Mi sono avvicinato lentamente a
quello spiazzo con i tavolini davanti al chiosco dove spesso si ritrovano al
pomeriggio le ragazze, ma senza farmi notare da nessuno, restando dietro
qualche cespuglio e ad una siepe. Nella mattinata ho pensato diverse volte alla
maniera migliore per parlare con Cristina, ma ho compreso rapidamente di non
sentirmi in condizione di compiere di nuovo delle sciocchezze come quella di
andare fino sotto casa sua, oppure di telefonare a lei direttamente. D'altronde
è stata chiara con me, ed io vorrei essere ugualmente sincero nei suoi
confronti, spiegando a lei con calma, magari mentre la guardo negli occhi, che
non può essere una sciocchezza come quella di avere delle simpatie politiche
diverse a definire il nostro frequentarsi o meno. Peraltro, a me non interessa
neppure troppo farmi vedere in quel Circolo di Destra dove mi hanno trascinato
quei due o tre ragazzi che ho conosciuto a scuola, anche se a questo punto non
vorrei mollare tutto dimostrando una scarsa personalità ed anche di essere
incapace a tirare dritto con le mie idee. Mi sento improvvisamente calato in
una situazione piuttosto difficile, eppure se mi svago e smetto di riflettere
per qualche momento, mi appare tutto quasi naturale, come se non ci fossero dei
veri ostacoli da superare tra me e lei. Mentre ero sull'autobus per avvicinarmi
al chiosco, ho pensato che le cose spesso si risolvono anche da sole, basta
riuscire ad essere pazienti, e attendere con calma il momento giusto in cui le
faccende iniziano a sistemarsi, e poi non dare troppa importanza a tutto
quanto, anche se invece so benissimo che per mio carattere spesso mordo il
freno in tutte le mie aspettative, di qualsiasi natura esse siano; così mi sono
guardato attorno, ed ho visto tanta gente forse incapace di fare delle scelte
decise, e così mi è sembrato di assomigliare a tutti quanti, persino troppo.
Probabilmente
con Cristina potrei addirittura fregiarmi del fatto di avere un fratello di
sinistra, attento studioso delle tematiche delle lotte operaie e di tutto il
resto, ma ho paura di apparire ridicolo, e poi per nessun motivo potrei
nascondermi dietro a qualcosa che non proviene direttamente da me stesso. Ho
già preso contatto con una persona che mi può dare del lavoro durante il sabato
e la domenica, anche se i miei non si sono mostrati troppo d'accordo. Mi piace però
rendermi il più possibile autonomo, sapere che le cose che faccio, giuste o
sbagliate che siano, derivano soltanto da me, da una mia idea, dalla mia esperienza,
dai miei desideri. Portare delle pizze a domicilio, peraltro, a me sembra un
rapporto piuttosto onesto e trasparente come prima introduzione nel mondo del
lavoro, e forse Cristina, se e quando potrò spiegarle meglio queste mie
intenzioni, potrebbe essere anche contenta della mia scelta di non pesare
troppo economicamente sulla mia famiglia. Qualche giorno addietro sono andato a
vedere l’interno del posto dove preparano e sfornano le pizze, e ho conosciuto
qualche ragazzo che, proprio come dovrò fare io, le consegna a domicilio.
<<Non c’è niente di male>>, mi ha detto lui e anche gli altri tizi presenti;
<<è un lavoro come un altro>>. Nessuno mi ha spiegato che quasi non
c’è alcuna tutela, e che si deve correre il più velocemente possibile se si
vuol mettere insieme qualche soldo, ma questo ovviamente già lo immaginavo.
I
giorni addietro li ho trascorsi cercando di non pensare troppo a Cristina, però
mi sono ritrovato diverse volte nei dintorni del mio liceo, a vagare con lo
sguardo tra le tante facce usuali nell'orario di entrata e di uscita, nella
evidente ricerca di vederla spuntare da qualche parte. Poi un mio compagno di
classe, mentre mi parlava di non so cosa, mi ha chiesto d'improvviso:
<<ma chi stai cercando?>>, dimostrando con quanta evidenza io stessi
frugando tra i gruppi delle ragazze sopra al marciapiede, e così mi sono quasi
vergognato del mio comportamento. Lo so che le cose non sono mai troppo semplici,
e più si desiderano, maggiormente paiono sfuggirci, così ho pensato che per
ottenere un risultato concreto dovessi per forza mettermi in gioco, pur con un
certo tatto. Conosco di vista una ragazza che sta spesso insieme a Cristina, la
sua amica del cuore si potrebbe dire, così ho deciso di provare ad arrivare a
lei tramite l’altra. Ieri sono venuto già a questo chiosco all'aperto con la
mia bicicletta, e speravo, anche se non ci fosse stata lei, di vedere almeno la
sua amica. Ma non c'erano nessuna delle due, così ho deciso di tornare da
queste parti ogni pomeriggio, almeno fino a quando non riuscirò ad incontrarla.
In fondo, non sto chiedendo molto, ho riflettuto già da ieri; devo spingermi in
avanti, penso, mostrare il mio interesse, magari suggerendo con il mio
comportamento anche il possibile bisogno di cambiare idee politiche. Qualcuno
mi ha detto che con certe ragazze questo metodo funziona, anche se ancora io
credo molto nella semplice ed onesta verità.
Bruno
Magnolfi
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