Nel palazzo, ed anche nel quartiere
dove abitano, qualche diffamatore sembra abbia messo in giro la voce che la
loro famiglia sia un po' particolare, per non dire peggio, tutta composta da
persone piuttosto strane. E che il marito, almeno a giudicare dai semplici
comportamenti che il vicinato riesce a notare vedendolo salire o scendere lungo
le scale condominiali, sempre con gli occhi bassi e con le mani sprofondate
nelle tasche, secondo alcuni dei tanti pettegoli che compongono gli attigui, sembra
proprio, per spiegarlo ad altri, che non abbia un aspetto troppo rassicurante.
Pare che parli spesso anche da solo, a dispetto del fatto di non fare mai
parola con nessuno dei conoscenti che incontra in quel palazzo. Sorridendo,
come per dare poca importanza alle proprie parole durante una mattinata
qualsiasi, lo ha spiegato persino il bottegaio del quartiere alla sua moglie,
mentre acquistava qualche provvista, quasi fosse comunque una cosa non vera, a
cui lui certamente non credeva, e poi, girando intorno all’argomento,
chiedendole, mentre erano da soli lei e lui dentro al negozio, se per caso suo
marito fosse ammalato, e alla domanda di lei che desiderava conoscere il motivo
per domandare una cosa di quel genere, il bottegaio ha subito detto che in giro
si parlava di lui come di un uomo probabilmente un po’ depresso. <<Ma
no>>, gli ha subito spiegato Celeste, quasi ridendo. <<È soltanto
una persona schiva, un solitario, uno a cui non piace chiacchierare, e poi
pensi, non parla mai neanche in casa, neppure con me>>, e giù a prendere
un’altra risata piuttosto fuori luogo. Il bottegaio non ha avuto niente da
aggiungere, però non gli è rimasta una buona impressione di tutta la faccenda,
ed anche quella signora Celeste, sempre così allegra, forse anche troppo, a cui
sembra vadano costantemente bene tutte le cose, non gli è sembrata del tutto a
posto. <<Non si può essere tutti fatti nello stesso modo>>, ha
riflettuto lei mentre se ne tornava verso casa con la busta della spesa.
Però, una volta tra le mura domestiche, ha riflettuto meglio su quello
che le aveva riferito il bottegaio del negozio alimentari, e le è parso subito
come molta gente riesca ad essere invidiosa persino della serenità in cui è
capace di vivere una famiglia del tutto normale come la loro. <<Non ha
alcuna importanza>>, ha dedotto però alla fine. <<Noi stiamo bene
così, senza arrovellarci la testa per tentare di trovare dei difetti
addirittura in chi ci sta vicino>>. All'ora di pranzo poi è rientrato
Federico, ed approfittando così di trovarsi da sola a tavola davanti al figlio
minore, gli ha chiesto, sempre un po’ ridendo, quasi come se gli stesse facendo
uno scherzo, se gli sembrava che tutto andasse bene nella loro famiglia. Lui ha
riflettuto a lungo, con serietà, e infine ha detto che forse qualcosa di storto
personalmente lo aveva notato già da qualche tempo. <<Marco fa troppo
l'intellettuale>>, le ha spiegato a bassa voce; <<e si comporta
così da un sacco di tempo, come se solo lui fosse in grado di comprendere le
cose, e tutti coloro che gli stanno attorno fossero soltanto degli sciocchi
superficiali>>. La mamma è rimasta senza parole, quasi stupefatta, e lui
ha continuato: <<Non riesco a sentirmi come lui, non so assolutamente
trovare le ragioni per cui mio fratello si tenga così distante da me, dalle mie
idee, da quanto sono stato capace di pensare fino ad oggi>>.
<<Ma siete fratelli>>, sbotta allora Celeste; <<ci
sono valori più importanti di quello che si crede di poter essere>>.
Resta in aria un profondo silenzio, come non ci fosse alcuna risposta possibile
a quanto cerca di affermare la madre di Federico, tanto che lui adesso non la
guarda neppure, quasi a sottolineare la distanza formatasi tra i suoi modi
vedere le cose e quelli della sua famiglia. Nella mamma per un lungo momento
cala l'angoscia di chi sotto ai suoi occhi sta assistendo alla perdita di unità
del proprio gruppo familiare, e se non fosse per il suo ottimismo proverbiale
potrebbe persino risultarne quasi sconvolta. Così tira fuori la carta finale,
quella che a suo parere potrebbe riportare la tranquillità nella sua casa, non
accorgendosi che oramai è troppo tardi, e che al contrario delle sue
aspettative acuirebbe maggiormente persino quelle differenze.
<<Parliamone tutti assieme, allora, e cerchiamo di trovare un punto di
equilibrio tra di noi>>, dice ancora piena di speranza, ma Federico ormai
si sente oltre ad un'idea del genere, e il suo distacco pare già quasi
compiuto. <<No, mamma>>, le fa senza guardarla. <<È inutile
sperare in qualcosa del genere, almeno per il momento>>. Lei lascia
subito cadere l’argomento allora, e si mette a parlare d’altro, quasi che le
sue maniere fossero comunque un collante da spargere sulle crepe e sulle
piccole fratture che non vuol neanche vedere. <<Sembra appena ieri che
uscivamo assieme la domenica, quando tu e tuo fratello eravate piccoli, e tutti
ci guardavano con una grande invidia, come fossimo una famiglia pressoché perfetta.
Bruno Magnolfi
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