Lei per
qualche tempo era stata una moglie. Non tantissimi anni prima, appena una
decina o poco più, quando aveva conosciuto per caso un uomo affascinante, una
persona che perlomeno era apparsa tale ai suoi occhi, e con cui aveva
desiderato da subito condividere la propria esistenza. Ma lui dopo poco si era
dimostrato differente da ciò che le era apparso in un primo momento, e già dopo
qualche mese per loro due le cose avevano iniziato ad andare in modo quasi
contrario alle aspettative che la donna aveva avuto. Non importa, aveva pensato
lei, prendiamoci pure un periodo di riflessione, magari le cose si possono aggiustare
con un po’ di calma, oppure si può scoprire semplicemente che scansando qualche
piccola incomprensione tutto riprende a filare per il verso giusto. Ma
l’andamento coniugale era addirittura peggiorato, e lo stato di prostrazione
che ne era derivato per lei si era dimostrato talmente forte da portarla spesso
a rimanere il più possibile fuori da casa. Era stato in quel periodo che aveva
iniziato a frequentare dei bar, dei caffè, dei locali certe volte non molto
eleganti, e in qualcuno di questi posti era stata avvicinata da uomini in cerca
di avventure. Il marito intanto era andato ad abitare in un’altra casa, forse anche
con un’altra donna, e per lei la sconfitta della solitudine che stava avvertendo
in quel periodo si era praticamente dimostrata proporzionale alla sua
disponibilità verso gli altri, tanto che per questo motivo diverse volte si era
lasciata un po' andare. Agli inizi era stato divertente fare la donna di tutti,
ma in seguito le cose si erano attorcigliate, fino a farle comprendere che il
suo comportamento non poteva solo dimostrarsi una stupida rivalsa verso quella
vita matrimoniale fallimentare in cui aveva trovato soltanto della scarsa
comprensione nel tentativo di avvertire piena e completa la propria giornata.
In qualche
caso si era anche fatta pagare qualche prestazione sessuale, quasi per gioco,
per divertimento, forse per giustificare meglio i suoi comportamenti, ma anche
questo aspetto ogni volta non la faceva certo sentire molto meglio. Dopo il
definitivo divorzio da suo marito il giudice decise che lei aveva diritto ad un
mensile, e con quei soldi la donna era riuscita a tirare avanti senza grandi
problemi. Ma la mancanza completa di una figura di riferimento, ed anche di uno
scopo finale all’interno della propria quotidianità, non le avevano mai
permesso di sentirsi tranquilla. Per questo aveva continuato ogni tanto ad
uscire dalla sua casa durante la notte, camminando lentamente lungo le strade,
e a scegliere qualche volta l’uomo da cui farsi possedere. Sapeva che poteva
essere pericoloso il suo gioco, ma sentirsi desiderata da qualcuno, anche se
per un breve lasso di tempo, era diventato poco per volta il suo modo per
sconfiggere il senso di solitudine provato.
Proprio in
questo periodo si era fatta coraggio ed aveva suonato a tarda ora a
quell’albergo, notando dietro alla porta vetrata un uomo da solo, con una
giacca elegante, un portiere di notte, evidentemente, e così era entrata, magari
semplicemente per fare due chiacchiere, o forse soltanto per conoscere un’altra
differente solitudine. Non c’era necessità di chiarire e di spiegarsi, la sua
presenza in giro da sola parlava per sé, e lui difatti non le aveva chiesto
nulla, limitandosi ad offrirle qualcosa nella piccola caffetteria del piano
terra. Lei gli aveva sorriso, si era seduta davanti a lui, poi lo aveva
ringraziato, ed alla fine se n’era andata, scivolando fuori da lì senza null’altro,
soltanto trattenendo la sensazione di una vicinanza di carattere. Poi era
tornata, durante un’altra notte, e tutto si era svolto nella stessa esatta
maniera. Ciò che si era dimostrato piacevole, esattamente come la prima volta,
era il fatto che lui non le aveva rivolto alcuna domanda, e lei aveva mostrato
solo qualche sorriso.
Forse su
queste basi poteva nascere una conoscenza, quasi un’amicizia tra di loro, quasi
una complicità, ma forse a tutt’e due era sembrato fosse sufficiente già così,
senza pretendere nient’altro. Poi lei aveva incontrato il ragazzo. Era un
bambino, una figura smarrita, una persona che non riusciva a dimostrarsi capace
di affrontare da solo la sua età e in suoi piccoli problemi. Erano andati
assieme dentro l’albergo, quasi come fantasmi pronti a muoversi dentro la notte
in modo leggero e senza spiegazioni, e lei aveva compreso che tra il ragazzo ed
il portiere c’era solamente uno sbalzo di anni che li rendeva in apparenza differenti,
ma in realtà uniti in una medesima persona, testardi nell’imputare l’uno
all’altro la responsabilità dei loro piccoli o grandi fallimenti. Non aveva mai
conosciuto in nessuno una capacità del genere, quella di rendere così concreti
e veri i propri ricordi, ma questo comportamento la lasciava esterrefatta,
incredula, affascinata da qualcosa di così forte e di così importante. Non
c’era un futuro da immaginare, soltanto un presente intriso di pensieri e di piccole
amarezze, e tutta la faccenda sembrava destinata a restare sospesa ed
inspiegabile.
Bruno
Magnolfi
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