<<Un
figlio, cosa mai ci può essere di più importante che partorire un figlio?>>.
Ogni tanto ripensa a queste parole che ha sentito dire una volta da una sua cara
amica, in un momento in cui peraltro non erano neppure rivolte direttamente verso
di lei, e adesso sembra quasi che questa frase le sia rimasta scolpita per
sempre dentro la memoria, tanto che non riesce più a liberare la mente da una
specie di ossessione che le prende ogni volta che i suoi pensieri sfiorano
appena questo argomento. <<Monica>>, sembra dirle talvolta il suo
stesso specchio quando sta intenta a mettere un po’ di ombretto intorno agli
occhi. <<Che cosa importa se devi affrontare dei sacrifici, se devi impegnarti
totalmente al servizio di questo compito, ciò che ne deriverà va ben oltre
tutte le sciocchezze che ti avvolgono ogni giorno>>. Alle spalle purtroppo
lei ha già un divorzio giunto forse troppo presto nella sua vita, ad appena un
anno dal matrimonio con Giuseppe, quando aveva poco più di vent’anni, ed in
tutto quel lungo periodo seguente, colmo di sdegno per quella storia finita in
fretta e così male, le giornate sembrano essere scivolate via senza che nessun
uomo abbia mai minimamente attraversato la soglia dei suoi interessi
sentimentali. Fortunatamente in tutto questo periodo c’è stato anche la sua
occupazione da impiegata comunale a darle da fare e riempirle un po’ la mente, e
naturalmente ha sempre avuto qualche vecchia amica ogni tanto a farle un po’ di
compagnia, nonostante lo starsene spesso in solitudine non sia mai stato per
Monica un problema troppo eccessivo, ma anzi una maniera per acquietare almeno
in parte quelle voci che certe volte sembrano mettersi ad urlare tutte assieme
dentro sé stessa.
Le
appare ormai completamente inutile pensare ancora una volta a come potrebbero
essere andate le cose se solo si fosse comportata in altro modo, se avesse
avuto più pazienza, se le sue idee di fondo non avessero sempre richiesto
qualcosa di più dai propri comportamenti. <<Devo pensare al mio futuro>>,
dice sempre meno spesso al suo specchio, <<magari cercando di correggermi
in quel che ho sbagliato, eliminando almeno gli errori più smaccati, ma senza
colpevolizzarmi troppo, perché in fondo la mia personalità e il mio carattere
non hanno mai permesso un comportamento troppo diverso da quello che ho sempre realmente
condotto>>. Nel tempo libero lei tiene estremamente in ordine il suo
piccolo appartamento, certe volte impegnando delle intere giornate del sabato o
della domenica, oppure anche di qualche giorno festivo, per svolgere delle
pulizie di fondo dentro casa sua di tutto quanto quello che le appare davanti
agli occhi nelle proprie stanze, certe volte dedicandosi in maniera quasi
maniacale in alcune operazioni. Poi le telefona una delle sue amiche, la più
costante nel farsi sentire, e le chiede di vedersi, di uscire assieme per
andarsene in un cinema o a fare una passeggiata, se il tempo lo permette, e Monica
ha sempre quell’immediato scatto negativo, come se fosse stata interrotta
durante il compito fondamentale di tutto un periodo, anche se poi riesce a
mediare con sé stessa e persino ad accettare l’offerta che le viene riservata.
<<Perché
no>>, finisce col dire dopo aver allungato la conversazione quasi per
prendere del tempo, ed alla fine riesce anche ad essere riconoscente con chi è
capace di tirarla fuori dagli impegni che spesso avverte come improrogabili, tanto
da non essere capace di classificarli come delle semplici fissazioni mentali. Quando
poi si trova in compagnia, però, appare subito serena, spiritosa, capace di
tenere una conversazione con chiunque, senza rinchiudersi in momenti ombrosi e
di silenzio, tanto che nessuno riesce a sostenere che soffra di qualcosa di
preciso nei momenti in cui resta da sola. Invece la sua presunta incapacità ad
aver messo su una sua famiglia le pesa più di quanto possa sembrare anche a chi
la conosce bene, pur restando sempre in grado di mascherare la sua sofferenza persino
quando viene intavolato quello stesso argomento, oppure nel momento in cui
qualcuno le porge una domanda diretta su quel tema. Monica sorride, poi cerca
magari una battuta spiritosa dentro di sé, e così fa scivolare via qualsiasi
allusione alla sua solitudine e al suo segreto tormento interiore, quello di non
aver mai potuto portare avanti una propria gravidanza. Quello che le manca
davvero, rivela solo a sé stessa, non è un rapporto sentimentale con un uomo,
di cui potrebbe tranquillamente fare a meno, piuttosto quel figlio che certe
volte le appare in sogno come un regalo ai propri desideri.
Sarebbe
disposta ad affrontare persino una gravidanza da sola, se questo fosse davvero possibile,
anche se comprende benissimo quanto difficile sia tirare su un bambino in
completa solitudine. Certe volte ha pensato persino di avere dei rapporti
sessuali con qualcuno proprio a tale scopo, e in seguito, una volta confermato
l’inizio della maternità, azzerare ogni contatto con il padre del nascituro,
evitando persino di fargli sapere quale sia di fatto la vera situazione, oppure
accampando nello stesso periodo di tempo anche una ulteriore relazione. L’argomento
però appare complicato, lo sa benissimo, e forse la soluzione giusta non è
esattamente quella che ha cercato di mettere assieme fino adesso.
Bruno
Magnolfi
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