Lorenzo
ha detto che con una donna se non si mostra subito la propria personalità è
bene lasciar perdere. Io allora gli ho detto che secondo me quello è solamente un
luogo comune, ed ho aggiunto che in fondo ad ognuno di noi c’è un proprio modo
di fare e di pensare, anche se non mette in evidenza certi dettagli decisamente
ruffiani. Lui ha sorriso, poi si è allontanato per servire un altro cliente
della sua birreria. Naturalmente non gli ho parlato di Luciana e delle mie
aspirazioni nei suoi confronti; ho soltanto detto che dopo tanto tempo una di
queste sere sarei potuto uscire con una ragazza che conosco, non più
giovanissima, però carina, e lui si è sentito in dovere di darmi qualche
consiglio. In ogni caso non so neppure, a pensarci bene, se sia davvero una
buona idea quella di uscire in questo momento con Luciana. In fondo, almeno per
adesso, quando vado alla sua tavola calda, ogni volta trovo in lei una persona sempre
pronta a sorridermi, un’amica che viene subito verso di me per scambiare
qualche parola, per ascoltarmi, ammesso che in quel momento non sia troppo
impegnata con il suo lavoro, e che comprende benissimo quali siano i miei veri problemi,
tutti quelli che certe volte le spiego senza mai omettere nulla; e quasi sempre
riesce ad evitare di darmi suggerimenti, o addirittura proporre degli spudorati
consigli; ascolta, semplicemente, e questo è già molto per me; talmente tanto
che proprio non vorrei perdere adesso questo rapporto di amicizia speciale con
lei compiendo frettolosamente uno stupido passo falso.
Probabilmente
Lorenzo, anche se mi conosce da tanto tempo, non riuscirebbe a comprendere il
tipo di rapporto che si è instaurato tra me e Luciana; quindi, diventa del
tutto inutile che io gli parli di questo, anche se riconosco che su molte cose
lui sa sbrigarsela molto meglio di me. <<Forse non farò niente>>,
gli dico a voce bassa quando torna a fermarsi un momento dietro alla mia birra.
Ma è soltanto una provocazione, perché lui è il tipo di persona che non si dà
mai per vinto, e che se decide di credere in qualcosa è proprio la volta che
porta fino in fondo tutti i suoi desideri. <<Stai scherzando>>, mi
dice difatti con leggerezza. <<Questo è impossibile, devi portare avanti
le cose, magari mostrandoti però meno perdente di quello che appari, tutto
qua>>. Lo ascolto, non ribatto un bel niente, ma capisco che lui non può
essere affatto d’accordo con me sul comportarmi con Luciana esattamente nella
maniera in cui sono e mi sento. <<E come si chiama, questa tipa?>>,
fa lui dopo un po’, come se il nome cambiasse qualcosa nelle opinioni generali o
nei miei comportamenti. Mi attraversa la mente, con la rapidità di una saetta,
il pensiero che Lorenzo possa conoscere Luciana; in fondo lavorano persino nello
stesso settore, anche se lui prepara soltanto dei panini; così gli dico:
<<Rosanna>>, inventandomi un nome che non lo avvicini alla verità.
Poi
arriva una comitiva di confusionari, così pago la birra e poi me ne vado, tanto
la nostra conversazione frammentata non porterebbe a niente di nuovo. Ma
subito, mentre sono già sulla strada, mi viene la voglia improvvisa di passare
da lei, da Luciana, magari soltanto per farle un saluto, anche senza fermarmi nella
sua tavola calda. Suo padre, che poi è il titolare di quella rosticceria, ogni
volta che vado da quelle parti continua a guardarmi quasi con un certo
sospetto, come se avesse compreso già tutto e non fosse d’accordo, nonostante
il fatto che sia io che sua figlia abbiamo ormai passato la mezza età, e che
lui non dovrebbe nutrire alcuna gelosia nei confronti di una donna matura che
cerca soltanto di essere apprezzata. Con questo pensiero, comunque, mi passa quella
voglia che avevo, e allora decido al momento di fare due passi da solo, magari per
riflettere meglio a tutte queste mie cose. Probabilmente a quest’ora hanno già
finito di mettere via i vassoi e le cose avanzate, ed hanno già dato una bella
ripulita al bancone, pronti per chiudere il locale e andarsene a casa. Mi piace
talvolta pensare a quello che Luciana sta facendo in qualche preciso momento,
anche se per me è soltanto uno scherzo, una maniera come un’altra per occupare
la mente. Parecchie volte le ho parlato del mio lavoro e di come sia difficile,
durante la giornata, trarne delle vere soddisfazioni, e lei mi ha compreso
benissimo, tanto più che anche per lei, da quando è mancata sua madre e si è
ritrovata a dover aiutare suo padre con la tavola calda, le cose non vanno
certamente in maniera migliore. <<I miei progetti erano altri>>, mi
ha detto una volta; ed io non ho fatto alcuna domanda in merito a questo,
proprio per non apparire soltanto uno sciocco curioso.
Bruno
Magnolfi
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