Davanti
alla Casa del Popolo di Calci nessuno ha più voglia di fare dei pettegolezzi.
Gli abitudinari del posto sono tornati ai tavoli del locale per fare qualche
mano alle carte, e gli altri davanti al bancone parlano come sempre del gioco
del pallone, oppure di politica, o di donne, e di altre sciocchezze del genere.
Anche Alberto è quasi diventato, in certe sere, un abitudinario di quel locale,
e qualcuno si è già intrattenuto qualche volta a parlare con lui, magari chiedendogli
qualcosa sull’Ufficio Postale, o della consegna delle lettere, e di altre cose
di quel tipo. Ormai, dopo l’infortunio di Gino, che peraltro ne avrà ancora per
un lungo tempo prima di rimettersi nella condizione per riprendere con il suo lavoro,
Alberto è già stato accolto da quasi tutto il paese come il nuovo postino,
anche se svolge quel ruolo solo momentaneamente, in sostituzione appunto del
collega, ed allora quando passa dal locale, anche soltanto per un caffè, c’è
sempre qualcuno che a voce alta dice a tutti gli altri: <<ecco il nostro
postino>>, senza che lui trovi mai nulla da eccepire. Gli piace, anzi,
essere accolto in questa bonaria comunità di brave persone, ed il fatto di
trovare ogni tanto anche il marito di Lorenza da quelle parti, lo conduce inevitabilmente
ad intrattenersi con lui per parlare del contratto di lavoro, delle possibili
rivendicazioni, e dei diritti dei lavoratori, chiacchiere sindacali che comunque
non sono sfuggite alla maggior parte dei frequentatori del locale, tanto che molti
hanno iniziato a non accostare più Alberto a quelle idee politiche di destra espresse
in qualche modo da tutta la sua famiglia, e culminanti nella carica di suo zio,
noto vicesindaco del paese.
Qualcuno
forse vorrebbe anche chiedergli qualcosa della sua innegabile relazione con
Laura, ma ancora non ci sono del tutto le condizioni di affinità e di conoscenza
che lascino osare verso di lui un argomento così personale e intimo di quel
genere. Però lo ascoltano sempre attentamente quando produce qualche risposta
su argomenti anche distantissimi da questo, forse proprio nell’attesa che dalle
sue parole trapeli, anche per sbaglio, qualche illuminazione proprio su quella
faccenda. Così gli chiedono a volte come si trova nella sua nuova abitazione,
oppure quale giudizio si sentirebbe di dare, proprio con i suoi occhi da
esterno, di questo loro paese che lo sta accogliendo, sia per il lavoro in cui
è impegnato, che per la casa che adesso abita. Però, proprio mentre gli
chiedono tutto questo, in mezzo ai loro pensieri sicuramente proseguono ad
avere ben impresso il fatto, ancora mal digerito, che una ragazza di quel loro
paese si sia data, chissà perché, ad uno esattamente come lui, anche se
riconoscono tutti come non siano assolutamente fatti loro. Uno di cui non è ancora
possibile fidarsi, anche se in apparenza, per giudizio unanime, sembra proprio un
ragazzone tranquillo.
Ma Alberto
immagina di entrare d’improvviso come una furia dentro al locale, e a voce
alta, mentre tutti di colpo si zittiscono, iniziare a dire: <<Io, io, io;
che ho creduto di poter fare un salto nella mia esistenza, semplicemente arrivando
qua, in mezzo a voi, a servirvi con il mio lavoro, e ad abitare in una delle
vostre case, nel tentativo di amalgamarmi con voi di questo paese, e portare
per mano lungo le vostre strade quella ragazza che è il fulcro di tutto questo,
a cui tutto sembra girare attorno, e della quale in certi giorni mi sembra di
non poter proprio fare a meno. Bene, io sto fallendo con il mio progetto, e se adesso
vi guardo non riconosco niente in voi che possa essere anche mio. Non ci voleva
molto, era sufficiente un guizzo di sentimento in più, probabilmente, ma forse
non c’è stato, e non so neppure se darne la colpa a me stesso, oppure a chissà
cosa. Però, adesso, sono semplicemente immerso nei dubbi, e non so come uscirne>>.
Naturalmente non avrebbe mai il coraggio di fare una tirata del genere, e forse
ai frequentatori della Casa del Popolo non interesserebbe neppure ascoltare dei
discorsi di questo tipo; però, è assolutamente vero, pensa Alberto quando
rientra in casa da solo, che non so più di che cosa faccio parte, e neppure che
cosa io stia cercando, o quale potrà essere il mio futuro. All’improvviso non
ho neppure una vera personalità, una maniera mia di interpretare questa vita
che mi è data e che in questo momento non riesco neppure a comprendere. Mi
guardo attorno, ma non trovo forse niente di quello che vorrei.
Alla fine,
però, lui sorride, specialmente quando qualcuno torna a dargli una pacca sopra
la spalla, e a sostenere che c’era proprio bisogno di un nuovo postino nel
paese di Calci. Forse lo prendono in giro, pensa Alberto, ma lo fanno in
maniera accettabile, senza alcuna cattiveria. Se soltanto riuscisse a parlare
con Laura con la stessa sincerità che certe volte prova dentro sé stesso, forse
le cose sarebbero diverse per lui, e lei probabilmente riuscirebbe ad avere di
Alberto una stima maggiore. Ma non ci possiamo disegnare così come ci piace, e
poi bisogna sempre accettare la realtà.
Bruno
Magnolfi
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