giovedì 19 settembre 2024

Silenzio esplicativo


            <<Marta!>>, grido di colpo verso Marta mentre ci troviamo nel vasto e affollato cortile della Scuola Media di via delle Matite, durante i minuti di pausa di mezza mattina. Ovviamente tutti i ragazzi presenti si voltano immediatamente verso di me, e forse qualcuno dopo qualche secondo inizia anche a ridere, visto che sarebbe stato sufficiente per me avvicinarmi a lei invece di chiamarla da lontano. Dopo un paio di minuti, Marta, come speravo, si fa vedere: cammina lentamente, quasi senza averne alcun desiderio, e probabilmente si è mossa soltanto per evitare che io torni di nuovo a gridare il suo nome. Si ferma ad un paio di metri dalla mia faccia ed osserva distrattamente le mie scarpe, forse per non guardarmi negli occhi, tanto che io adesso non so bene neppure che cosa dirle, e rifletto che in fondo è già sufficiente che mi abbia raggiunto. Non c’è niente di male, credo, nel fatto che io oramai intendo riferirmi soltanto a lei tra tutti i compagni che affollano la scuola, anche se non desidero assolutamente che Marta immagini di essere una ragazza importante per me. Vorrei che mi considerasse un suo amico, un suo confidente, anche se non mi interessa che venga da me per parlare di chissà che cosa. A dire la verità Marta difficilmente parla con gli altri, ed anche con me perlopiù si limita qualche volta soltanto ad annuire o a scuotere la testa in senso negativo, e poi a starsene ferma, in silenzio, lasciando agli altri ogni iniziativa. Però la sua presenza per me è già più che sufficiente, e sono convinto che esista una specie di similitudine tra noi due, una base comune che anche se non si manifesta in fatti del tutto concreti, sicuramente ad ambedue ci fa sentire meglio, come per una sincera comprensione reciproca, e poi vicini, quasi complici nei nostri comportamenti, pur senza mai dirci niente di particolare che possa dimostrare una particolare solidarietà.

            Lei adesso tira fuori da una tasca un piccolo pinguino di plastica con un anello, forse un portachiavi, e lo muove tra le sue dita mentre probabilmente attende con pazienza che io le dica qualcosa, o almeno che le spieghi il motivo per cui ho detto il suo nome a voce alta, anche se a me, in questo momento, non interessa altro che sapere cosa rappresenti per Marta quel piccolo animale di plastica che tiene tra le mani, quasi come potessi sentirmi geloso di un oggetto del genere. <<Che cos’è?>>, le chiedo; e lei pur restando praticamente immobile dove si trova, sicuramente sta cercando dentro di sé una spiegazione adeguata alla mia richiesta. <<È un portafortuna>>, mi dice, e poi non pronuncia nessun’altra parola. Osservo le sue mani, poi il pinguino, ed infine mi rendo conto che Marta tiene molto a questo animaletto bianco e nero, forse perché le ricorda qualcuno che le ha fatto questo regalo, oppure le rammenta un momento preciso a cui lei si è affezionata. <<Potresti donarlo a me>>, le spiego adesso con voce bassa. <<Potrebbe essere proprio quell’amuleto di cui sento la mancanza>>. Lei mi guarda in faccia per due secondi, senza cambiare espressione, quindi torna ad osservarmi le scarpe, senza neppure provare a rispondere. Mi volto leggermente, come se non mi interessassi troppo della sua possibile risposta. Forse vorrei sorridere, ma non mi riesce.

            Ci passa vicino una sua compagna di classe: <<Vieni?>>, le dice, forse per aiutarla a liberarsi di me, oppure per smuovere una situazione ai suoi occhi un po' ingessata e antipatica. <<Fra un attimo>>, dice Marta con tutta la sua calma, lasciandomi tirare un sospiro di sollievo. Tra poco so che suonerà la campanella per chiamarci a riprendere posto ognuno dentro al banco della propria classe, e ricominciare così a seguire le lezioni degli insegnanti. Torno ad osservare Marta, e forse mi muovo leggermente verso di lei, mentre sposto il peso del mio corpo da una gamba a quell'altra. Non ho niente con me da mostrare o regalare a lei a mia volta, se anche fossi il tipo di persona che fa cose del genere, così come lei non mi ha mai dato niente di suo da tenere. Vorrei avere molti più anni di quelli che in questo momento mi ritrovo, ed essere anche in grado di dire a questa ragazza qualcosa di veramente incisivo, qualcosa che magari le possa far piacere davvero, come una frase impegnativa per me, una parola adeguata ad una situazione del genere, non saprei, forse persino fare un gesto talmente esplicativo da risultare indelebile per anni, ma adesso ho soltanto un'età scolastica, penso, e in queste condizioni non sono assolutamente in grado di spiegare a nessuno che cosa mi passa davvero dentro la mente. Forse anche perché neppure io lo so. Sento che tra un attimo Marta si volterà e tornerà tra i suoi compagni di classe, oppure salirà i gradini per rientrare da sola dentro l’edificio scolastico, ma lei desidera meravigliarmi, probabilmente: <<Tieni>>, mi dice, mettendomi tra le mani il suo pinguino; poi se ne va davvero.

 

            Bruno Magnolfi

Nessun commento:

Posta un commento