martedì 22 ottobre 2024

Idee assurde.


            <<Un figlio, cosa mai ci può essere di più importante che partorire un figlio?>>. Ogni tanto ripensa a queste parole che ha sentito dire una volta da una sua cara amica, in un momento in cui peraltro non erano neppure rivolte direttamente verso di lei, e adesso sembra quasi che questa frase le sia rimasta scolpita per sempre dentro la memoria, tanto che non riesce più a liberare la mente da una specie di ossessione che le prende ogni volta che i suoi pensieri sfiorano appena questo argomento. <<Monica>>, sembra dirle talvolta il suo stesso specchio quando sta intenta a mettere un po’ di ombretto intorno agli occhi. <<Che cosa importa se devi affrontare dei sacrifici, se devi impegnarti totalmente al servizio di questo compito, ciò che ne deriverà va ben oltre tutte le sciocchezze che ti avvolgono ogni giorno>>. Alle spalle purtroppo lei ha già un divorzio giunto forse troppo presto nella sua vita, ad appena un anno dal matrimonio con Giuseppe, quando aveva poco più di vent’anni, ed in tutto quel lungo periodo seguente, colmo di sdegno per quella storia finita in fretta e così male, le giornate sembrano essere scivolate via senza che nessun uomo abbia mai minimamente attraversato la soglia dei suoi interessi sentimentali. Fortunatamente in tutto questo periodo c’è stato anche la sua occupazione da impiegata comunale a darle da fare e riempirle un po’ la mente, e naturalmente ha sempre avuto qualche vecchia amica ogni tanto a farle un po’ di compagnia, nonostante lo starsene spesso in solitudine non sia mai stato per Monica un problema troppo eccessivo, ma anzi una maniera per acquietare almeno in parte quelle voci che certe volte sembrano mettersi ad urlare tutte assieme dentro sé stessa.

            Le appare ormai completamente inutile pensare ancora una volta a come potrebbero essere andate le cose se solo si fosse comportata in altro modo, se avesse avuto più pazienza, se le sue idee di fondo non avessero sempre richiesto qualcosa di più dai propri comportamenti. <<Devo pensare al mio futuro>>, dice sempre meno spesso al suo specchio, <<magari cercando di correggermi in quel che ho sbagliato, eliminando almeno gli errori più smaccati, ma senza colpevolizzarmi troppo, perché in fondo la mia personalità e il mio carattere non hanno mai permesso un comportamento troppo diverso da quello che ho sempre realmente condotto>>. Nel tempo libero lei tiene estremamente in ordine il suo piccolo appartamento, certe volte impegnando delle intere giornate del sabato o della domenica, oppure anche di qualche giorno festivo, per svolgere delle pulizie di fondo dentro casa sua di tutto quanto quello che le appare davanti agli occhi nelle proprie stanze, certe volte dedicandosi in maniera quasi maniacale in alcune operazioni. Poi le telefona una delle sue amiche, la più costante nel farsi sentire, e le chiede di vedersi, di uscire assieme per andarsene in un cinema o a fare una passeggiata, se il tempo lo permette, e Monica ha sempre quell’immediato scatto negativo, come se fosse stata interrotta durante il compito fondamentale di tutto un periodo, anche se poi riesce a mediare con sé stessa e persino ad accettare l’offerta che le viene riservata.

            <<Perché no>>, finisce col dire dopo aver allungato la conversazione quasi per prendere del tempo, ed alla fine riesce anche ad essere riconoscente con chi è capace di tirarla fuori dagli impegni che spesso avverte come improrogabili, tanto da non essere capace di classificarli come delle semplici fissazioni mentali. Quando poi si trova in compagnia, però, appare subito serena, spiritosa, capace di tenere una conversazione con chiunque, senza rinchiudersi in momenti ombrosi e di silenzio, tanto che nessuno riesce a sostenere che soffra di qualcosa di preciso nei momenti in cui resta da sola. Invece la sua presunta incapacità ad aver messo su una sua famiglia le pesa più di quanto possa sembrare anche a chi la conosce bene, pur restando sempre in grado di mascherare la sua sofferenza persino quando viene intavolato quello stesso argomento, oppure nel momento in cui qualcuno le porge una domanda diretta su quel tema. Monica sorride, poi cerca magari una battuta spiritosa dentro di sé, e così fa scivolare via qualsiasi allusione alla sua solitudine e al suo segreto tormento interiore, quello di non aver mai potuto portare avanti una propria gravidanza. Quello che le manca davvero, rivela solo a sé stessa, non è un rapporto sentimentale con un uomo, di cui potrebbe tranquillamente fare a meno, piuttosto quel figlio che certe volte le appare in sogno come un regalo ai propri desideri.

            Sarebbe disposta ad affrontare persino una gravidanza da sola, se questo fosse davvero possibile, anche se comprende benissimo quanto difficile sia tirare su un bambino in completa solitudine. Certe volte ha pensato persino di avere dei rapporti sessuali con qualcuno proprio a tale scopo, e in seguito, una volta confermato l’inizio della maternità, azzerare ogni contatto con il padre del nascituro, evitando persino di fargli sapere quale sia di fatto la vera situazione, oppure accampando nello stesso periodo di tempo anche una ulteriore relazione. L’argomento però appare complicato, lo sa benissimo, e forse la soluzione giusta non è esattamente quella che ha cercato di mettere assieme fino adesso.

 

            Bruno Magnolfi

 

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