volte risponde: “non preoccuparti, ci penso io a
chiudere e ad inserire gli allarmi”, come gli facesse un favore. Già, perché
ogni sera a tarda ora c’è da inserire quegli allarmi maledetti, per poi disinserirli
al rientro di ogni mattina, costituendo così un’area notturna ben protetta in
quella sede da piccola impresa edile, dove a conoscere le parole d’ordine e ad
avere le chiavi di tutto quanto, sono soltanto in quattro: lui, il suo capo, il
geometra, e poi la segretaria, che però rispetta un orario completamente
differente.
Va da sé che alla mattina presto,
come anche alla sera tardi, uno di loro tre ci deve essere per forza, per
aprire o chiudere il magazzino agli operai, per dare loro le chiavi dei mezzi,
e per fornire le specifiche sui cantieri da allestire. Il geometra, per un
motivo o per l’altro, riesce costantemente a mettere avanti delle ottime scuse
per non essere presente, ed il titolare generalmente lo lascia perdere,
riponendo la sua fiducia sul suo fedele Maruzza.
Così anche stavolta lui esce, mette
in moto la macchina, e accende subito i fari, visto che oramai si è fatto buio.
Poi, con tutta calma, se ne va guidando verso la sua abitazione, dove sua
moglie gli farà notare immediatamente che anche stasera ha fatto piuttosto
tardi, e che ormai è giunto il tempo per lui di affrontare con il suo capo
l’argomento di quegli orari: “a muso duro, però”, gli ripete.
Bruno Magnolfi
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