L’orario
è quello di ogni giorno, il magazziniere spegne il suo elaboratore ed anche la
lampada sopra il piccolo tavolo dentro al box, poi prende tutti gli
incartamenti che si sono accumulati là sopra durante la giornata, e dopo averli
messi bene in ordine li porta nell’ufficio della segretaria, all’interno della
sede. A quell’ora in genere lei è già andata via, e rimangono in giro soltanto
il titolare ed i tecnici dell’impresa, normalmente intenti a preparare il
lavoro per il giorno seguente, così lui appoggia i documenti sopra al piano della
scrivania, dove in seguito verranno registrati, e poi con tutta calma se ne va.
Mentre sta per uscire, naturalmente dopo aver salutato il signor Chelli seduto
dentro la sua stanza con la porta aperta, il geometra però lo affianca in
silenzio, quasi lo attendesse, come se avesse qualcosa da comunicargli, però da
solo.
Lo accompagna senza dire niente
fino alla sua utilitaria, lungo il parcheggio sterrato di fronte all’edificio,
e dopo essersi acceso con calma una sigaretta, gli chiede in modo diretto se
sia stato lui a spifferare a tutti le faccende che in questa fase lo
riguardano. L’altro nega naturalmente, alza anche le spalle, spiega che lui è
uno che si fa sempre i fatti propri, e non è usuale tra i suoi modi preoccuparsi
d’altro, ma il geometra lo incalza, gli dice guardandolo deciso che sembra
strano che oramai tra quegli uffici tutti lo sappiano che tra poco se ne andrà
da quell’impresa, mentre era soltanto lui ad aver avuto questa confidenza. Il
magazziniere lo guarda diritto a sua volta, ma non replica niente, come si
fosse già spiegato, e non ci fosse altro da aggiungere; ma l’altro gli dice
subito che in fondo non gliene importa neanche molto, visto che prima o dopo
tutti quanti lo dovranno pur sapere. Il magazziniere sembra tirare un sospiro
di sollievo, ed a quel punto gli fa: “comunque a me dispiace”, come se questo
giustificasse altri comportamenti. Poi i due si separano, ed il geometra
rientra dentro la sede dell’impresa.
Lui ha pensato di scrivere una
lettera alla segretaria, o meglio lasciarle un messaggio da qualche parte,
poche parole sintetiche che possano illustrare il proprio stato d'animo, ma
così forse sarebbe come dare troppa importanza alla loro piccola storia,
quell'importanza che fino adesso secondo lui non c’è mai stata. Ma anche
incontrarla fuori da lì, dandole un appuntamento, a suo parere non andrebbe
bene: magari si ritroverebbe ad affrontare una scenata, forse dovrebbe
promettere qualcosa, e poi scusarsi e anche giustificarsi dei suoi
comportamenti. Lui si sente profondamente una persona libera, e come tale
giudica liberi anche coloro che gli stanno intorno. Perciò non farà niente, oramai
ha deciso: prenderà tutte le sue cose uno di questi giorni, e chiuderà quella
porta dietro le sue spalle, per andare ad intraprendere la nuova strada
lavorativa che gli si sta delineando, con nuovi compiti, altre persone attorno,
ed un’occupazione maggiormente interessante.
Il signor Chelli lo osserva dalla
finestra mentre sta rientrando dal parcheggio, e forse in quello stesso momento
comprende tutto quanto già con quella sua semplice occhiata: a lui non
piacciono i segreti, le trame, i complotti sciocchi, e forse da quando il
geometra gli ha manifestato la volontà di andarsene, ha iniziato lentamente a
considerarlo un po’ di meno, come fosse già un esterno alla sua ditta. Però
ancora di più non vorrebbe che le sue dimissioni portassero qualche altro
scompenso nel resto del personale, perciò si affaccia lungo il corridoio, e
mentre passa il tecnico gli chiede se per caso ci fosse qualcosa di cui sarebbe
meglio fosse a conoscenza. “Niente”, dice il geometra già sulla difesa, “se non
le solite piccole accortezze di lavoro che certe volte vengono dimenticate”. Il
titolare annuisce, rientra lentamente dentro la sua stanza, torna ad
interessarsi come prima della gazzetta, degli annunci di gare, degli appalti
vinti al massimo ribasso da un’impresa o da quell’altra, ma non rimane affatto persuaso
dalle parole che ha ascoltato.
Bruno Magnolfi
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