Vorrei proprio partire, durante
certi giorni. Alzarmi dal letto come sempre, prepararmi di tutto punto per
andare in ufficio, presso il mio lavoro di impiegato della pubblica
amministrazione; scendere le scale di casa, mettere in moto la mia vettura e
compiere le solite strade di sempre per raggiungere il parcheggio riservato ai
dipendenti del palazzo. Ma all'ultimo momento svoltare per una via laterale ed
immediatamente scomparire, come non fossi mai transitato da lì. Prendere per
una strada provinciale uscendo dal centro abitato della mia città ed andare a
perdermi tra alcuni piccoli paesi senza caratteristiche. Sorrido quando mi
lascio girare in testa questi pensieri, anche perché non ho la minima idea su quale possa essere la loro prosecuzione.
Però mi viene a mente che dovrei portare con me il mio gemello, che certamente
non può fare a meno della mia presenza. Anzi, dovrei anche chiedere la sua
opinione per una decisione importante del genere, e forse lasciare proprio che
sia addirittura lui a pronunciare l’ultima parola su questo argomento.
Naturalmente lascio perdere in
fretta ogni mia idea di fuga da questa giornaliera normalità, e così mi
presento al lavoro come ogni mattina, inserisco la mia carta elettronica
identificativa dentro al tornello, e da quel momento mi ritrovo nelle mani del
mio datore di lavoro, o chi per lui, senza neanche possibilità di un appoggio
da parte del mio gemello che mi attende a casa, lontano da questi uffici.
Questa è forse la mancanza più forte durante tutte quelle ore in cui devo
restare al lavoro, e mentre piego la testa sui soliti fogli che devo consultare,
fortunatamente ho la coscienza che ad un certo punto tutto ciò finirà, ed io
potrò tornare a confrontare i miei pensieri con lui, con questa presenza che mi
sostiene, che conosce tutto di me, che sa indicarmi sempre quali siano le
scelte migliori da fare.
Lo so che non esiste di fatto alcun
gemello, ma per me lui è semplicemente condensato in un piccolo vecchio specchio
racchiuso dentro una cornice preziosa, un oggetto che posso tenere anche con me
qualche volta, fino a portarlo infilato dentro una tasca oppure in una borsa,
anche se cerco di evitare una cosa del genere per la paura che accidentalmente possa
rompersi. Basterebbe inciampare mentre cammino, oppure la spinta involontaria
di qualcuno sul marciapiede, forse anche sbattere contro un palo segnaletico o
uno spigolo di muro, e quello potrebbe andarsene in mille pezzi. Meglio
evitare, mi dico. Così lascio che mi attenda dentro casa, appoggiato su un
mobile, oppure sistemato al sicuro dentro un cassetto. Comunque è il mio
gemello, il mio riferimento più forte, capace di aiutarmi ogni volta che ne
avverto la necessità.
Proprio per questo la mia voglia di
andarmene via viene costantemente frenata: non potrei mai abbandonarlo, e di portarlo
con me non se ne parla nemmeno. Lui ha le proprie abitudini, i suoi orari, le
sue preferenze anche per quanto riguarda le cose da specchiare. Mi attende nel
mio appartamento ogni giorno, ed io so che lo trovo completamente vuoto di
immagini al mio ritorno, perché è soltanto in me che vede ciò che desidera;
siamo legati, inutile anche dirlo, talmente in simbiosi che quando mi parla
riesce sempre a dirmi con esattezza ciò che desidero veramente ascoltare, come
se già avesse preparato ogni risposta ad ogni argomento, modulando con
precisione i miei pensieri spesso confusi. Non possiamo far altro che questo
perciò, anche se io, nei confronti del mio gemello specchiato, sono forse più
imprevedibile.
Bruno Magnolfi