“Stamattina dobbiamo effettuare un
sopralluogo”, dice il geometra in maniera piuttosto decisa. Perciò Maruzza, in
silenzio e con grande attenzione, inizia subito a preparare tutti quegli strumenti
che potrebbero in qualche modo servire, quindi attende soltanto che l’altro gli
dia un semplice segnale prima di sistemare tutto quanto dentro la macchina. Il
geometra però sembra prendere ancora del tempo, gira per le stanze guardando lo
schermo del suo telefono, oppure consultando qualche cartella piena di fogli,
ma senza decidersi, quasi come non avesse nessuna voglia di dare davvero
seguito a quanto ha stabilito lui stesso. Infine, senza aggiungere neppure una sola
parola, prende la sua solita giacca ad alta visibilità, e fatto cenno all’assistente
di cantiere di salire sull’auto accanto a lui, ne avvia il motore. “C’è
qualcosa di strano in ufficio”, gli dice subito, ma come sovrappensiero, appena
effettuata la manovra per imboccare la strada provinciale. “Sembra quasi che là
dentro si sia persa la normale serenità”.
Maruzza resta zitto, in fondo non
comprende neppure a che cosa si possano riferire quelle parole; ma soprattutto
a lui non pare proprio che sia cambiato qualcosa in ufficio, anzi, gli sembra esattamente
che tutti cerchino di conservare perfettamente i propri ruoli. Poi nessuno di
loro due dice più niente sull’argomento, anche perché il geometra viene
continuamente chiamato al telefono da qualcuno, fino a quando, dopo quasi
un’ora, arrivano ad un grosso complesso rurale abitativo che deve essere
ristrutturato. Scendono, salutano una persona che è lì per illustrare i lavori
da effettuare, poi Maruzza inizia a fare i rilievi e a scattare fotografie,
mentre il geometra prende in consegna le copie delle planimetrie ed il
capitolato relativo. Girano a lungo per tutti gli edifici prendendo degli appunti
su qualsiasi dettaglio, infine salutano il tizio che li ha accompagnati e
tornano indietro verso la sede della loro impresa.
“Offriremo un ribasso minimo”, dice
il geometra come parlando tra sé. “C’è da perderci la testa là dentro per
portare avanti un lavoro fatto per bene”. Lui annuisce, ha messo nella sua
cartella tutta la documentazione che sono riusciti ad acquisire, però quel
luogo gli è piaciuto parecchio, gli piacerebbe molto lavorarci insieme agli
operai della loro impresa, e farlo anche bene, in modo da restituire alla
proprietà un oggetto utile e bello come merita, secondo il suo parere. Il
geometra qualche volta gli ha anche detto che non bisogna mai affezionarsi ai
luoghi dove ci si trova a lavorare, ma per Maruzza in certi casi è un
comportamento quasi automatico.
“Credo che la nostra segretaria sia
prossima a prendere il volo”, dice d’un tratto il geometra mentre continua a
guidare. Immagino che tu non avverti una sensazione del genere, ma forse hai
qualche dettaglio che a me magari è sfuggito”. “No”, fa il Maruzza, “io non ne
so proprio un bel niente, e poi con me praticamente lei non parla neanche. Si
limita qualche volta a chiedermi qualcosa di tecnico su di un cantiere o
sull’altro, ma niente di più”. Il geometra sembra sorridere: “non ti rimane
molto simpatica”, dice in modo diretto. “Forse preferiresti una ragazza che
magari ti allunga ogni tanto qualche confidenza sulle cose che conosce di più
dell’ufficio”. Maruzza resta in silenzio: ritiene quello un argomento così
scivoloso, che per nessuna ragione ha voglia di dire anche una sola parola.
L’altro comprende benissimo il suo disagio, così resta in silenzio fino al momento
in cui finalmente giungono in sede. Poi rientrano e basta.
Bruno Magnolfi
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