Lei è così, anche quando
corre a perdifiato soltanto perché sicuramente è già in
ritardo, e fa quell'espressione buffa da animale preso in gabbia, come se non
fosse stata la solita montagna di sciocchezze a farle mancare anche
quell'orario. C'è sempre qualcos'altro da fare, da inventare, di cui
preoccuparsi, quasi che il presente, proprio davanti ai suoi occhi,
fosse l'elemento minore nella sua personale scala dei
valori. Da sola risulta difficile immaginarla, se non persa dietro alle
istruzioni della macchina per il caffè, alla perenne ricerca del sistema più
facile e veloce per ottenere almeno una tazzina di bevanda proprio come da
sempre lei ha desiderato. Generalmente però si
ritrova in compagnia di qualcuno, e molte volte con coloro che la circondano è
capace di lamentarsi soltanto delle piccole cose, di
risvolti tollerabili, di incresciosi contrattempi, che però tutti insieme
assomigliano quasi al brulicare incessante e pericoloso di un alveare.
Poi si siede, dice che
adesso si sente stanca, che non ha più voglia di parlare di sé e delle sue
disgrazie, ammesso che ne abbia. Un anziano signore, accanto a lei dentro la
sala di attesa, subito le sorride, poi le dice filosoficamente che tutto sta
nel prendere le cose nella maniera giusta. “Arianna”, la chiama sua sorella dal
corridoio, mentre arriva trafelata. Naturalmente si assomigliano, perciò
bisticciano subito, è sufficiente per loro trovare l’argomento adatto. Ma dopo
un attimo abbassano la voce, dicono insieme che in capo a poco tutto dovrà
prendere una piega differente, e che per migliorare tutte le condizioni in cui
lei si sta trovando sarà sufficiente non dare troppa importanza a quanto è già
venuto fuori. “Non voglio sentirmi preoccupata”, dice Arianna con
un’espressione estremamente seria sopra il viso. E la sorella annuisce, e poi con
alcuni gesti conferma le parole, spalanca gli occhi per dare maggiore risalto
ad ogni sua opinione, quindi elabora in un momento di silenzio quanto sta pensando.
“Non è poi niente di
grave”, spiega Arianna; “si tratta soltanto di qualche valore sballato, alcune
piccole variazioni sul tema, ecco,
nulla di più”. La sorella è talmente in disaccordo
che evita persino di guardarla. Ambedue si prendono ancora una pausa di silenzio per evitare di tornare a bisticciarsi,
ed in questo lasso di tempo l’uomo anziano dice con calma che si devono ponderare
le cose attentamente prima di prendere delle decisioni. Le due sorelle
vorrebbero immediatamente scagliarsi contro di lui, ma si trattengono, e con
ironia annuiscono. Esce il medico dallo studio, si avvicina ad Arianna e le
dice che ci sarà bisogno rapidamente di fare diversi accertamenti, che ha già
pronta per lei una lista di analisi e di alcuni esami più specifici, prima di
fare una diagnosi precisa. Lei si alza e lo segue nello studio, la sorella
sembra sul punto di piangere, ma le va subito dietro e chiude la porta alle sue
spalle.
“E’ soltanto un
sospetto”, spiega il medico; “ma al giorno d’oggi è bene chiarire ogni
dettaglio, anche in considerazione della sensibilità nervosa che lei ha
manifestato”. “Come sarebbe”, interviene la sorella; “mi torna nuova che le
diagnosi mediche adesso vengono portate avanti in funzione delle preoccupazioni
che i pazienti manifestano”. "Non è questo", dice il medico riferito alla sorella.
"Però dovrà pur darmi atto che con un soggetto come Arianna possa persino
capitare che tutto alla fine si riveli un'enorme bolla di sapone: come se
avessimo scherzato, anche se magari è proprio questo che adesso forse ci
auguriamo tutti".
Bruno Magnolfi
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