Sono sfinito,
continuo a camminare per la strada affidandomi soltanto all’inerzia delle mie
gambe, che proseguono ad appoggiare i piedi a terra uno dietro quell’altro,
oramai senza neppure minimamente sapere verso quale luogo mi stia recando. Ho
cercato un nuovo mestiere, appena sono stato licenziato dall’ultimo lavoro che
svolgevo: il titolare della ditta ha detto con un sorriso che mi avrebbe
richiamato forse tra due o tre settimane, ma poi non si è più fatto sentire.
Chiunque ha il diritto di lavorare, svolgere un ruolo, sentirsi capace di
impegnarsi ed essere utile agli altri, guadagnando qualcosa che possa
permettergli un’esistenza dignitosa. Così sono tornato da lui, ma mi ha detto
subito che stava chiudendo, non aveva più bisogno di me, e neppure di nessun
altro.
Allora ho iniziato a
camminare, chiedendo ogni tanto a qualcuno lungo la strada se per caso avesse
avuto bisogno di una persona ancora valida a tutti gli effetti per svolgere un
qualsiasi ruolo lavorativo. Qualcuno, probabilmente in relazione alla mia età
avanzata, mi ha guardato in malo modo, altri non mi hanno neppure risposto, due
o tre mi hanno consigliato di presentarmi all’assistenza sociale. Ho pensato
che in condizioni del genere in altri tempi sono sempre stato aiutato da un
pizzico di fortuna, così non ho certo ceduto al pessimismo, e come sempre ho
fatto sono rimasto assolutamente fiducioso nell’immediato futuro.
Invece non è accaduto
un bel niente di buono, ed adesso ho proprio deciso di sentirmi male, come mia
ultima possibilità rimasta: voglio proseguire a camminare in avanti fino agli
sforzi più estremi, fino a quando riesco a farlo, fino a lasciarmi cadere per
terra senza più alcuna energia, e poi restare lì come un corpo privo di spinta
vitale, senza più sensi, come un morto, fino a farmi trasportare esamine
nell'ospedale più vicino, dove un qualche dottore simpatico e altruista, nei
prossimi giorni, potrebbe prendersi cura di me e forse anche dei miei
grattacapi, sistemandomi lui in qualche maniera. Sono convinto che tutto questo
possa senz’altro accadere, anche perché non mi sono rimaste molte altre speranze.
Quando ero più giovane non mi sono certo preoccupato di cercare un’occupazione
stabile; lavoravo un po’ di qua e un po’ di là, perlopiù irregolarmente, un po'
presso questo e un po' presso quell’altro, soprattutto perché le formichine che
vedevo intorno a me pensavano soltanto al loro futuro, senza vivere appieno
questo presente, ed io le detestavo, ed immaginavo continuamente non avessero
proprio nient’altro di cui preoccuparsi.
Invece gli anni ad un
tratto sembrano mordere, e le persone che ti possono ancora dare un lavoro o
farti guadagnare qualche spicciolo, ad un certo punto ti voltano le spalle,
perché tu non fai più parte di coloro che sono utili a qualcosa. Tutto crolla
d’improvviso, e tu che ti sei dato da fare in lungo ed in largo mettendo
insieme le capacità più diverse, maturando tanta sensibilità ed esperienza, all'istante
sei fuori dai giochi, non servi più a nulla, e non importa a nessuno tutto ciò
che hai potuto fare e mettere in mostra in precedenza: non sei stato
sufficientemente furbo, questo è quanto ti rimproverano tutti a quel punto, e
di colpo la tua esistenza non vale più quasi niente. Così cammino, senza
preoccuparmi di altro, e forse qualcuno mi guarda con curiosità, altri magari chiedono
intorno chi sia mai quel matto che sembra non stancarsi mai, come avesse un
traguardo, una meta precisa. Interviene un giornalista forse, chiede in giro qualcosa
di tutta la mia storia, propenso a mettere insieme un gran bell'articolo. Magari
si pubblicherà, e poi diranno che sono un personaggio, che si deve imparare da
me. Così va il mondo, perché si può diventare anche famosi per essere stati completamente
ignorati per tutta la vita.
Bruno Magnolfi
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