È buffa una famiglia
che si ritrova tutta al completo nella propria abitazione soltanto per una
volta al giorno, e normalmente per di più appena per alcuni minuti, durante
l’ora di cena, davanti al tavolo dove i componenti consumano i loro pasti.
Ovviamente, c’è più tempo durante il fine settimana, ed in genere al sabato è
anche quasi assente quella fretta e quella nevrosi che accompagna di normale
ogni altro giorno feriale, di modo che diventa facilmente possibile scambiare
almeno qualche parola, guardarsi con più attenzione, osservare maggiormente le
espressioni di ognuno, e poi comprendere se magari ci sono dei problemi che
assillano l'uno o l'altro. Ma adesso che Federico ha iniziato a lavorare con la
sua bicicletta per la consegna delle pizze a domicilio proprio durante il fine
settimana, questi momenti magici del sabato e della domenica sembrano
inesorabilmente perduti. Persino Marco, in assenza di suo fratello, sembra
quasi restio a sedersi davanti ai suoi soli genitori, come se fosse rapidamente
calato in mezzo a loro tre un senso di estraneità di cui nessuno fino a poco
tempo prima si era mai minimamente reso conto, o che forse, con ancora maggiori
probabilità, nei pensieri di ciascuno si era mai verificato. <<Non ho
molta fame>>, si giustifica lui ora; oppure: <<ho ancora da
studiare alcune cose, non posso trattenermi troppo a lungo insieme a voi>.
Suo padre emana come sempre dal proprio comportamento la stessa indifferenza
che ha sempre manifestato, e in modo speciale negli ultimi tempi, ma la mamma assume
rapidamente l'espressione di chi intimamente soffre di fronte a certi
atteggiamenti, anche se già per carattere lei è sempre stata una persona anche
troppo attaccata ai propri figli e a suo marito.
Ultimamente, insomma,
qualcosa sembra abbia perso di significato in quella casa, ed ogni parola
adoperata per comprendere meglio il motivo di quanto accade, in questo periodo
pare soltanto un fastidio, tanto è evidente a tutti la situazione che si è
creata. <<Come vanno le lezioni in facoltà?>>, chiede a Marco la
mamma, tanto per vedere se riesce a smuovere una piccola conversazione. Ma la
risposta ogni volta è estremamente sintetica: <<tutto bene>>,
risponde suo figlio; oppure: <<le solite cose>>, evitando così
qualsiasi spiegazione ed anche delle ulteriori domande su quel tema. Di fatto,
in facoltà gli studenti hanno quasi deciso di occupare l’ateneo, e di
manifestare così la sofferenza di un corso di studi che non porta facilmente ad
uno sbocco lavorativo, ma Marco non ha alcuna intenzione di affrontare con i
suoi genitori degli argomenti di quel genere. Perciò, anche in questa serata di
domenica, lui si limita ad ascoltare distrattamente le notizie a basso volume
che vengono trasmesse dalla televisione, e a fingersi pensieroso.
D'improvviso però
Achille, padre di Marco e marito di Celeste, dice che il giorno seguente non
potrà andare in ufficio. <<Ho fissato un appuntamento dal medico>>,
spiega ad occhi bassi, <<quindi mi sono preso la giornata libera dal lavoro>>.
Sua moglie resta per un attimo in silenzio, quasi perplessa, poi gli chiede:
<<che cosa c'è che non va; hai forse dei disturbi?>>. Lui mastica
l'ultimo piccolo boccone rimasto nel proprio piatto, quindi pare riflettere con
calma su qualcosa di difficile, mentre si pulisce la bocca con il tovagliolo,
ma infine dice soltanto: <<non riesco a dormire bene, la notte. Poi mi
tormentano dei pensieri che non so neanche spiegarmi>>. Marco scambia un
rapido sguardo con sua madre, attende ancora qualche momento, poi si solleva
dalla sua sedia, prende il proprio piatto ormai completamente vuoto e va ad
infilarlo nel lavastoviglie, e spiegando che stasera voleva rileggere con
attenzione alcuni appunti, scusandosi sparisce nel corridoio verso la sua
stanza, come a voler lasciare la possibilità ai suoi genitori di spiegarsi
meglio tra di loro. Anche suo padre si alza dalla tavola, la moglie lo osserva
per un attimo mentre lui inizia a sparecchiare, poi chiede se potrebbe fargli
piacere essere accompagnato all'ambulatorio. Lui solleva le spalle, in genere
non gli piacciono le domande, poi dice semplicemente: <<come
vuoi>>.
Niente di buono in
tutto questo, pensa Celeste mentre si occupa delle stoviglie e della cucina.
Forse però le cose potrebbero migliorare con una terapia mirata, e far uscire
Achille dall'astenia in cui negli ultimi tempi sembra caduto inesorabilmente.
In ogni caso lei adesso già si sente contenta che si sia reso conto da solo che
almeno qualcosa in lui non sta più andando per il verso giusto, e lo stato
depressivo in cui sembra caduto da qualche tempo possa essere rimosso anche
facilmente con un po' di buona volontà. <<Nel prossimo periodo noi però
dobbiamo aiutarlo>>, pensa ancora; <<sicuramente cercare di farlo
parlare, e poi di farlo anche svagare, insomma distoglierlo il più possibile
dalle preoccupazioni in cui sembra sprofondato. Perché alla fine può essere
soltanto la famiglia a prendersi davvero cura di ogni suo componente, e questo
è proprio ciò di cui tutti noi adesso dobbiamo occuparci, indipendentemente da
tutto ciò che può fare un misero farmaco>>.
Bruno Magnolfi
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